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Delle relazioni e dell’amicizia

 

I social network rendono facile, a distanza di un click l’invio di una richiesta di amicizia o di contatto tra persone, anche sconosciute. Le piattaforme in genere non pongono barriere, se non in un secondo momento nel caso in cui l’utente venga segnalato per abusi. La conseguenza è un fiorire di richieste alle quali diventa necessario rispondere con criterio, pena il caos.

Quali regole darsi per accettare tali richieste? Le stesse regole valgono per tutti i social network? Quali sono le conseguenze nell’uso della piattaforma? Il valore nel loro utilizzo sale o scende? Da osservatore professionale del fenomeno mi sono spesso posto questo domande. Per confrontare le mie opinioni con le tue, ho pensato di condividere le risposte a queste domande per i social network a cui sono iscritto e che più utilizzo.

Facebook

Dalla primissima fase in cui per chiedere l’amicizia ad un altro utente dovevi specificare in quale ambito l’avevi conosciuto, Facebook oggi non pone restrizioni alle richieste, a meno di superare determinate soglie o di essere segnalati per abuso. Gli inviti ad aggiungere contatti arrivano invece costantemente, con suggerimenti continui da parte di Facebook stesso.

Dall’inizio nel giugno del 2007 a oggi ho cambiato idea più volte su come rispondere, ma grazie a nuovi strumenti introdotti dal network, sono giunto all’idea che non è bene accettare richieste da persone completamente sconosciute, o che conoscono te senza che tu conosca loro. Seguendole, i loro contenuti finiscono sulla tua homepage e, per quanto tu possa nascondere singoli contenuti o persone, per Facebook sono tutti tuoi amici. Ciò di fatto impedisce, al di là di un po’ di serendipity che fa solo bene, di tenere il rumore sotto un livello ragionevole, generando insoddisfazione nel seguire gli amici.

La regola che mi son dato quindi è avere amici con un minimo di interessi comuni. Se questi non interagiscono mai con ciò che scrivi e gran parte dei loro contenuti non ti interessano, non hanno niente che li possa definire amici. Se a loro interessa seguire te, puoi invitarli ad abbonarsi ai tuoi aggiornamenti pubblici, così da decidere tu cosa mantenere privato e cosa accessibile a tutti.

Linkedin

Linkedin è uno strumento di lavoro e serve a consolidare contatti professionali in chiave business, insieme alla possibilità di essere presentati ad altre persone attraverso i nodi della tua rete. Se i legami di primo livello sono con persone che mai hai visto o conosciuto, quale livello di interesse o fiducia potranno queste avere nel momento in cui dovessi chiedere loro di presentarti ad un altro loro contatto? Probabilmente sotto il minimo sufficiente a motivarli.

La mia regola è quindi più restrittiva di Facebook. Se non ci siamo mai incontrati, neanche ad un evento, e non c’è un invito a connettersi nell’ottica di fare qualcosa di preciso insieme, la richiesta viene ignorata. L’unica eccezione viene da persone che occupano ruoli in aziende con cui può tornare utile un contatto da sviluppare per potenziali progetti insieme. In questo caso posso accettare un contatto, in deroga a quanto sopra.

Goodreads

Per i social network ludici non ho nessuna preclusione a legarmi a sconosciuti. Chi ne approfitta per azioni di spam viene eliminato, gli altri possono favorire la serendipity,come nel caso dei libri e di Goodreads.

Twitter

Dal mio punto di vista Twitter rientra più nella sfera media che in quella di network, quindi il ragionamento è per forza diverso. Si segue qualcuno perchè ti interessa ciò che scrive e non perchè vorresti che ti seguisse anche lui. Le relazioni non sono biunivoche come su Facebook e qui sta il bello di Twitter. Seguo chi voglio, senza autorizzazione da confermare, e mi segue chi è interessato a ciò che scrivo. Non c’è da dispiacersi se chi segui non ti segue, perchè è la piattaforma a funzionare in questo modo.

La mia regola quindi è seguire chi pubblica con alta frequenza contenuti che mi interessano, così da massimizzare il segnale e ridurre il rumore. Se un utente seguito perde segnale e scende sotto una certa soglia, non ho problemi di tanto in tanto a non seguirlo più, a favore di altri. Non fare attenzione a chi si segue e seguire tutti quelli che ci seguono non funziona oltre certi numeri, a meno di non avere interessi o averne infiniti di pari livello.

Google+

Pur diverso da Twitter, per me segue la stessa logica. Seguo le persone che pubblicano frequentemente contenuti interessanti e rendo i miei contenuti al 99% pubblici, così che chiunque lo voglia possa seguirli.

Hai mai pensato a come gestire le relazioni personali sui social network? Hai opinioni e regole diverse dalle mie? Sono veramente interessato a conoscerle e ti invito a condividerle qui o sul tuo blog.

