Un mese fa ho tenuto un workshop al Trame Festival per conto di AIE sul tema “libri, librai e social network”. Ora lo segnalo qui a seguire, con un pezzo che ho scritto per Il Giornale della Libreria e che uscirà dopo l’estate.
Buona lettura!
Il mondo dell’editoria libraria sta attraversando un momento di cambiamento epocale. Il libro, seppur con una concorrenza mai vista prima in termini di attenzione, tra videogame, film on demand e social network, mantiene un ruolo insostituibile nell’intrattenimento e nell’acquisizione di nuova conoscenza. Chi non se la passa altrettanto bene sono gli editori tradizionali e le vecchie librerie, in difficoltà nel far quadrare i conti con la crisi del sistema paese Italia e il calo dei consumi e nel passaggio a forme di contenuto sempre più digitali. In questo scenario apparentemente critico, nuove professioni stanno cominciando a emergere, per soddisfare nuovi bisogni o semplicemente seguire il lettore su nuove piattaforme per continuare il lavoro di sempre: cura di contenuti, proposte di qualità, ascolto e relazione con il lettore.
In uno scenario macroeconomico difficile, alcuni segnali fanno ben sperare sul futuro del libro, qualsiasi forma esso debba avere nella sua naturale evoluzione. Il primo segnale positivo viene dal commercio elettronico, settore in cui l’Italia è sempre stata agli ultimi post in Europa. Il rapporto 2013 sull’ecommerce in Italia redatto da Casaleggio Associati vede l’editoria proiettata su un +18% di crescita rispetto al 2012. Un dato in controtendenza rispetto al complesso del mercato editoriale, segno di come internet possa diventare un canale sempre più importante, anche per la vendita di libri. Il settore dell’editoria sta in media rispetto all’andamento di altri settori, tra il tempo libero quasi piatto al +4% e l’arredamento previsto a +31% sull’anno precedente, ma superiore al turismo (+15%), da sempre uno dei segmenti più sviluppati online. Un secondo segnale incoraggiante viene dall’andamento dell’editoria digitale, stimato in crescita esponenziale nei prossimi anni, via via che il virus di tablet e ebook reader si diffonderà in ogni fascia della popolazione, forte dei prezzi in costante calo e della disponibilità di un catalogo di titoli disponibili in formato elettronico più ricco e variegato.
Il tempo passato online sui social network è altrettanto in ascesa e ciò è incoraggiante per l’editoria perché i contenuti di qualità sono il cuore pulsante di qualsiasi conversazione pubblica nel social web. I libri godono di social network dedicati ai lettori dove le conversazioni non accennano a diminuire, anzi! L’acquisto da parte di Amazon di Goodreads, la community più sviluppata negli USA e non solo, è un chiaro segnale in questa direzione. Ultimo punto da non sottovalutare è l’avvento del mobile web, ovvero di internet fruito da dispositivi mobili (smartphone e tablet in primis), in qualsiasi momento della giornata, anche per leggere in modalità diverse da quelle tradizionali.
Tra le varie, quattro sono le professioni che è possibile individuare come emergenti in questo scenario. In un universo di contenuti caratterizzato da una espansione inarrestabile, il ruolo originale dell’editore, trasposto online diventa quello del digital content curator.
L’espressione inglese vuole distinguere il significato da quello di curatore, in italiano associato più all’arte che ad altri ambiti professionali. Maria Popova, newyorkese di origini bulgare, è una delle professioniste più riconosciute nella cura di contenuti digitali. Forte del suo blog Braing Pickings, dove si diverte tutti i giorni a segnalare i libri e gli autori che danno sapore alla sua vita, Maria Popova scandaglia il web alla ricerca dei contenuti più originali, più coinvolgimenti, più interessanti per pubblici diversi. Per Lore, social network rivolto agli educatori, cura un blog su scienza e tecnologia. L’opera di filtro qualificato è una capacità relativamente rara e sempre più richiesta, come quella del Readers community manager. Entrare in una community di lettori, come ce ne sono tante online, ascoltare le loro opinioni, curare le relazioni personali e promuovere libri e autori è meno banale di quanto possa sembrare. Servono competenze editoriali, capacità di relazione, conoscenza delle dinamiche della rete, ovvero qualità che in pochi casi sono sintetizzate in una sola persona.
