Ho detto che io, al contrario, ero sempre piú convinta dei pregi della passività, e del vivere una vita contrassegnata il meno possibile dall’ostinazione. Si poteva far accadere quasi qualunque cosa, se ci si sforzava abbastanza, ma il fatto di sforzarsi, a mio avviso, era quasi sempre un segno che si stava andando controcorrente, forzando gli eventi in una direzione che di per sé non avrebbero preso, e per quanto si possa asserire che non si combinerebbe mai nulla senza andare almeno in parte controcorrente, in tutta franchezza aborrivo l’artificiosità di tale visione e le sue conseguenze. C’era una grande differenza, ho aggiunto, fra ciò che io volevo e ciò che in apparenza potevo avere, e finché non mi fossi infine e per sempre pacificata con tale stato di cose, avevo deciso di non volere nulla di nulla.
Tratto da Resoconto di Rachel Cusk, Einaudi.
A questo punto si può dire tutto e il contrario di tutto: che per ottenere qualcosa occorre essere costanti e ostinati, oppure che è una perdita di tempo ed energie accanirsi per cambiare qualcosa che non si può cambiare.
L’importante è solo argomentarlo bene?
è un romanzo. Non voleva essere un endorsement, ma notare quanto tu hai poi scritto 🙂