Che ce ne rendiamo conto o meno, nell’uso dello smartphone siamo diventati come il cane di Pavlov. Ogni volta che arriva una notifica che ci distrae, con un suono o con lo schermo che si illumina, interrompiamo (quasi) qualsiasi attività per vedere di cosa si tratta.
Non importa se si tratti di un SMS di nostra madre, di un messaggio inviato in un gruppo di amici su WhatsApp o di un retweet a un messaggio su Twitter (potrei andare avanti con infiniti altri esempi citando email, notizie, sollecitazioni di nmila altre app): ciò che non cambia è il riflesso automatico per cui, non conta cosa stiamo facendo, fermiamo tutto e controlliamo che succede. Non dimentichiamoci che, anche lo sguardo allo schermo o prendere il telefono dalla tasca, è una interruzione che provoca un calo di attenzione.
A ricordarlo, come lui sa far bene, è Seth Godin:
Every time it pulses, we get a hit.
Every time we realize we haven’t checked it in two minutes, we get a hit.
Hit, hit, hit.
And again and again.
The box vibrates, we feel hope and fear and our loneliness subsides, then we check, and we lose (again).
But we are hooked, so we put the phone in our pocket and wait for it to happen again.
Perché succede? Perché, ogni volta che arriva una notifica, il nostro cervello si accende in attesa di una possible bella sorpresa: un messaggio di un amico, un apprezzamento a qualcosa che abbiamo pubblicato online, una bella notizia. Non sappiamo quando succederà, quindi questa incertezza rafforza il nostro comportamento.
Riprendere il controllo
Come riprendere il controllo della propria attenzione? Semplice: basta azzerare qualsiasi notifica da qualsiasi applicazione. Niente più suoni, niente più schermo che si illumina. Personalmente, quando mi sto concentrando – spesso durante tutto l’arco della giornata lavorativa – il telefono è silenziato anche per le chiamate.