Sono giorni intensi. Gli ultimi due in particolare, in cui ho avuto il piacere di partecipare, dopo tantissimo tempo, a una conferenza internazionale, seppur in live streaming. Scoperta per caso – forse niente succede a caso – grazie a una newsletter pensata per gli abitanti di Copenhagen (Luca, ma perché cavolo segui una newsletter danese?? È una storia con tante storie, ma la risposta breve è: lasciarsi parzialmente guidare dalla serendipity). La conferenza è The Conference, conosciuta anni fa grazie a Gianfranco Chicco (ciao Gian!). Fortuna vuole che lo vengo a sapere a meno di mezz’ora dall’inizio della diretta e, felicità di fine agosto, non ho alcun vincolo che mi eviti di seguirla.
In due giorni ho seguito 10 ore di diretta con la massima concentrazione, quasi come se fossi seduto a Malmö. Durante le pause ho pranzato, fatto un sonnellino, mangiato frutta. Non ho potuto parlare con nessuno dei partecipanti e mi sono perso tutte le occasioni di networking, ma per questo è indispensabile la presenza fisica. Prossima volta.
Tra tutti i relatori posso dire di averne già incrociati online 3, per i libri che hanno scritto o per altri contenuti pubblicati online e intercettati nell’ultimo paio d’anni. Le migliori sorprese, come è naturale che sia, per una conferenza pensata per ispirare manager, creativi, innovatori, studenti, curiosi del futuro e della trasformazione digitale, a 360 gradi, sono venute da chi non conoscevo e che lavora in mondi (apparentemente molto) lontani, come è quello dell’alta ristorazione. Media Evolution, l’organizzazione alla base di The Conference, ha pensato bene di aprire la due giorni con Jordi Roca e di chiudere con Magnus Nilsson. Il primo, insieme ai fratelli, ha un ristorante stellato a Girona, Spagna, ed è considerato il miglior pasticcere del mondo. Della sua presentazione ti lascio soltanto il sito e il video del progetto in cui ha provato a stimolare i sensi di alcuni disabili sensoriali, attraverso dei dolci personalizzati a base di cacao. Spoiler: il risultato è quasi commovente.
Mi piacerebbe raccontarti ogni aspetto della conferenza che mi ha ispirato, ma dopo Jordi Roca mi limito, per ora, a segnalarti l’intervento di Magnus Nilsson. Forse conosci la sua storia per averla vista in Chef’s Table su Netflix. A 24 anni, per 13 anni, ha gestito Fäviken, considerato uno dei migliori ristoranti del mondo, con un concept particolare: ogni sera un menù unico, servito a tutti i 24 commensali alla stessa ora, alle 19, per 5 giorni la settimana, tutto l’anno. Prenotazione due volte l’anno, online, venduta nel giro di 3 ore. Il prezzo del menù era inizialmente di 1800 corone svedesi (170 euro oggi), rialzato poi a 3300 (312 euro). Il giorno in cui il prezzo è stato modificato nessuno ha fiatato, né online, né sui giornali, neanche un cliente!
L’intervento di Nilsson a The Conference non era per vantarsi dei risultati del ristorante, ma di quello che è successo quando ha capito che era il momento di cambiare progetto. Nonostante avrebbe avuto massima libertà, avrebbe potuto cucinare qualsiasi cosa avesse voluto, avrebbe potuto accumulare ricchezza col pilota automatico. Ogni sera con 24 persone che si sarebbero congratulate con lui per il magnifico lavoro. Saresti capace di rinunciare a un lavoro del genere? Eppure una mattina Nilsson non è riuscito ad alzarsi dal letto: il suo sistema emotivo gli ha lanciato un inequivocabile segnale che non poteva più andare avanti così.
Il suo intervento, nel flusso integrale dello streaming della conferenza, al minuto 6:34:22 per circa 38 minuti, più a seguire un Q&A con una domanda e una risposta che ti invito ad ascoltare (sul privilegio di poter abbandonare un lavoro).
A un certo punto dell’intervento, Magnus Nillson legge un testo, pubblicato online e all’interno di un libro. Ne riprendo giusto un passaggio e ti invito a leggerlo integralmente, soprattutto se non volessi/potessi dedicare 40 minuti all’intervento sopra:
But then something happened that I had never experienced before. I couldn’t get up. I just couldn’t move. Or, perhaps, I couldn’t make myself sit up and move out of the bed. It was such a strange thing. It wasn’t like I was physically paralyzed or anything. I could flop my body around just fine lying there. But, as opposed to how it usually works any other day – I form a thought that contains the decision to get up, which then automatically and immediately triggers a physical reaction where I actually sit up – today nothing happened. I just lay there. Even though I had decided to get up, it was like my body overruled me. I wasn’t fine, and this wasn’t good.
Magnus Nilsson
Ti invito a spendere tempo per l’intervento perché sono certo ti possa ispirare in un momento di difficoltà, capitato a me e capita a tutti prima o poi, anche a chi fa il lavoro più bello del mondo (secondo i propri canoni).
Una storia simile è anche la mia, con la decisione di lasciare un’avviata carriera nell’ambito del social media marketing. Ho procrastinato per anni una decisione che avrei potuto prendere anni prima, se avessi ascoltato il mio stomaco. A distanza di tempo sono comunque felice di aver fatto quella scelta, perché pur nell’incertezza e nella precarietà di questo momento, posso dire che è stata la scelta giusta.
Nilsson chiude ragionando della razionalità delle scelte emotive. Nel nostro mondo contrapponiamo spesso quel che ci dice lo stomaco con quello che ci dice il cervello, quando quasi sempre ciò che ci dice lo stomaco è ciò che il cervello comprende, razionalizzando la stessa scelta, solo dopo.
Se uno dei più grandi chef di successo su scala planetaria ha avuto il coraggio di ascoltare le proprie emozioni, chiudendo uno dei più grandi ristoranti di sempre, be’, credo che anche tu possa ascoltare le tue emozioni e prendere quella decisione che rimandi da troppo tempo.
Luca, non credo tu possa stupirti se ti confesso che questo tuo post mi ha commosso, emozionato e dato una bella scossa. Bisogna che ci vediamo presto e mi racconti dal vivo l’esperienza che hai vissuto con questa conferenza.
Grazie della condivisione.