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La mia opinione sulla delibera #AGCOM

Il Secolo XIX mi ha chiesto un breve editoriale sulla famigerata delibera AGCOM che limita il diritto d’espressione online in Italia, appena approvata.

Internet e il digitale da alcuni anni stanno rivoluzionando il modo in cui noi utenti consumiamo i media, e con essi articoli di giornale, musica, film o libri. Un cambiamento epocale, in cui le notizie ti seguono ovunque, una collezione musicale intera si porta in tasca, i libri si possono acquistare in qualsiasi momento e cominciare a leggere in 60 secondi. In questo scenario la normativa sul diritto d’autore ha accumulato ritardi considerevoli, generando forti pressioni dell’industria sul legislatore.

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Genova – Internet e il digitale da alcuni anni stanno rivoluzionando il modo in cui noi utenti consumiamo i media, e con essi articoli di giornale, musica, film o libri. Un cambiamento epocale, in cui le notizie ti seguono ovunque, una collezione musicale intera si porta in tasca, i libri si possono acquistare in qualsiasi momento e cominciare a leggere in 60 secondi. In questo scenario la normativa sul diritto d’autore ha accumulato ritardi considerevoli, generando forti pressioni dell’industria sul legislatore.

La bozza di delibera Agcom è una pericolosa scorciatoia, non giustificabile dai tempi biblici della giustizia ordinaria. Per tutelare i produttori di contenuti, la delibera non si preoccupa degli effetti devastanti sulla libertà di espressione. Per quanto importante sia tutelare gli interessi economici degli editori, questi non possono mettere in discussione il diritto dei cittadini a formarsi un’opinione, partecipando al dibattito pubblico online, ad esempio con un blog.

Ciò non significa, per altro, che la rete sia un mondo a parte, senza tutele: lo testimoniano la causa tra YouTube/Google e Mediaset o le centinaia di querele per diffamazione mosse da un commento su Facebook o da un’opinione espressa su un blog. Come se ne esce? Dalle major della musica, per prime trasformate dagli mp3, tutta l’industria dei media è tenuta a ripensare i propri modelli di business e a concertare con tutti i portatori di interessi un’evoluzione del diritto d’autore che sia al passo con l’evoluzione tecnologica. La legge non ammette ignoranza, è vero, ma non è accettabile in una moderna democrazia che il legislatore e le autorità delegate si esprimano su un fenomeno senza conoscerlo, praticarlo e comprenderlo.

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