I nostri dati sparsi in giro per il cloud hanno un impatto crescente in termini di emissioni di CO2. A questo si aggiunge l’impatto ambientale sulle popolazioni che vivono nei pressi dei grandi datacenter, in termini di rumore e di mutamento del microclima. Come per le discariche e le centrali elettriche, pochi sono chiamati a pagare un prezzo per tutti gli altri.
Il futuro non è inevitabile. Sta a noi decidere quale strada prendere. Più a livello macropolitico che a livello individuale, ma anche i singoli comportamenti contano. Se non altro come scelta etica.
In most data centers today, cooling accounts for greater than 40 percent of electricity usage.
Smaller-scale, traditional data centers have often been set up within older buildings that are not optimized for ever-changing power, cooling, and data storage capacity needs.
the Cloud now has a greater carbon footprint than the airline industry. A single data center can consume the equivalent electricity of 50,000 homes. At 200 terawatt hours (TWh) annually, data centers collectively devour more energy than some nation-states. Today, the electricity utilized by data centers accounts for 0.3 percent of overall carbon emissions, and if we extend our accounting to include networked devices like laptops, smartphones, and tablets, the total shifts to 2 percent of global carbon emissions
The Cloud is both cultural and technological. Like any aspect of culture, the Cloud’s trajectory — and its ecological impacts — are not predetermined or unchangeable. Like any aspect of culture, they are mutable.
The Staggering Ecological Impacts of Computation and the Cloud | The MIT Press Reader
Anche per questo ho deciso di ridurre i miei dati sparsi online, andando a cancellare profili o file in servizi che non uso. Con un indiretto beneficio in termini di sicurezza dei dati (e di privacy). Se ne dovrebbe parlare di più, ma come per altri temi a cavallo tra tecnologia ed etica, l’ignoranza o l’indifferenza regnano sovrane. Certo è che Big Tech, in ogni sua declinazione, non ha alcun interesse a dire al pubblico di usare la rete e il cloud responsabilmente, anzi. Più la usi, più ti viene voglia o il bisogno di pagare per servizi superflui che altrimenti non pagheresti. Come l’affitto di spazi di storage per riempirli di roba che non useremo mai o che comunque non ci serve.
Per quanto io sia un convinto sostenitore dei contenuti digitali, sono consapevole che il loro impatto non sia zero. Anzi. L’impatto, con l’uso, è in crescita, come afferma questo studio sull’impatto del video online.
Lo studio invita alla sobrietà digitale. Temo sia un invito destinato a cadere inascoltato.
Fonte: https://theshiftproject.org/en/article/unsustainable-use-online-video/
Bellissima analisi. Proprio negli scorsi giorni ho scritto qualcosa in merito anch’io. Quello che mi perplime di più è il fatto che la stragrande maggioranza di quei contenuti salvati in questi colossali data center è spazzatura, una montagna di informazioni effimere che avevano senso nei primi giorni in cui sono state pubblicate, ma che ora occupano solo spazio senza contribuire alla cultura globale del genere umano. Bruciamo letteralmente tonnellate di CO2 solo per conservare tutta questa roba. PS: mi stupisce che l’impatto del porno non sia maggiore.
grazie del post… ho immensamente apprezzato (e condiviso)