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Blog e siti per l’informazione indipendente, puro volontariato?

La mia esperienza personale mi ha portato a conoscere vari casi di blogging semiprofessionale, nanopublishing incluso, e casi di giornalismo online puro.

Per quanto riguarda la prima categoria, indubbiamente i tentativi in campo sono molteplici. C’è chi ha inserito gli annunci di Google AdSense, nel proprio blog semiprofessionale, e chi ha fondato veri e propri network di blog specializzati per fare informazione e sostenersi con la pubblicità. Al momento non conosco nessuno che possa dire di guadagnare. Senz’altro ci sono molti di questi che incassano centinaia di dollari al mese con la pubblicità contestuale di Google ma nessuno di quelli che conosco ha lasciato il proprio lavoro principale per dedicarsi solo al web.

Per quanto riguarda l’informazione online pura ho conosciuto l’ANSO e molti suoi associati. Ho conosciuto da vicino anche altri gestori di siti d’informazione generalista che usano Google AdSense e altre concessionarie di pubblicità. Molti di questi hanno fatturati di tutto rispetto ma nessuno di questi, e sono tanti, vivrebbe solo con la pubblicità del proprio giornale.

In poche parole tutti questi soggetti vorrebbero fare del giornalismo online la propria fonte di reddito principale, ma le condizioni del mercato pubblicitario non glielo consentono. Quindi hanno altre attività a latere dell’online che gli permettono di arrivare a fine mese.

A questo punto la risposta alla domanda potrebbe essere scontata: fanno tutti volontariato. In realtà non è così. Molti di loro stanno investendo sul mercato di domani, con sacrifici e scommesse che solo il tempo dirà se vincenti o meno. La pubblicità online cresce a tutta velocità oltre oceano e piano piano quest’onda lunga arriverà anche in Europa e in Italia. Con il tempo il pubblico dell’informazione sul web crescerà e diventerà così interessante da attirare gli investimenti degli inserzionisti. Non per semplici banner ma forme di informazione pubblicitaria più sofisticata e redditizia, pay per call compreso.

Chi sarà online in quel momento, con un sito credibile, autorevole e una buona base di lettori, sicuramente potrà godere di questo cambiamento di percezione sugli investimenti per il web. Non sarà domani, non sarà presto, non sarà facile, ma se un giornale come Repubblica investe così tanto sul web (e non è il solo), qualche calcolo se lo saranno fatti, no? Repubblica è un caso italiano. All’estero i grandi gruppi, New York Times, Usa Today e altri hanno unificato le redazioni web con quelle del giornale. Il web è diventato un pilastro per l’informazione durante la giornata, insostituibile per milioni di persone.

Concludendo, l’informazione online può essere redditizia. Probabilmente in Italia oggi non lo è, ma tra non molto lo sarà. Chi vuole tutto e subito si rivolga altrove. Chi crede nel web, stringa i denti e prima o poi, speriamo presto, verrà valorizzato per le proprie qualità.

Published in Media & Social media Varie