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17 finestre sul futuro che ci attende, da Il cerchio di Dave Eggers

Jeff Bezos lo dice spesso: si impara più dalla narrativa che dalla saggistica. Un fondo di verità c’è e lo dimostra un romanzo ambientato in un futuro in cui internet non solo si respira come l’aria, ma in cui i social network sono integrati nella nostra vita, fino alle estreme conseguenze. Leggendo Il cerchio di Dave Eggers vieni trascinato in questo mondo. All’inizio sorridi, poi più leggi e più il tutto diventa inquietante, se non proprio verosimile. Vuoi un assaggio? Ho raccolto 17 passaggi che mi hanno colpito e che ti propongo a seguire. Buona lettura!

cerchio

«Meglio essere ai piedi di una scala di cui vuoi raggiungere la cima che a metà di una scala sulla quale non vuoi arrampicarti, giusto? Una scala di merda per teste di cazzo?»

«Oggi i divi del cinema implorano la gente di seguire i feed che postano su Zing. Inviano messaggi supplichevoli chiedendo a tutti di sorridergli. E porca puttana, le mailing list! Sono tutti diventati portalettere di spazzatura! Sai come passo un’ora al giorno? Pensando a come cancellare l’iscrizione a qualche mailing list senza urtare i sentimenti di nessuno.

«È un altro in senso buono» disse Mae. «È diventato migliore in mille modi, e te li posso elencare. Ma se tu non socializzi non posso farci niente. Volevo dire che il tuo bisogno di socializzare è così scarso…» «Non è che non socializzo. Io sono abbastanza socievole. Ma gli strumenti che create voi in realtà producono bisogni di socialità innaturalmente estremi. Nessuno ha davvero bisogno del numero di contatti che fornite voi. Non porta a nessun miglioramento. Non è nutriente. È come le merendine.

Sai come le studiano? Determinano con scientifica precisione di quanto sale e quanti grassi hanno bisogno per farti continuare a mangiare. Tu non hai fame, non senti il bisogno di mangiare, quello che hai davanti non ti stuzzica, ma continui a mangiare queste calorie vuote. Ecco quello che spacciate voi. La stessa cosa. Un numero incalcolabile di calorie vuote, il loro equivalente digitale e sociale.

E le calibrate in modo tale da rendere altrettanto dipendenti i loro consumatori.» «Oh, Gesù.» «Hai presente quando finisci un sacchetto di patatine e ti vorresti prendere a schiaffi? Sai che non hai fatto nulla di buono per te stesso. È la medesima sensazione, e tu lo sai, che si prova dopo una sbornia digitale. Ti senti vuoto, sprecato e diminuito.»

Ti misura il pH del sudore, in modo che tu sappia quando hai bisogno d’idratarti con acqua alcalina. Rileva la tua postura, in modo che tu sappia quando devi cambiare posizione. L’ossigeno nel sangue e nei tessuti, il conteggio dei globuli rossi e cose come il numero dei passi. Come sai, i medici raccomandano di fare circa diecimila passi al giorno, e questo ti mostrerà di quanto ti avvicini. Anzi, comincia a passeggiare in questa stanza.»

«Ma come identifichi tutti questi uccelli?» «Ho una piccola guida. È solo una cosa che mi aveva regalato il mio ex. È una piccola guida pieghevole della fauna locale.» «Allora, è un semplice opuscolo o qualcosa del genere?» «Sì, cioè, è impermeabile e…» Josiah emise un sospirone. «Mi dispiace» disse Mae. Josiah alzò gli occhi al cielo. «No, cioè, questo è secondario, ma il problema della carta è che ogni comunicazione muore con lei. Non ha alcuna chance di continuità. Tu guardi la tua brochure, e finisce lì. Finisce con te. Come se tu fossi l’unica che importa. Ma pensa se tu stessi documentando.

E così, per l’intero autunno, con un pizzico di teatralità – la tirarono in lungo più del necessario, perché a contarli avevano impiegato solo tre settimane – finalmente rivelarono il numero dei granelli di sabbia del Sahara, un numero che era comicamente grande e che, lì per lì, non ebbe un particolare significato per nessuno, oltre al riconoscimento che al Cerchio si mantenevano le promesse. Quelli le cose le facevano sul serio, con

«Ecco il problema, e mi addolora dirtelo. Ma non sei più molto interessante. Passi dodici ore al giorno seduta a una scrivania e non hai niente da mostrare all’infuori di qualche numero che non esiste o che tra una settimana nessuno ricorderà. Non lasci nessuna traccia della tua esistenza. Non c’è nessuna prova.»

