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PANDEMIA Posts

Sai che l’alcol è associato al rischio di cancro?

Ho intercettato un articolo/video della televisione canadese CBC sul tema dell’etichetta per l’alcol in relazione al rischio di cancro. Il dibattito è in corso e se ne parla in televisione.

L’articolo con il video:

https://www.cbc.ca/news/health/alcohol-cancer-risk-warning-1.6715769

Il video in 10 minuti riassume la questione e il dibattito. Non sapevo che lo studio della ricerca disponibile oggi ha portato a indicare in 2 dosi di alcol a settimana come la soglia minima che fa scattare un aumento del rischio di cancro. La vecchia linea guida di 15 dosi a settimana per gli uomini e 10 a settimana per le donne non è più validata. Come non è più validato il concetto che un consumo limitato di vino rosso possa essere protettivo verso il cuore. Se questo è lo stato della ricerca internazionale, abbiamo un problema serio perché i nostri nutrizionisti e medici sono ancora fermi alle ricerche meno recenti e continuano a dare un falso senso di sicurezza sul consumo di alcol, ovviamente ben voluto dall’industria.

Facendo qualche veloce ricerca, sembra che in Italia il dibattito non sia ancora veramente partito e che in Europa il primo paese a fare da apripista è l’Irlanda. In realtà, come si vede dall’articolo, varie categorie hanno cominciato a combattere anche solo l’idea di mettere una etichetta perché ovviamente ciò comporterebbe una scelta consapevole del consumatore che finirebbe per ridurre il consumo di vino, birra e altri alcolici.

Da parte mia ho già ridotto il minimo consumo di alcol che avevo, notando che bere contribuisce a peggiorare il mio sonno e l’energia della mia giornata successiva. Posso tranquillamente fare a meno di bere, senza considerare di rinunciare a qualcosa, soprattutto se quel qualcosa fa male.

Di fatto l’etichetta è favorire una scelta consapevole, informare e non proibire. Un’industria non in mala fede dovrebbe avere a cuore i propri clienti, ma purtroppo non è così.

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Felicità nel 2023

Il primo numero dell’anno ha la storia di copertina dedicata alla felicità, argomento sempre in gran voga, ormai da anni.

La versione online è raccolta in uno speciale composto di vari articoli.

https://time.com/collection/happiness-revival-guide/

Uno di questi sfata 6 falsi miti sulla felicità. Niente di nuovo per chi è un minimo consapevole e si fa qualche domanda. Non ti sorprenderà che comprare non fa la felicità. Giusto perché un ripassino è sempre utile, per la prossima volta in cui sarai tentato di sostituire qualcosa che ancora funziona benissimo e che la spinta sociale o la televisione ti inviteranno a comprare qualcosa di cui non hai veramente bisogno:

But exactly how we spend our money can also impact happiness, says Michael Norton, a professor at Harvard Business School and co-author of the book Happy Money. Research suggests that buying stuff—designer clothing, shiny new cars, the latest gadgets—doesn’t make us happy. Rather, as people become more materialistic, their well-being plummets.

People who spend money on experiences instead of material things, however, tend to enjoy greater happiness. That’s likely because fun activities facilitate social connection and can be appreciated for what they are, not compared to someone else’s experiences (which isn’t the case with consumer goods). Experiences don’t need to be big vacations, either: “Going out for lunch with a friend instead of buying yourself some [trivial] thing” counts too, Norton says.

Spending money on others rather than on yourself can also improve happiness, Norton’s research indicates. “Giving really does pay off more than spending on yourself,” he says. “And it’s not like you have to do a billion-dollar foundation.” Only have $5 to give? “That day is going to be a happier day.”

Cosa non ti fa felice
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Quale genere?

La nostra cultura sta cambiando ma scommetto che non ti è mai capitato o ti è capitato molto raramente di vederti offerta la possibilità di classificarti con un genere diverso da maschio o femmina, vero? Sì, esiste la possibilità di includere altri generi, perché non tutti si riconoscono banalmente in maschio o femmina.

Chi raccoglie dati online, almeno nel mondo anglosassone, ha cominciato a tenerne conto, con interpretazioni molto diverse tra loro, come traccia questo sito:

https://genders.wtf/

Alcuni esempi? Alcuni hanno un risvolto comico.

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Parole e fraintendimento

Alzi la mano a chi non è mai capitato di essere mal interpretato in una conversazione in chat.

Spesso mi/ci capita di fraintendere ciò che ci viene scritto, per lo stato d’animo che abbiamo in quel momento o per altre varie interferenze. L’equivoco è dietro l’angolo.

Cosa fare? Cercare di applicare il principio della buona fede, per esempio. O fare come in questa poesia.

via

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Star bene da soli per star bene in coppia

The School of Life è una fonte di saggezza (psicologica) infinita, come in questo ennesimo video.

