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Pensare alla morte

I Worried

I worried a lot. Will the garden grow, will the rivers

flow in the right direction, will the earth turn

as it was taught, and if not how shall

I correct it?

Was I right, was I wrong, will I be forgiven,

can I do better?

Will I ever be able to sing, even the sparrows

can do it and I am, well,

hopeless.

Is my eyesight fading or am I just imagining it,

am I going to get rheumatism,

lockjaw, dementia?

Finally I saw that worrying had come to nothing.

And gave it up. And took my old body

and went out into the morning,

and sang.

—MARY OLIVER

Credo sia sano pensare alla morte ogni tanto. Serve a fare scelte con maggiore giudizio, adottare una prospettiva di lungo respiro, rendersi conto delle proprie fortune, nonostante tutto.

La poesia sopra è tratta da un nuovo libro che prima o poi leggerò. Credo possa essere utile, per chi si sente arrivato, per chi ha qualche caro che è avanti con l’età. Da leggere, serenamente, per farsi un’idea di cosa c’è da affrontare, in modo razionale: The art of dying well.

copertina di The art of dying well

Published in Vivi meglio

2 Comments

  1. Epicuro ci viene in soccorso.
    Dalla lettera sulla Felicità:
    Quando si è giovani non bisogna aver paura di iniziare a filosofare; quando si ha qualche anno in più non bisogna stancarsene. Nessuno è mai troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell’anima.
    (…) Abituati a pensare che la morte non è nulla per noi: ogni bene ed ogni male esistono solo quando li percepiamo, ma la morte ci toglie la possibilità stessa di percepire.
    Perciò la consapevolezza che la morte non è niente per noi rende godibile la condizione mortale della vita senza bisogno di aggiungere tempo infinito, ma semplicemente liberandoci dal desiderio frustrante e vano dell’immortalità.
    (…) Parla a vuoto chi afferma di non aver paura dell’attimo della morte, ma teme di dover morire prima o poi: è sciocco che quello che quando accade non ci fa soffrire ci faccia invece soffrire mentre lo aspettiamo.
    (…) Quando noi viviamo la morte non c’è, e quando c’è lei noi non siamo più.
    (…) Invece la maggior parte delle persone ora teme la morte come il più grande dei mali, ora la invoca come liberazione dai mali della vita.
    Il saggio, al contrario, non rifiuta la vita né ha timore della morte: non considera vivere un peso, ma non ritiene nemmeno che sia un male non vivere più.
    Come il saggio non sceglie il cibo più abbondante, ma il più buono, così non preferisce il tempo più lungo, ma il più piacevole.
    Chi invita il giovane a vivere bene e il vecchio a morire bene è uno sciocco, non solo perché c’è sempre qualcosa di dolce nella vita, ma anche perché è una sola l’arte di vivere e morire bene. (…)

  2. grazie Michele per lo spunto

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