«Sai cosa penso, Mae? Penso che stare dietro a quella scrivania in qualche modo ti faccia credere, tra un frown e uno smile, che quella che fai è proprio una vita affascinante. Tu scrivi commenti sulle cose invece di farle. Guardi delle foto del Nepal, clicchi sul pulsante degli smile, e credi che sia come andarci. Cioè, che succederebbe se ci andassi sul serio? I tuoi rating di CircleJerk o che cazzo scenderebbero sotto un livello accettabile? Mae, ti rendi conto che sei diventata incredibilmente noiosa?

Se gay e le lesbiche facessero pubblicamente tutti insieme coming out. Allora chiunque li sta perseguitando e tutti coloro che tacitamente appoggiano questa persecuzione si renderebbero conto che perseguitarli vorrebbe dire perseguitare almeno il 10 per cento della popolazione, compresi figli, figlie, vicini e amici, e persino i loro genitori. Diventerebbe insostenibile di colpo. Ma la persecuzione dei gay, o di ogni minoranza, è resa possibile unicamente dal segreto.»

«Mae, sono molto contento che tu la metta così. Come sai, è il Cerchio stesso che sta cercando di diventare completo. Stiamo cercando, qui al Cerchio, di chiudere il cerchio.»

«Okay, alla fine andrà in uno di questi due modi. Primo, ci renderemo conto che il comportamento di cui stiamo parlando, qualunque sia, è talmente diffuso e innocuo che non ha bisogno di restare segreto. Se noi lo demistifichiamo, se ammettiamo che è una cosa che facciamo tutti, perderà il suo potere di scandalizzare. Ci spostiamo verso l’onestà e ci allontaniamo dalla vergogna. Oppure, secondariamente, e meglio ancora, se noi tutti, come società, decidiamo che è un comportamento che preferiremmo non tenere, il fatto che ognuno sappia, o possa sapere chi lo tiene, impedirà a quel comportamento di essere tenuto.

«Mae, saremmo finalmente costretti a essere la versione migliore di noi stessi. E credo che la gente tirerebbe un respiro di sollievo. Ci sarebbe una fantastica sensazione globale di sollievo. Finalmente, finalmente possiamo essere buoni. In un mondo dove le brutte strade non sono più un’opzione, non abbiamo altra scelta che essere buoni. Te l’immagini?»

Solo le bugie ci mettono nei guai. Solo le cose che nascondiamo. Ma certo, lo sapevo che eri stata qui. Ammetterai che ho un certo intuito! Però m’incuriosiva che tu me lo nascondessi. Mi ha fatto sentire lontano da te. Un segreto tra due amici, Mae, è un oceano. È largo e profondo, e in quell’immensità noi ci perdiamo. E ora che conosco il tuo segreto, ti senti meglio o peggio?»

lei aveva capito cos’era lo strappo e come ricucirlo. Lo strappo era non sapere. Non sapere chi l’avrebbe amata e per quanto tempo. Lo strappo era la follia di non sapere: non sapere chi era Kalden, non conoscere la mente di Mercer, la mente di Annie, i suoi piani. Mercer si sarebbe potuto salvare – si sarebbe salvato – se avesse fatto conoscere la sua mente, se avesse permesso a Mae, e al resto del mondo, di entrare. Era il non sapere il seme della follia, della solitudine, del sospetto, della paura. Ma c’erano dei sistemi per risolvere tutto questo.

«La maggior parte della gente è così. La maggior parte della gente darebbe tutto ciò che sa, darebbe tutte le persone che conosce… darebbe qualunque cosa pur di sapere che è stata vista e riconosciuta, e che potrebbe persino essere ricordata. Sappiamo tutti che moriremo. Sappiamo tutti che il mondo è troppo grande perché si possa essere significativi. Così, non abbiamo altro che la speranza di essere visti o sentiti, anche solo per un momento.»

Il cerchio

Published in Formazione permanente Web & Tech

2 Comments

  1. grazie del suggerimento!

  2. Trvsco Trvsco

    Questo estratto mi ha davvero intrigato. Prossimo acquisto su Kindle. Ciao Luca!

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