Il tema è stare bene con se stessi per stare bene con gli altri e, soprattutto, non cercare di avere una relazione di coppia solo per colmare il disagio di essere soli. Come purtroppo hanno fatto e fanno tante coppie.

Scommetto che hai almeno un amico a cui farebbe bene sentirsi dire ciò che il video argomenta con grazia e semplicità.

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La sauna aiuta a rimuovere tossine

Mercury wasn’t formally studied, but lead was. Study participants stayed in a 200-degree dry sauna for 15 minutes, and, based on sweating rates, about 40 micrograms of lead were forced out of the body, with some people getting rid of 100 micrograms or more per 15-minute session. So, you could drink a gallon of chicken broth, and, even if you absorbed all of the lead in the bone soup, you could be back to baseline after just one sauna session.

Nutrition Facts

I pomeriggi che passerò in sauna il prossimo weekend saranno più che utili.

Lo dice la scienza.

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La crisi dei quotidiani italiano – Ed. Novembre 2022

Un post sullo stesso argomento pubblicato un anno fa mi ha spinto ad andare a controllare gli ultimi dati, che seguono:

Di considerazioni se ne possono fare parecchie.

Il calo in percentuale è per quasi tutti i giornali lo stesso di un anno fa. La Stampa è calata meno e Il Messaggero di più. Gli altri tendenza simile, con la variante che La Verità non cresce più e Libero ha invertito la tendenza.

Notare come La Repubblica sia scesa sotto 79.000 copie al giorno, che in realtà sono almeno 10.000 in meno nei giorni in cui la vendita non è supportata dall’abbinamento dell’Espresso e del Venerdì di Repubblica: del resto è una media.

Il Sole 24 Ore è sceso sotto le 25.000 in edicola. Vende poco più di molti giornali locali/regionali.

Sì, la diffusione complessiva, che serve a valutare l’impatto pubblicitario per gli inserzionista, scende molto meno, ma il motivo è semplice: molte copie, digitali e cartacee, vengono svendute a prezzi molto più bassi del costo della singola copia, vendute in blocco ad aziende. Va da sé che molte di queste copie non vengono neanche sfogliate, men che meno che lette.

Sul piano del business è evidente che l’editoria periodica galleggi, cercando di estrarre un minimo di valore da un prodotto ormai decotto. Gli investimenti digitali di tali aziende non stanno al passo della fuga del pubblico verso il digitale, per un ritardo cronico, e quindi il calo dei ricavi, dell’influenza e dell’autorevolezza continua senza sosta, anno dopo anno.

Prevedibile quindi un ulteriore calo della qualità, un calo dei lettori, un calo dei ricavi, un calo degli investimenti, fino a mantenere una posizione sulla carta che è una frazione minima di ciò che era solo 10 anni fa, lasciando le attività digitali a supportare quel che resta di redazioni e professionalità. Più qualche contributo pubblico – i giornali servono per la democrazia, anche se dovrebbero essere più indipendenti di quanto lo siano oggi – e qualche contributo forzato fatto sganciare da Big Tech. Briciole che non cambiano la qualità ma che convincono gli azionisti a non chiudere tutto, mettendosi qualcosa ancora in tasca.

Il resto dell’editoria digitale è nicchia. Numeri in crescita, per carità, ma Fanpage.it o Il Post non hanno nulla dell’autorevolezza e della capacità che avevano Corriere della Sera o La Repubblica 20 o 30 anni fa. Si divertono e vivono, se non sopravvivono. Punto.

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I bilanci dell’anno dei blogger

Fermarsi a riflettere sull’anno passato è sempre un buon esercizio.

Complice un viaggio non programmato tra Natale e Capodanno, il mio bilancio è ancora in sospeso. Nel frattempo è sempre fonte di ispirazione notare come ognuno abbia il suo stile. Eccone tre quattro:

https://dougbelshaw.com/blog/2022/12/31/2022-in-review/

https://www.gyford.com/phil/writing/2022/12/31/2022/

https://www.lafabbricadellarealta.com/02022-radically-honest-review/

https://koolinus.net/blog/2022/12/31/40-domande-da-farsi-ogni-anno-2022/

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The White Lotus Season 2: un paio di link

The White Lotus 2 è da poco andata in onda su HBO e su Sky in Italia. Puoi vederla anche se non hai visto la prima stagione, considerando che la serie è antologica e solo un paio di personaggi della prima stagione appaiono anche nella seconda.

Il tema musicale:

Dovresti vederla per i magnifici scorci di Sicilia, per una parte del cast italiano, che in originale parla in italiano e soprattutto per i sottotesti sulle relazioni di coppia sviluppate nella serie. Merita per la musica originale, per la infinita colonna sonora di brani musicali italiani tirati fuori sempre al momento giusto, per il cast, per le location: Taormina, Palermo, Cefalù. Gran parte della storia è girata al San Domenico Palace, dove ho avuto la fortuna di soggiornare per alcuni giorni l’anno scorso. Fa uno strano effetto vedere i personaggi di una serie muoversi in un ambiente a me così familiare. Forse questo è un altro motivo per cui la serie mi ha stregato.

