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L’insostenibile leggerezza degli NFT

Credit: Kadir Celep

Si fa tanto parlare di NFT che mi è venuta voglia di dedicargli un post. Lo spunto definitivo viene da un articolo pubblicato da Real Life Magazine, rivista online ricca di spunti originali. Ne ho preso alcuni estratti da commentare insieme.

NFT: l’ultima mania del capitalismo finanziario

NFTs are the perfect expression of art-world-as-financial-bubble. As with all bubbles, the details may be obfuscating, but the basic phenomenon is very simple: The more people who can be brought to agree that some arbitrary object is valuable, the more valuable it becomes. In other words, crypto-currencies like Bitcoin and crypto-related investments like NFTs are a pyramid scheme disguised by the Nolan effect. The “valuelessness” of the object and the absurdity of the markets that appear to trade it only seems obvious in hindsight, as has been the case since the early-capitalist Dutch tulip craze.

Da utente della rete attento alla sua evoluzione, da oltre 20 anni ormai, va da sé che ho visto passare fenomeni di vario genere. Startup diventati colossi, Google e Facebook, e stelle di prima grandezza, finite nel dimenticatoio. Ne ho sentite abbastanza non da indovinarle tutte – non ho la sfera di cristallo, ma un po’ di intuito mescolato a un po’ di sano distacco – ma ogni tanto ci azzecco e soprattutto: certi fenomeni vanno analizzati nell’arco di anni, non di settimane o di mesi.

In più c’è un altro fattore che gli utenti meno smaliziati, pur tecnofili, spesso non sanno, sottovalutano o dimenticano: dietro l’ultima app del momento (vedi Clubhouse, per fare un esempio) o l’ultimo fenomeno tech del momento c’è sempre un interesse economico forte (=Venture capital) che spinge in una direzione. La stampa specialistica americana, a cui attinge la stampa generalista americana prima, internazionale e italiana poi, ha molto spesso le mani in pasta e un conflitto d’interessi non dichiarato o non esplicitato. Morale della favola? Il boom di un fenomeno è spesso creato ad arte e alimentato perché c’è qualcuno che (legittimamente) ci vuole guadagnare e io e te siamo numeri funzionali al guadagno di questi di cui sopra.

Nel caso degli NFT siamo portati a credere che il mondo dell’arte è rivoluzionato e che i soldi si moltiplicano, grazie alla blockchain fondamentalmente.

Dove sta il valore?

The value of any commodity that isn’t backstopped by a state will eventually collapse. In recent decades this happened most dramatically and visibly with the commodities produced by the Soviet Union. Yet every time a new commodity appears to be like money — be it tulips, tech stocks, and real estate or art, NFTs, and crypto — a certain population of opportunistic investors will convince each other that finally the mystery of value has been solved. The hot air has become solid at last.

NFT (e Bitcoin) sono i tulipani olandesi moderni: finché c’è gente che crede che abbiano valore e c’è chi ha interesse a che questi credano, questi asset hanno valore. Quando il pacco è stato rifilato più e più volte, il valore crolla e via a scegliere qualche altro tulipano. La storia insegna.

Schemes like bitcoin pretend to cut out the vagaries of the physical and material economy, turning electricity directly into value via computer mediation. As such, crypto becomes the perfect expression of the pseudo-automation and pseudo-disruption offered by the tech economy: Through the wonder of coding and engineering — but actually through brute ecological destruction, low-paid labor, and electrical expenditure — value emerges from “nothing,” creating a financial asset bubble that just seems to never pop. No wonder tech-evangelists are obsessed with the blockchain but can think of almost nothing to do with it.

Nel caso di Bitcoin c’è il senso di scarsità a solleticare la fantasia di tanti investitori, soprattutto giovani. Scott Galloway offre la sua interpretazione sul perché Bitcoin continuerà a valere nel contesto finanziario globale di oggi e dei prossimi giorni. Il punto è proprio questo. Quanto dura? Chi rimane col cerino in mano? Puoi comprare Bitcoin ai prezzi di oggi e guadagnare da qui a un anno, ma a quale rischio di ingenti perdite? Più persone ci credono, più sembra un investimento, ma il fatto che non ci sia un bene tangibile sottostante significa che è a tutti gli effetti gioco d’azzardo. Una scommessa.

Come finirà?

Yet as with all commodities that increasingly appear to be but aren’t money, people will eventually notice that the emperor has no clothes, try to cash out, and cause a collapse.

While tech futurists like to spin fantasies of green futures, pretending they are culturally and politically distinct from the extractivist capitalists — the oil tycoons with their messy imperialist politics of boots-on-the-ground and chest-thumping border protection — they are in fact mutually dependent. Without the extractivists, there is no way that the innovations of Silicon Valley, which amount to little more than privatization by way of electrification, would produce any profit.

La cosa triste in tutto questo non è che tanta gente arriverà tardi alla festa e perderà risparmi e molto altro. In un certo senso se lo meritano perché c’è chi li ha avvertiti nel frattempo. Il problema è che tutto questo circo consuma una quantità di energia elettrica da paura e per creare questa energia utilizziamo ancora combustibili fossili che incrementano ulteriormente i gas clima alteranti in atmosfera.

Quindi anche io e te paghiamo con i cambiamenti climatici perché pochi speculino o si illudano di guadagnare con NFT e Bitcoin. Non c’è da rallegrarsi di tutto ciò, anzi. Sarebbe ora di darci un taglio, rendendo meno conveniente usare energia elettrica a questo scopo. Per il bene di tutti.

Se la bolla di Bitcoin e degli NFT è o non è una bolla e quando scoppierà conta poco, se non facciamo qualcosa subito per ridurre le emissioni.

via Sentiers

Published in Web & Tech