Nelle nuove professioni dell’editoria di domani non mancano figure professionali consolidate, capaci di reinventarsi. Laurie McLean, agente letterario di lungo corso, ha saputo cogliere l’onda del self-publishing che sta cambiando il panorama editoriale americano, per proporsi come consulente per i nuovi autori. Scrivere un bel libro e pubblicarlo non è garanzia di successo, senza conoscere le dinamiche del mondo dell’editoria. L’esperienza di un agente, trasformata in consulenza può diventare preziosa sul mercato, soprattutto oggi che il digitale moltiplica i libri disponibili, riducendo le barriere all’ingresso, senza assicurare un successo garantito a chiunque.
Per questo godere di professionalità specifiche nella promozione e nel marketing di contenuti editoriali, carta o digitale poco importa in questo momento, significa poter sviluppare un mercato anche al di fuori delle strutture editoriali tradizionali, oggi più propense ad alleggerirsi che non ad assumere. Lucinda Literary, agenzia che si promuove online con lo slogan “ogni autore ha un pubblico, noi ti aiutiamo a trovare il vostro”, esemplifica esattamente come le dinamiche restano immutate, pur cambiando i canali di comunicazione e i linguaggi.
Come farsi largo in un mercato in via di consolidamento, magmatico quanto imprevedibile, giocando d’anticipo? Quali professionalità è necessario acquisire? Senza dubbio il minimo comune denominatore delle nuove professioni editoriali presuppone la conoscenza del social web come l’ABC. Non basta avere un profilo personale e passare un’ora al giorno su Facebook. Ciò che fa la differenza è l’approfondimento degli strumenti a disposizione delle aziende per comunicare con i propri clienti sui social network, insieme a dinamiche e linguaggi con le quali si costruiscono relazioni online a lungo termine. La passione è una seconda componente fondamentale, insieme alla capacità di filtrare – per questo possono aiutare applicazioni come Zite, Prismatic, Flipboard – e di approfondire una nicchia interessante, larga quanto basta per caratterizzarsi come esperti senza troppa concorrenza.
Riffle è un nuovo social network dedicato alla lettura dove sperimentare la propria capacità di segnalare autori e titoli nel genere in cui si è più esperti. Le opportunità sono più per umanisti che ingegneri. Può sembrare contro intuitivo, ma la tecnologia facile da usare presuppone una conoscenza base della tecnica, facile da apprendere con un pizzico di curiosità e voglia di imparare. Ultimo ma non meno importante, i contenuti e le relazioni online richiedono il saper scrivere per il (social) web, diverso dallo scrivere un comunicato stampa o per una rivista letteraria.
Da dove cominciare quindi e come emergere? Aprire un blog è l’esercizio più utile, facile, gratuito che si possa ipotizzare. Un blog è una palestra in cui esercitarsi tutti giorni nello scrivere per il web, in uno spazio dove sbagliare è lecito e dal quale imparare ogni giorno, dai commenti lasciati dai lettori o dalle statistiche di accesso. Una competenza utile da spendere in futuro, soprattutto se il blog è tematico, specialistico ed esprime le capacità con le quali affermarsi professionalmente. Essere attivi nei social network dedicati alla lettura, parlare con altri utenti (lettori), conoscerne le opinioni e i punti di vista, interpretare le dinamiche di relazione è il primo passo per diventare un community manager apprezzato.
Twitter è l’oracolo dal quale attingere informazioni e umori della rete, specialmente se l’uso comprende il dominio degli hashtag e della ricerca, insieme a un uso sapiente delle liste, sottoinsieme di profili tematizzati che è possibile seguire con un click. L’inglese dovrebbe infine essere il pane quotidiano, sia per espandere le proprie fonti, sia per interagire con un pubblico internazionale e globale.
Dimenticavo! Per farsi largo nel mercato dell’editoria ai tempi del digitale, una condizione resta la stessa, qualsiasi sia la modalità preferita: leggere, leggere, leggere.
Articolo interessante e stimolante .I dati sull’editoria digitale sono confortanti e le indicazioni sulle nuove professioni , fanno riflettere .Poco fa sono andata in una libreria che mi piacerebbe acquistare .Molti oggi non lo considerano un buon investimento, , senza pensare al ruolo che una libreria riveste in ogni comunita, ma con i suoi suggerimenti potrebbe diventarlo .Grazie