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Contro il consumismo culturale

Il film del momento. Le serie tv del momento. Il libro del momento. I media (= i giornali online) prosperano nel segnalare continuamente cosa dovremmo leggere, vedere, soprattutto in tv e in streaming. Presi dal correre tutto il tempo sulla ruota del criceto, vogliamo investire al meglio quel poco tempo libero che ci rimane, vero? O ci facciamo consigliare dall’algoritmo, come nel caso dello streaming, o seguiamo i consigli delle nostre fonti preferite, che vengono anche dal social web. Anzi, che rimbalzano sul social web. Ogni settimana escono nuovi film, nuovi libri, nuove serie. Sono così tante e numerose che neanche gli addetti ai lavori riescono a starci dietro. Figuriamoci un pover’uomo (o povera donna) che ha da portare a casa la pagnotta, curare la famiglia e nel frattempo sopravvivere. Spesso ci dimentichiamo, come in tutte le attività in cui andiamo avanti col pilota automatico senza pensare, che ciò che i nostri consumi (alimentari e culturali) influenzano e ci rendono chi siamo. Col colesterolo alle stelle, i trigliceridi che sappiamo e una soglia di attenzione che ci fa sbadigliare appena vediamo un piano sequenza che dura più di un minuto, senza esplosioni o dialoghi. Ce lo meritiamo, se questa è la nostra vita.

I consumi culturali soffrono di bisogni indotti, come il resto dei mercati. Bisogni indotti nel consumo alimentare e nel consumo in generale. Ho l’impressione però che per i consumi in generale ce ne siamo accorti, sui consumi alimentari siamo diventati un po’ più sofisticati, ma sui consumi culturali siamo sempre più omologati. Chi è ancora legato alla tv generalista o ai canali tematici lineari vive in un suo mondo e il palinsesto e le stagioni dettano l’agenda. Non si sceglie, o meglio si sceglie tra ciò che chi crea i palinsesti ha deciso di mandare in onda. Chi ha rotto la catena ed è passato allo streaming si lascia guidare dall’algoritmo e nella migliore delle ipotesi segue gli articoli mensili con le segnalazioni del meglio in arrivo quel mese. Nel caso del cinema c’è meno libertà, perché in sala ciò che regnano sono i film più commerciali e le nicchie godno di una ridotta distribuzione e meno tempo in sala. Sui libri sta al lettore. Leggiamo in media così poco che la maggior parte dei lettori si fa guidare dalla classifica dei più venduti, dalle pagine culturali dei giornali (dove i libri degli amici e colleghi sono sempre recensiti) e dall’esposizione delle ultime novità in libreria.

Siamo alla ricerca dell’ultima novità, spinta dagli articoli con le recensioni dei nuovi libri, nuovi film, nuove serie tv. Ogni settimana, ogni giorno, nuovi stimoli. Peccato però che l’industria culturale non possa produrre tutti i giorni nuove gemme. Il risultato è che l’ultimo non è necessariamente il migliore, anzi. Bisogna filtrare, selezionare. Ci vuole tempo. Come ci vuole tempo a cucinare qualcosa che non sia precotto e preparato industrialmente. Mi chiedo che senso ha vivere vite in cui le cose che contano di più, oltre alle persone e alle relazioni, è consumato in fretta, senza consapevolezza. Perché vivere di corsa, senza gustarsi la vita?

In questo sono fiero di attingere al catalogo selezionato di Mubi, che non ha le ultime novità, ma materiale (film e corti) selezionati. Non tutti interessanti, ma certamente originali e fonte di riflessione. Materiale che non avrei trovato da solo, perché i media mainstream si limitano a raccontare cosa succede oggi sul mercato culturale, ma pochi vanno a ripescare perle rare del recente passato. Costa più impegno, non te lo segnalano con un comunicato stampa, e parla a un pubblico che non vuole la pappa pronta. Oggi pomeriggio ho visto un corto da cui ho imparato, indirettamente, l’origine del termine sciovinismo. Mai l’avrei trovato leggendo i soliti giornali online.

Per i libri è divertente invece andare di rimandi e citazioni. Dentro Fedeltà si cita un altro libro, Sylvia, che viene regalato da un personaggio all’altro e un terzo ne compra una copia per sapere cosa contiene. Letto Fedeltà, ieri ho letto Sylvia, uscito nel 2018 da Adelphi. Non è passato inosservato, perché qualche recensione è uscita (e l’avevo tracciata), ma immagino abbia venduto qualche migliaio di copie a dir tanto. Non è un libro imperdibile, ma certamente tra i più coinvolgenti letti quest’anno, molto più di tante novità sulla bocca di tutti.

Continuo a pensare che, soprattutto in questo periodo dell’anno, le liste dei migliori libri, film, serie siano utilissime per recuperare qualche perla, ma ancor di più sono i libri, i film e le serie selezionate negli anni scorsi e che ci siamo persi. La parola d’ordine non cambia: filtrare, selezionare. Ciò che non tollero più è passare più tempo a leggere di libri che leggere libri o leggere di cinema invece di vedere cinema. Ciò che bisogna coltivare è lo spirito critico. Gli spunti poi non mancano. Vuoi mettere scegliere tu, ciò che ti piace e ciò che ti stimola, invece di lasciare all’algoritmo o ai critici imbeccati dagli editori e dall’industria? Tutto un altro sapore.

Published in Media & Social media