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La fine della fine della terra

La fine della fine della terra è una raccolta di articoli e brevi saggi. Alcuni sono brillanti, altri noiosi. Vale la pena prenderlo in biblioteca e leggere solo gli articoli che ti interessano, tra critica sociale, cambiamenti climatici e birdwatching.

Un paio di brani:

Kierkegaard, in Aut-Aut, prende in giro l’«uomo indaffarato», per il quale darsi da fare è un modo per evitare di guardare a se stesso con sincerità. Magari vi svegliate di notte e vi accorgete di sentirvi soli nel vostro matrimonio, o di dover pensare a ciò che i vostri consumi stanno facendo al pianeta, ma il giorno dopo avete un milione di piccole cose da fare, e il giorno dopo un altro milione. Finché sarete impegnati con le piccole cose, non dovrete fermarvi ad affrontare le questioni piú grandi. Scrivere o leggere un saggio non è l’unico modo per fermarvi a riflettere su chi siete davvero e qual è il significato della vostra vita, però è un buon modo. E se considerate quanto ridicolmente poco indaffarata fosse la Copenaghen di Kierkegaard in confronto alla nostra epoca, vi accorgerete che quei tweet soggettivi e quei post frettolosi non hanno granché di saggistico. Sembrano piú che altro un mezzo per evitare ciò che un vero saggio potrebbe imporci di vedere. Passiamo le giornate a leggere su uno schermo della roba che non ci degneremmo mai di leggere su un libro stampato, e a lagnarci di quanto siamo indaffarati.

Oppure

Il cambiamento climatico ha molte caratteristiche in comune con il sistema economico che lo sta accelerando. Analogamente al capitalismo, infatti, è transnazionale, ha effetti imprevedibili e dirompenti, si autoalimenta ed è inevitabile. Non teme la resistenza individuale, crea grandi vincitori e grandi perdenti e tende verso una monocultura globale: l’estinzione della differenza a livello di specie, una monocultura degli obiettivi a livello istituzionale. Inoltre è perfettamente compatibile con l’industria tecnologica, poiché promuove l’idea che solo la tecnologia, grazie all’efficienza di Uber o a qualche colpo da maestro della geoingegneria, potrà risolvere il problema delle emissioni di gas serra. È una narrazione semplice quasi come «i mercati sono efficienti», una storia che si può raccontare in meno di centoquaranta caratteri: stiamo prendendo il carbonio sequestrato nel terreno e lo stiamo immettendo nell’atmosfera, e se non la smettiamo siamo fregati.

Oppure

Se è vero, come ci viene detto, che lo scopo dei viaggi esotici è «creare ricordi», e se, come io sostengo, i nostri ricordi in pratica non sono altro che belle storie, e se ciò che crea una bella storia è la presenza di qualche elemento imprevisto, ne consegue che lo scopo di viaggiare è avere sorprese.

Published in Vivi meglio