Published in Esperienze

8 Comments

  1. Ciao Luca,

    ho di recente riflettuto sullo stesso argomento e ho tratto conclusioni praticamente identiche alle tue. Le ritengo quindi ineccepibili.
    Mi permetto di andare quindi un po oltre il tuo ragionamento, cercando di evitare di aprire parentesi enormi e finire off topic.
    Il problema della gestione delle connessioni e’ intrinseco nella natura e nella definizione stessa del servizio, sulle quali mi interrogavo recentemente con alcuni colleghi.

    Nel dettaglio:

    Facebook e’ un Social Network, cioe’ una rete sociale. Dovrebbe tendenzialmente rispecchiare quella della realta’. Io non saluto e mi metto a parlare dei fatti miei con chiunque per strada. Per condividere fatti della mia vita, devo accettare ed essere accettato nella rete sociale di qualcuno attraverso un determinato processo.

    Linkedin, e’ come Facebook, ma segue le regole della socializzazione professionale. Se mi torni utile ok, altrimenti no! Se ci siamo conosciuti bene, altrimenti no.

    Twitter e’ un micro-blog, definizione forse diventata un po’ retro’. Come dici tu e’ un medium, perche distribusice informazioni, ed e’ social perche lo fa ad una cerchia di persone che in qualche modo sono entrare in contatto col tuo nome in qualche maniera e posso condividere quanto tu dici (al contrario di un giornale di carta).

    L’avvento di nuovi servizi nel tempo ha aiutato a differenziarne l’utilizzo e la rete sociale di riferimento. Per questo inizialmente si aggiungeva chiunque su Facebook, anche perche eravamo abituati a myspace che si utilizzava per conoscere persone nuove.

    Ad ogni modo il succo del discorso e’ che le definizioni di questi servizi sono sempre piu importanti e definire tutti Social Network senza riflettere sul significato diventa fuorviante anche in termini di utilizzo

  2. Luca Conti Luca Conti

    grazie Marcello per il contributo, apprezzo molto

  3. Questo è un argomento sul quale mi sono confrontata con molte persone: ovviamente la differenza più grande si nota tra i social-addicted e quelli che invece partono piuttosto diffidenti. Manco a dirlo, i più attenti e riflessivi sul tema sono tutti quelli che, bene o male, fanno social networking (anche) per lavoro. 

  4. Anonimo Anonimo

    Nel tempo ho iniziato a testare un po’ tutti gli spazi social, a volte con consapevolezza e altre solo per scoprire le potenzialità. 

    Concordo con la necessità di definire una modalità, anche per evitare che la piattaforma prenda il sopravvento e diventi ingestibile.
    Sto elaborando una metodologia da condividere con i colleghi dell’agenzia in cui mi occupo appunto di social e new media… la condividerò appena possibile.

    Chiaramente per il mio utilizzo personale, condivido molto di quello che dici in questo post… solo che in questi anni ho lasciato anche più spazio al caso!! e ora devo riorganizzare e dare maggior valore alle relazioni che ho attive nelle mie presenze social.

    A presto

  5. Nicola Barozzi Nicola Barozzi

    Tutti i SN stanno sviluppando forme sempre più granulari di controllo della pubblicazione dei contenuti. Serve un buon tuning, ripetuto ad intervalli di tempo “ragionevoli”.
    Qui un sistema comodo per gestire con pochi click tutte le permissions: http://mypermissions.org/

  6. Premetto che mi sto avvicinando da poco a Twitter, quindi il mio giudizio è mutabile e da verificare nel tempo, trovo Twitter più “subdolo” di Facebook in quanto, la possibilità di seguire chiunque può dare l’impressione ad un occhio non pratico di poter interagire per esempio con una marea di vip (alcuni davvero imbarazzanti dal numero di tweet giornalieri), ma in realtà twitter serve solo a loro (i vip) per farsi pubblicità. Tu leggi loro ma loro non leggono te (a meno di messaggi diretti e menzioni).
    Facebook è più “onesto” in questo tipo di rapporti poiché prevede almeno il doppio consenso “io chiedo l’amicizia e tu la devi accettare e viceversa”.

    Twitter è ottimo come social network di lettura, difficilmente su questa piattaforma si sviluppano discussioni da bar sport, e forse per questo tutti questi vip hanno un profilo. Ma se per esempio Rudi Zerbi e Gerry Scotti si parlano solo tra loro e non considerano la massa, è a tuo avviso un corretto modo di utilizzare un Social Network? 

    Ciao, a presto

  7. Luca Conti Luca Conti

    Claudio, fai un paragone improprio. Il profilo Twitter lo dovresti paragonare con una pagina fan su Facebook,, non un profilo personale Facebook, che non è lo strumento di comunicazione per un personaggio pubblico. Aggiungo che Twitter è più ormai un media, broadcast, che un network, anche per le ragioni che dici tu.

    In ogni caso per un VIP (alto numero di follower, altissimo) è gioco forza non poter interagire con tutti , il tempo non è infinito. Detto questo c’è modo e modo, vedi Serena Williams su Twitter. C’è il giusto mezzo, che non può essere però come quattro amici al bar, per una questione di numeri e di tempo.

  8. Luca Conti Luca Conti

    grazie Nicola

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