I blondies sono i secondi dolci che ho cominciato a fotografare e a condividere con alcuni amici. Un po’ per invitare gli amici a provarli e un po’ per segnalare che mi sono messo a cucinare dolci, cosa che non ho mai fatto in vita mia. In passato ho usato un preparato per muffin e uno per pancake, il genere che mescoli la polvere con qualche ingrediente fresco e vai. Da settembre ho invece deciso di investire tempo nella cucina, per variare la mia dieta vegana e per aggiungere opzioni al menù delle mie cene casalinghe, sempre con amici.
Ho cominciato dai dolci esattamente per sperimentare qualcosa di relativamente facile da preparare, con ingredienti semplici e limitati, oltre che vegani. Ho comprato uno stampo per muffin per meno di 5€, ho guardato un po’ di ricette su un libro e poi online, ho arricchito la mia dispensa di qualche ingrediente base (lievito, farina integrale, margarina vegetale, estratto di vaniglia e spesso gocce di cioccolato e cacao in polvere), oltre a ingredienti freschi e a lunga conservazione che avevo già, come olio di girasole, zucchero di canna, mele, cannella, banane, bevande vegetali.
I blondies, tornando a noi, li ho scoperti su una ricetta sul retro di una confezione di farina di cocco (che non ho comprato poi). Fino a prima conoscevo solo i fratelli più noti, i brownies. Venivo da un periodo ricco di muffin e avevo appena comprato la teglia quadrata con cui volevo fare un primo esperimento e così ho seguito una ricetta di blondies vegani.
Per essere la prima volta, ho fatto un errore chiave: li ho tenuti in forno ben oltre il tempo di cottura stimato. La prova dello stecchino, che in questa ricetta non ha senso fare, mi ha fregato. I blondies alla fine sono venuti secchi e croccanti, come non avrebbero dovuto essere. Il risultato è stato comunque molto apprezzato, anche credo per una quantità di zucchero molto elevato che questa ricetta ha. Ho imparato per i prossimi blondies. Del resto si impara per errori e la pratica, ho capito, è fondamentale in cucina. Avere qualcuno che mangia e produrre sempre qualcosa di commestibile è la vera sfida. Nel caso di dolci è difficile produrre qualcosa di non commestibile. Fino a oggi non ho buttato nulla, anche quando ho fatto qualche errore.