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Repubblica, plagio e condivisione

Alcuni vizi del giornalismo italiano sono duri a morire…

Chissà perché, quando leggo un articolo di esteri su un giornale italiano, mi viene in automatico pensare che sia stato ispirato da un articolo già pubblicato altrove. Spesso e volentieri, facendo una banale ricerca, risulta vero.

Il risultato è che non ho alcuna intenzione di finanziare i giornali italiani, né pagando, né con la pubblicità (vedi NextDNS).

La stampa libera è un aspetto fondamentale in una democrazia, ma non è giusto sostenere questo giornalismo oggi. Ce ne vuole un altro, più professionale e più etico. Senza generalizzare, i grandi giornali sono gestiti da chi, a distanza di decenni ormai, non ha ancora capito la rivoluzione di Internet, nel bene e nel male.

Non puoi copiare un articolo che esiste già online ed è raggiungibile, senza farti scoprire. Per far quadrare i bilanci, non puoi limitarti a scimmiottare quello che fanno altri giornali internazionali, sperando che funzioni anche in Italia. In definitiva, non puoi vivere nel 2020 e mantenere i privilegi e le abitudini del 1990. Non vai lontano. Magari in pensione ci arrivi, sì, ma la testata per cui lavori oggi perde di credibilità ogni giorno, anche se continua a sopravvivere.

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