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Sanremo, Twitter, Facebook e l’oracolo dell’opinione pubblica

Piaccia o non piaccia, questa settimana l’argomento di discussione di massa sul web è Sanremo. Lo è stato l’anno scorso, lo è quest’anno, lo sarà l’anno prossimo, come avviene tutte le settimane per i programmi di prima serata che hanno milioni di ascolto e pagine su pagine sui giornali. Se se ne parla ovunque, logico sia lo stesso sul web delle persone, visto che le persone sono le stesse che guardano la televisione, con qualche diversa proporzione per fascia di età.

Dino Amenduni, dalla prima serata del festival trae alcune conclusioni: Twitter è una massa indistinta di messaggi su Sanremo dal quale è difficile estrarre valore, da un’analisi sommaria dei messaggi c’è più cronaca e meno conversazione rispetto al solito, Facebook è meno caotico e più volto alla conversazione intorno alle opinioni.

Quindi? Le considerazioni di Dino, persona che stimo, sono la scoperta dell’acqua calda e non certo una novità.

Twitter e il fallimento del filtro

Twitter sa bene che nel momento in cui i volumi salgono, per un evento di massa con migliaia di testimoni (o telespettatori), è necessario offrire al navigatore degli strumenti di filtro per eliminare spam e rumore. Per questo la ricerca ha due sezioni: top, con i messaggi filtrati escludendo gli utenti meno attivi e meno seguiti; tutto con il flusso senza filtro. Per la stessa ragione Twitter evidenzia foto e video associate ad ogni parola ricercata. E’ sufficiente? Evidentemente no. Twitter manca ancora di strumenti di filtro adeguati al crescere del volume di messaggi pubblicati, anche all’interno del flusso degli utenti di cui siamo follower. Ieri mi sarebbe piaciuto poter filtrare la parola sanremo dai messaggi di chi seguo e ne avrei tratto giovamento, ma non è possibile se non con strumenti di terze parti.

Questo è un punto debole di Twitter, ma non è una scoperta di oggi. Ne parlava David Kirkpatrick a maggio scorso, riprendendo un dibattito sul futuro di Twitter come società indipendente, alla guerra contro colossi come Facebook e Google. Per Twitter è sempre più una priorità, considerando come la scoperta di informazioni sia il suo attuale posizionamento sul social web.

Twitter, tutti parlano e nessuno ascolta?

L’osservazione secondo cui Twitter perde il valore di piazza con l’aumento del volume di messaggi vale per Twitter, ma vale anche per gli altri strumenti di comunicazione personale, prima di Twitter e dopo di Twitter. Quel che è successo ieri sera potrebbe essere paragonato a n centinaia di cronache dell’evento con un live blogging sul proprio blog personale. Concentrati sulla cronaca, chi pensa a leggere i live blog degli altri? Chi pensa a commentare o a citarli e linkarli? Nessuno o pochi, soprattutto se l’incalzare dell’evento è continuo e veloce. Se i live blog sono 3, è facile che questi siano presi come riferimento, rilanciati e citati. Se sono 1000 è impossibile che questo accada. C’è da meravigliarsi? E’ nell’ordine delle cose, soprattutto per gli utenti meno esperti, senza alcuna ambizione giornalistica o di cronaca a 360 gradi, ma interessati a dire la propria, come un messaggio in bottiglia, per partecipare.

Facebook come la piazza

Facebook e Twitter sono due strumenti diversi e mostrano volti diversi anche in occasioni come Sanremo. L’utente Twitter è incentivato, dalle tendenze e dalla visibilità della ricerca, a partecipare al dibattito in corso inserendo l’hashtag nel suo messaggio e sa bene che il suo messaggio ha una visibilità pubblica un secondo dopo. Su Facebook questa dinamica, con i suoi effetti positivi e negativi, manca. Con quale frequenza gli utenti scrivono messaggi pubblici rispetto a messaggi visibili solo agli amici? Con quale frequenza gli utenti compiono una ricerca nei post degli altri utenti? Alla prima domanda non ho una risposta, ma credo il rapporto sia largamente in favore dei messaggi privati. Sulla seconda sono certo che sono una frazione minima quelli che compiono tale ricerca e di conseguenza usano Facebook per accedere e partecipare ad un dibattito pubblico.

La conseguenza? Facebook è un salotto privato, più o meno allargato. Twitter è la finestra sulla piazza, sempre aperta. Le logiche sono diverse e le conversazioni che si generano, di conseguenze, altrettanto diverse. Una novità di sanremo? Non credo proprio.

Morale della favola

La percezione personale che abbiamo di una piattaforma, delle dinamiche di relazione e del comportamento degli utenti non necessariamente corrisponde alla percezione di altri utenti o degli utenti nel comportamento complessivo o prevalente. Le piattaforme sono neutrali, ma non sono neutre alle conversazioni*. Le influenzano a seconda degli strumenti che offrono. Se Twitter non avesse le tendenze o la ricerca non funzionasse bene, come era in principio, le conversazioni avverrebbero quasi soltanto all’interno di gruppi limitati di utenti, un po’ come avviene su Facebook oggi. Se su Facebook potessi avere una home page alternativa con gli argomenti pubblici più discussi tra i 21 milioni di utenti in Italia, probabilmente sarei più incentivato a dire la mia a tutti, invece di discutere di qualcos’altro solo con i miei amici.

Twitter e Facebook non sono l’oracolo dell’opinione pubblica, ma sono una approssimazione imperfetta di quel che si discute, su ampia scala o su piccola scala (la rete di amici). Approssimazione imperfetta, non dimentichiamocelo mai.

*A Tal proposito consiglio la lettura di Tu non sei un gadget, libro illuminante.

Published in Lavora meglio Media & Social media Web & Tech

3 Comments

  1. Se ieri sera avessi tentato di sollevare un argomento diverso e più importante di San Remo, i messaggi sarebbero passati inosservati nelle TL dei più come se fossero invisibili.

  2.  Su Facebook si tende a “osare” di meno, perchè sappiamo che ci leggono persone che conosciamo; su Twitter è come se ci rivolgessimo a una platea di fan che (nella nostra percezione) ascolta solo noi.

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