Un pezzo fondato su dichiarazioni di Gianfranco Bologna
‘Il bene acqua, fondamentale per la vita sulla Terra, e a rischio per quantità, qualità e disponibilità. I segni di una crisi imminente ci sono tutti perché i fenomeni che mettono a rischio il ciclo idrico aumentano e non si sta facendo nulla per modificare queste tendenze, mentre la scarsità dell’acqua diventa sempre più motivo di conflitto sociale, economico e tra gli Stati”. Questo è l’allarme lanciato da Gianfranco Bologna, segretario aggiunto del WWF Italia, in occasione della Giornata mondiale sull’Acqua. Il dramma dell’acqua si dimostra il segnale più preoccupante dell’incapacità della politica, a livello mondiale, di affrontare i veri problemi del Pianeta. Nonostante la produzione di rapporti internazionali sui vari e gravi temi che incombono sulla salute dei sistemi naturali della Terra e su quella dei suoi abitanti, non si riescono ancora ad attuare le misure di cui tutti riconoscono la necessità e l’urgenza. Il rapporto ONU ‘Water for People Water for Life’, recentemente presentato in occasione dell’Anno internazionale sull’acqua, evidenzia i gravi problemi che l’intervento umano ha provocato con l’errata gestione delle risorse idriche del pianeta. Secondo Bologna, indagando le cause principali del dramma dell’acqua, notevoli responsabilità ricadono sull’aumento della popolazione umana e sui mutamenti climatici. L’ultima revisione delle proiezioni demografiche ONU (febbraio 2003) sostiene infatti che, secondo la stima mediana, nel 2050 la popolazione dovrebbe passare da 6,3 miliardi attuali a 8,9 miliardi di persone, con il conseguente sovrasfruttamento e inquinamento delle falde idriche per l’agricoltura, per l’industria e per gli scopi domestici. Gli scenari sull’evoluzione del clima, già in corso e futuri (Rapporto IPCC del 2001), prevedono ulteriori modificazioni nei regimi e nelle intensità delle piogge in molte zone del mondo, con incremento del numero di persone affette dai disastri climatici e dall’incremento dei danni economici ad essi correlati. In Italia la disponibilità teorica delle risorse idriche rinnovabili è stimata in 164 milioni di metri cubi di acqua, 2.700 litri a testa; quelle realmente disponibili sono però 52 milioni di metri cubi, a causa delle difficoltà di captazione e dello stato delle infrastrutture della rete idrica, problemi questi vissuti anche dalle Marche. Molta acqua viene usata, e sprecata, per l’agricoltura e l’industria, mentre i cambiamenti climatici e il processo di desertificazione in atto in alcune Regioni del Sud (Sicilia, Sardegna, Puglia, Basilicata) rendono i rischi di una ‘battaglia per l’acqua’ nel nostro Paese tutt’altro che remoti. L’Anno internazionale dell’Acqua sarà cruciale anche per l’applicazione della Direttiva Quadro in materia di acque dell’Unione Europea, che prevede la pianificazione della gestione della risorsa acqua, affinché venga garantito un razionale utilizzo per le differenti attività umane. Gianfranco Bologna boccia il Forum sull’Acqua di Kyoto come un ulteriore fallimento degli obiettivi della cooperazione globale, nuova occasione mancata dopo l’insuccesso del Summit della Terra di Johannesburg. Il rischio concreto è che si emarginino sempre più i paesi poveri e che non si tengano in considerazione i diritti delle generazioni future e delle altre specie viventi. L’approccio registrato per la risoluzione di questi problemi resta legato alla costruzione delle grandi dighe per lo sfruttamento delle risorse idriche e non alla gestione ecologica dei corsi d’acqua. L’Italia può fare la sua parte per invertire la rotta, a cominciare dalla riduzione dei consumi (l’Italia ha un prelievo pro-capite annuo di 980 metri cubi contro i 647 della Francia e i 719 della Germania) e dalla depurazione delle acque che, secondo il “Rapporto OCSE sulle performance ambientali”, nel nostro paese è ferma al 63%.