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I giornali chiudono, il giornalismo resta

Ogni tanto riaffiora la discussione se e quando i giornali scompariranno. Una discussione tutto sommato inutile, perché se i giornali sono in forte crisi, basta guardare i bilanci degli editori per rendersene conto, non è certo diminuito il consumo di informazione.

Ciò che sta cambiando è la forma in cui le notizie vengono consumato e, soprattutto dal mio punto di vista, il rapporto tra lettore e giornalista. Emblematica in tal senso la storia che vede protagonista Ana Marie Cox, salita alla ribalta del giornalismo americano per il successo del suo lavoro al blog Wonkette.

Ana Marie Cox si è trovata spiazzata dalla chiusura di Radar Magazine, il periodico che l’aveva accreditata per coprire le elezioni presidenziali USA ormai alle porte e soprattutto che le pagava le spese della trasferta. Rimasta scoperta, la giornalista non si è persa d’animo e sul suo blog personale ha chiesto ai lettori di contribuire personalmente alla copertura delle spese in cambio di qualche attenzione particolare.

In un giorno è riuscita a raccogliere già 2500 dollari da donazioni dei suoi affezionati lettori. Non è certo questa la soluzione ai problemi dei giornali americani, ma è indicativo di come un rapporto diretto e leale tra giornalista e lettore può portare a comportamenti inaspettati.

Neanche a dirlo, la storia mi è apparsa da un contatto su Friendfeed, il modo più coinvolgente e divertente di informarsi, purché si sappia selezionare le proprie fonti adeguatamente.

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