Solo dopo aver visto le prime quattro puntate, leggi le brillanti riflessioni di questa newsletter:

https://suckstosuck.substack.com/p/clouds-of-women-and-men

Dopo aver visto tutta la stagione, leggi anche quest’altra:

https://suckstosuck.substack.com/p/let-facts-create-you-the-end-of-white

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Cavalcare l’incertezza

La parola che ho scelto per definire il mio 2023 è incertezza.

Incertezza da tenere sempre presente, anzi, da cavalcare. Non qualcosa da percepire come preoccupante, spaventoso, temibile, negativo, ma qualcosa di inevitabile, sfidante, gestibile. Un approccio completamente diverso a quello dei più. L’incertezza è parte della vita e il 2023 ci metterà ancora di più alla prova, considerando le premesse.

La congiunzione di inflazione, aumento dei tassi, scorte e prezzo del gas ci porteranno dritti dritti in recessione. Credito meno facile, contrazione dell’economia, riduzione delle opportunità e dei posti di lavoro. Niente di drammatico o mai visto prima, ma certo uno scenario diverso da quello degli ultimi anni. Il Governo italiano dovrà fare i conti con spesa per il debito in crescita e spread in salita, ovvero con più uscite e probabilmente meno entrate per un rallentamento dell’economia, con politiche economiche che non potranno più essere espansive, perché i soldi non ci sono più.

Sul piano personale sono stato sempre un pianificatore, sia per gestire al meglio il gestibile, sia per minimizzare il rischio e l’incertezza. Continuerò a farlo, ma aggiungerò la consapevolezza, quasi come un mantra, che le decisioni che prendo hanno sempre una quota di informazione mancante che rende il risultato incerto o meno certo, anche quando non so della mancanza di queste informazioni o di avere informazioni che non sono esattamente quelle corrette. Per non parlare della necessità, per alcune decisioni, di contare su soggetti terzi che non sempre sono prevedibili fino in fondo. Aspettarsi che non tutto vada come ci aspettiamo diventa quindi quasi prevedere qualcosa che succederà, non sappiamo come, al 100%.

A tutto ciò è necessario aggiungere, per completare il quadro emotivo, un atteggiamento di monitoraggio attivo, con uno spirito e un animo leggero. La sfida è giocare con le carte che hai in mano, qualsiasi esse siano, e dare il meglio di ciò che puoi dare. Il resto, incluso il risultato finale, conta poco o nulla. L’incertezza, da questo punto di vista, diventa qualcosa da cavalcare, come un toro da rodeo, per ciò che puoi, fin che puoi, per poi rialzarti, risalire e ricominciare, cercando di stare in sella per più tempo, sempre divertendoti e senza lasciarci l’osso del collo.

Da un articolo della newsletter di Timothy Burke ho scoperto Helga Nowotny e il suo libro sull’incertezza che non posso non leggere al più presto. Seguono dei passaggi che ho sottolineato dallo stesso articolo.

The medieval European understanding of liberal education, based partially on a reinterpretation of classical ideas, asserted that elites needed an open-ended education based on the trivium and quadrivium (grammar, logic, rhetoric, arithmetic, geometry, music and astronomy) because as rulers, they would face complex and unexpected problems

It’s possible we could decompose “critical thinking” to far more specific epistemological and methodological commitments in various academic disciplines: the scientific method, thought experiments, close reading, etc. and get a better account of how to teach skepticism, provisional truth-making, and so on.

I believe in what Helga Nowotny calls “the cunning of uncertainty” and accept her argument that everyone—rich and poor, college-educated in a liberal-arts curriculum, or high-school educated in a trade, can and should cope with that cunning. By “cunning”, Nowotny means that uncertainty is an irreducible part of human life and the physical universe, and that we should follow where it leads us

I also believe in what the economist John Kay has called obliquity: that in a very concrete and empirical sense, many of our most cherished goals and values are only achievable if we do not try to achieve them directly. Tell me you want to be happy in life, and I will, following Kay, tell you that you should not try to be happy. That the road to happiness involves a long detour through uncertainty.

The uncertainty and instability of those markets is a product of the credulous and wholly ideological celebration of “creative destruction” and “disruptive innovation” by the oligarchs of our present American moment

The proposition that training for uncertainty means accepting the need to change everything about your skills, values, desires, aspirations and material situation at a moment’s notice not because you wish to change but because a few people with extraordinary wealth and power have almost incidentally destroyed everything about your status quo is not the cunning of uncertainty but the craft of exploitation and domination

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