Organizzare un press tour diplomatico/militare come quello che US NATO ha realizzato la scorsa settimana in Afghanistan e che mi ha visto coinvolto, non è impresa facile. La preparazione dei documenti ha richiesto il suo tempo, tra liberatorie varie, visto per l’ingresso nel paese, documenti media per l’ingresso nel quartier generale ISAF e nel campo militare di Kandahar, assicurazione sanitaria e altro che certamente ora mi dimentico.
Ciò ancora più impegnativo è il coordinamento sul campo degli spostamenti, dei militari/diplomatici da incontrare, delle visite ai progetti di sviluppo da inserire nel programma, dei voli interni da prenotare e dell’aggiornamento e del rapporto in tempo reale con tutti gli attori protagonisti a vario titolo del press tour. Solo per citare alcune figure, potrei classificarli come: autisti dei veicoli blindati in giro per Kabul, militari scorta all’interno del quartier generale ISAF, funzionari/militari interni a ISAF, ambasciatori/portavoce/generali ISAF, personale responsabile dei collegamenti interni in elicottero/aereo dall’aeroporto privato dell’ambasciata USA a Kabul e nei campi militari, responsabili dei progetti USAID, responsabili a vario titolo dei progetti nei PRT (Provincial Reconstruction Team), militari, formatori, interpreti, afgani impiegati nei progetti di sviluppo USAID, consulenti/contractor di progetti USAID, personale dell’ambasciata USA a Kabul.
In cinque giorni in Afghanistan abbiamo fatto tre voli in elicottero e due voli in aereo, girato per Kabul non so quante volte con veicoli blindati, conosciuto decine di persone coinvolte in progetti di sviluppo USAID, conosciuto militari, diplomatici ISAF/NATO/USA.
Non sono come siano organizzate le altre ambasciate, ma per quel che ho visto, posso dire che gli amici dell’ambasciata USA a Kabul non impazziscono nell’organizzare tutto ciò solo per una ragione: dovunque si trovino, in qualsiasi momento, sono in grado di comunicare con tutti i soggetti ovunque dispersi grazie ad un BlackBerry. Aggiornare il programma, verificare un cambio di percorso, chiedere una intervista, rimodulare l’agenda in base ai cambiamenti dell’ultim’ora resta impegnativo, ma è fattibile.
Un vero e proprio ufficio mobile diplomatico che BlackBerry dovrebbe usare come testimonial per la propria pubblicità. Il mix di tastiera fisica, invio e ricezione costante delle email e l’affidabilità dell’hardware in condizioni di stress ambientale, fanno la differenza.
Con questo post colgo l’occasione per ringraziare tutto il personale diplomatico e militare che con il suo sforzo ha reso questa esperienza indimenticabile, a partire da Sheryl e Jennifer.