Da tempi non sospetti sostengo che Twitter e LinkedIn, se non saranno capaci di mantenere le promesse fatte agli azionisti al mpmento della quotazione, diverranno prede di altre società internet con le spalle più larghe.
Il meccanismo alla base del tutto è semplice. Quando una società ad alto tasso di crescita si quota, gli investitori le danno un valore elevato, non basato sui ricavi e sui profitti attuali, ma scommettendo sulla crescita degli utenti e dei ricavi (e utili) futuri per utente. Facebook si è quotato con il mercato che ha subito inglobato il valore presunto della società nei successivi tre anni. Dopo un anno, con l’avvento del mobile, il titolo è crollato per le difficoltà della transizione che non era ben vista. Oggi Facebook capitalizza ben oltre il valore della quotazione e ha superato 320 miliardi di dollari perché ha dimostrato di essere stata capace di crescere gli utenti e crescere la monetizzazione per ognuno di essi, con ricavi e utili in crescita.
Questo è esattamente il problema che hanno oggi Twitter e in parte LinkedIn. Twitter non è stato capace di mantenere le promesse di crescita, né per gli utenti, né per gli utili, che sono restati perdite, in aumento con l’aumentare degli utenti. Oggi Twitter capitalizza poco più di 11 miliardi di dollari, nulla rispetto agli oltre 500 di Google e di Apple, ai 400 di Microsoft, ai 300 di Amazon e di Facebook.
LinkedIn ha perso ieri il 30% del suo valore, scendendo a 18 miliardi di dollari di capitalizzazione, perché il mercato vuole di più di ciò che LinkedIn dice di riuscire a fare. Sì, i ricavi sono in crescita, l’utile è in crescita, gli utenti sono in crescita, ma non abbastanza. LinkedIn ha superato 400 milioni di utenti registrati, ma quelli che lo usano stabilmente sono “solo” 100 milioni e non ci passano su tanto tempo da permettere a LinkedIn di visualizzare più pagine e più pubblicità.
In entrambi i casi, una perdurante situazione di mercato negativo e di mancata crescita del titolo è pericolosa per l’indipendenza della società, come sta succedendo a Yahoo!
Quando il titolo va male e la società è vista in declino per lungo tempo, arrivano gli avvoltoi, che chiedono a chi gestisce la società di venderla al miglior offerente, per spuntare qualche soldo in più per un investimento che non è visto più promettente dai suoi stessi azionisti di maggioranza. Cosa succede in questi casi? La società viene acquisita da qualcuno con tanto contante pronto da spendere o con azioni che valgono tanto e che possono essere scambiate facilmente.
LinkedIn è appena entrata in questa fase ieri, con il crollo del titolo. Twitter è più avanti in questa china. Yahoo! è quasi arrivato alla resa dei conti.
Nel 2016 vedremo il business principale di Yahoo! essere assorbito da qualche concorrente, spezzettato forse, per fare più cassa. Se Jack Dorsey non tirerà fuori un coniglio dal suo cilindro entri i prossimi 6 mesi, è facile che Twitter venga acquisita da Google, Apple o Microsoft, che hanno un sacco di soldi pronti da spendere, se il valore di Twitter dovesse scendere ulteriormente o rimanere su livelli così bassi.
Per noi utenti cosa cambia? Ciò che cambia è che siamo e saremo soggetti a sempre maggiore concentrazione dei nostri dati e del nostro tempo nelle mani di pochi giganti. Già oggi è così, con Google e Facebook che si pappano il 55% della pubblicità su internet. Le nuove minacce finiscono per essere copiate, acquisite (e anestetizzate) in culla o soggette a una guerra senza tregua.
Citami un servizio internet che usi stabilmente e che è nato negli ultimi 24 mesi. Sono certo che non te ne viene in mente neanche uno, perché forse non c’è.
Per rispondere alla domanda finale del post, io potrei dire Slack
Confermo. La verita’ e’ che non c’e’ piu’ tempo degli utenti. Come li porti via da facebook whatsapp instagram ? Sbaglio domanda ?
Non li porti via più Valentino
Slack è stato lanciato nell’agosto del 2013, quindi ha più di 2 anni 🙂
Bella analisi Luca …
eh sì. il 55% di budget adv di google e facebook da dove lo derivi?
Credo sia stimato sui ricavi 2015 di entrambe le società, sul totale stimato della torta. L’ho visto in un grafico la scorsa settimana, ma non l’ho salvato e non ricordo dove l’ho visto, sorry.
grazie Nicola
Slack è un’app per fare groupware e team business, non è propriamente un servizio, è più uno strumento.