Skip to content →

L’etica del giornalismo nell’era della post-verità

Il dibattito delle ultime settimane sull’era della post-verità mi fa sorridere. Molti hanno scoperto che l’informazione ha un serio problema di etica. Un po’ di esperienza e un po’ di memoria – avere un blog da 14 anni aiuta indubbiamente – dovrebbero farci capire che il problema esisteva prima dell’avvento dei social media e della democratizzazione dei media.

informazione manipolata

10 anni fa in questi giorni scrivevo della poca etica di Studio Aperto, telegiornale Mediaset:

Negli ultimi due giorni mi sono imbattuto in due casi di dubbia professionalità, entrambi su reti Mediaset. Su Studio Aperto, giusto prima di Natale, un servizio dedicato ai consigli per la scelta degli ultimi regali, termina con la descrizione della carta Mediaset Premium per la pay tv digitale terrestre e l’invito a fare acquisti comodamente da casa con MediaShopping, canale dedicato allo shopping. E’ stata spacciata informazione per una bieca promozione di due servizi del gruppo Mediaset al quale Italia 1 e Studio Aperto appartengono.

A 10 anni di distanza ciò che è cambiato è la facilità con cui l’opinione pubblica viene influenzata direttamente e indirettamente dalla manipolazione dell’informazione online, per scopi non necessariamente commerciali, ma anche politici.

Ha ragione Luca De Biase, ormai da molto tempo, a cercare di indirizzare il dibattito sulla metodologia con cui produrre l’informazione. Un metodo che può contribuire ad alzare la qualità. Se si parla di medicina “evidence based” e di economia basata sui fatti, produrre una informazione “evidence based” non dovrebbe essere poi così difficile. Basterebbe volerlo e, dal lato dei cittadini, chiederlo e pretenderlo.

Published in Media & Social media