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Google e Facebook: favoriti o svantaggiati dalla nuova normativa sulla privacy (GDPR)?

Il 25 maggio entra in vigore la nuova normatica europea sulla privacy (GDPR). Te ne sarai accorto, anche da semplice utente, perché tutti i servizi web a cui sei iscritto hanno cominciato ad aggiornare le proprie policy per la privacy, semplificandole secondo le nuove norme, notificando il tutto agli utenti.

Il dibattito continuerà per molto tempo, ma c’è già chi comincia a ragionare se tutto questo favorisca o penalizzi gli attuali monopolisti della pubblicità basata sulle informazioni personali degli utenti dei servizi: Google e Facebook.

Luca De Biase, commentamdo un articolo del Financial Times, suggerisce che la portabilità dei dati personali, permetterà l’emergere di nuovi concorrenti che daranno filo da torcere a Google e Facebook. Se i dati personali possono uscire più facilmente dagli attuali monopolisti ed essere condivisi dall’utente su altre piattaforme, chi gestisce queste piattaforme ha una marcia in più, grazie alla normativa:

Se Google sta studiando un sistema di raccolta pubblicitaria che non dipende dalla conoscenza dei dati personali è anche perché pensa che in futuro dovrà competere con piattaforme che non partono svantaggiate come oggi sul piano dell’accesso a quei dati e quindi tenta di trovare un modello funzionante anche senza la conoscenza specifica di quei dati.

Si potrebbe pensare che la cosa sia potenzialmente grossa. E che dipenda dalla capacità di potenziali competitori cogliere l’opportunità. Ma chi farà le piattaforme alternative in Europa? Le telco? Le banche? Le industrie del genere 4.0? Oppure nuove piattaforme nasceranno da startup? Una cosa è certa: è un’occasione storica per colmare un gap.

Tutto fantastico? Non proprio.

Personalmente credo che lo scenario disegnato da Ben Thompson sia più probabile:

Google and Facebook’s advertising advantage, already massive, is going to become overwhelming. Both companies generate the majority of their user data on their own platforms, which is to say their data collection and advertising business are integrated. Most of their competitors for digital advertising, on the other hand, are modular: some companies collect data, and other collect ads; such a model, in a society demanding ever more privacy, will be increasingly untenable.

Come già successo con Facebook dopo lo scandalo Cambridge Analytica, con la scusa della tutela degli utenti, le piattaforme ridurranno la permeabilità dei propri dati, limitandone l’uso da parte di sviluppatori terzi, come è stato fino a oggi. Gli utenti non hanno alcun incentivo a smettere di usare Google o Facebook, al momento, ed eventuali concorrenti dovranno convincere gli utenti uno a uno, per portare i propri dati sulla loro piattaforma.

L’integrazione del modello di business di Google e Facebook – pubblicità personalizzata venduta a caro prezzo, grazie ai dati degli utenti, regalati per usufruire dei servizi offerti – non è replicabile da nessun concorrente oggi. Chi produce contenuti di qualità, non controlal e non integra la tecnologia di raccolta dati, in mano a soggetti terzi (ad tech) e viceversa.

Benvenuta GDPR, ma la questione non si risolve, anzi, si complica. Ce ne accorgeremo nel giro di qualche anno, se non prima.

Le regole cambiano Google

Open, Closed, and Privacy

UPDATE 30/4

Trovo un articolo di Nicholas Carr che la pensa come Ben Thompson

Published in Web & Tech

9 Comments

  1. Concordo. Facebook e Google usciranno avvantaggiate da questa vicenda: la richiesta di privacy (sia per la GDPR che per la presa di consapevolezza) fornisce ai big player l’opportunità per recintare ancor di più i dati. Chi tentatava di sopravvivere mungendo da queste vacche grasse troverà meno latte per le loro AI (o più difficilmente, o pagando di più). I big insomma, senza doversi esporre, senza risultare cattivi potranno godere in maniera esclusiva della grande profilazione.
    Ciao,
    Emanuele

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