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I social network in Cina

Quel che segue è un articolo scritto da Gianluigi Negro, giovane esperto di Cina e Web 2.0. Ho il piacere di ospitare un suo intervento, che continua poi nel suo blog personale.

Uno dei fenomeni che ha di più interessato le dinamiche del Web mondiale è stato certamente il proliferare dei Social Network, e la RPC, i cittadini in particolar modo, si è dimostrata sempre molto vicina agli sviluppi più innovativi di Internet e del Web 2.0.
Alcuni cenni sullo stato di Internet in Cina e la difficoltà degli operatori stranieri
In virtù dei suoi 338 milioni di utenti, il mercato cinese è sicuramente il più appetibile a livello mondiale, a prescindere dalla realtà dei Social Network. La RPC detiene il primato in numero di utenza ma anche un tasso di penetrazione internet pari al 25,5% (la media mondiale si attesta al 21,9%). Tali dati sembrano destinati a crescere ulteriormente se si considera che le stime del 2009 prevedono un incremento del 49%.
 Eppure, la maggior parte delle grandi aziende straniere, quali Mysapce, Facebook, Friendster e Linkedin, pur vantando un notevole successo in Europa e negli Stati Uniti, riscontra non poche difficoltà ad inserirsi nel mercato cinese. Tale fenomeno è frutto di una serie di fattori, su tutti sono da evidenziare il ruolo della censura e quello della lingua, vera e propria barriera per gran parte degli operatori che intendono penetrare nel mercato Cinese.
Il fenomeno dei Social Network in Cina è di estrema rilevanza anche in virtù delle caratteristiche dell’utenza media, basti pensare che il 66,7% di essa è composta da ragazzi con un’età inferiore a 29 anni, inoltre il 35,2% di essa è rappresentata da adolescenti che si servono della Rete per usufruire di programmi di messaggeria istantanea.
Il problema degli operatori stranieri non si limita alla mancata (o incorretta) traduzione linguistica del servizio in lingua cinese, ma si associa anche a strategie di mercato non del tutto convincenti. In tal senso è emblematico l’insuccesso di Facebook il quale non solo non dispone di una traduzione in cinese valida e compatibile con le esigenze dell’utenza, in particolare la fascia più giovane, ma si è anche dimostrato incapace di operare in maniera diretta e rapida in Cina. Nel mercato dei social network cinesi l’attività del WOM (Word of Mouth) da sola non basta in quanto necessita di essere associata ad un’opera di promozione in cui ci sia la possibilità di esporsi, innescando così il concetto di fiducia particolarmente rilevante, soprattutto nei campus universitari, luoghi, questi, mai battuti da campagne promozionali di aziende web occidentali. Si spiega così il gioco di parole secondo cui Facebook sia stato rinominato???? feisibuke (destinato alla morte).
Prima di adottare una qualsiasi strategia di ingresso nel mercato cinese, bisogna inoltre considerare in maniera accurata anche la realtà della censura. Nessuna azienda autoctona, ma soprattutto straniera,  può assolutamente prescindere dell’attenersi a tutte le azioni conformi al contesto giuridico della RPC e secondo il quale sono gli stessi ISP ad essere responsabili della pubblicazione di contenuti in contrasto con le leggi e le regole della Costituzione della RPC. Un’azienda straniera, un servizio internet in particolare, per operare in Cina dovrà pertanto attenersi quanto più possibile ad azioni quali servire il popolo, il socialismo, seguire le linee guida dei media e sostenere l’interesse nazionale e pubblico.
Un ultimo ostacolo per i social network occidentali è rappresentato dal notevole rischio di essere imitati. Prendendo sempre come riferimento Facebook si può notare infatti come Xiaonei sia sostanzialmente un clone sia nei contenuti che nella veste grafica.

Continua sul blog di Gianluigi Negro…

Published in Web & Tech