Instagram ha superato 500 milioni di profili attivi ma la pressione della pubblicità e dei brand è tale che i sintomi di disaffezione aumentano. Fast Company ha raccolto alcune opinioni che, se sono rondini che non fanno primavera forse, un campanello d’allarme lo suonano. I profili influencer che si fanno pagare per promuovere soggetti terzi cominciano a non essere più appetibili come un tempo e Snapchat aumenta la presa sul pubblico più giovane, che non pubblica immagini su Instagram con lo stesso ritmo di una volta.
Una cosa è certa: il volume di contenuti su Instagram è tale e tanto, che l’avvento dell’algoritmo, che pesa ciò che più è potenzialmente interessante per l’utente, apre la via alla necessità di spingere con la promozione a pagamento per mantenere visibilità. Ritorniamo al discorso delle uova e dei panieri fatto con Facebook: azienda, se ci vuoi essere, apri il borsellino e paga.
Snapchat, non in Italia, continua a dare a Instagram filo da torcere. Gli utenti partecipano con minore inibizione e spostano parte del proprio tempo su questa piattaforma. Troppo presto però per il business per cantare vittoria e saltare sul nuovo carro di tendenza, perché di strumenti per il business al momento non ce ne sono e le uniche innovazioni vengono sul panorama pubblicitario. Dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che prima vengono gli utenti, poi gli inserzionisti e solo terze le aziende.