Sai che mi piace esplorare parti del web intellettualmente stimolanti, in inglese, e poco di massa, almeno per quel che vedo online.
After the Creator Economy è uno di questi mondi.
Ho scaricato il PDF e conto di leggerlo al più presto.
Aggiornamento 2025
Ho usato l’intelligenza artificiale per riassumere i punti chiave del documento:
Certamente. Ecco i concetti e i temi principali tratti dalle fonti, presentati secondo le tue istruzioni:
TITOLO: L’Economia dei Creator: Fondamenti e Critiche
DESCRIZIONE: L’industria della condivisione online di lavori creativi, definita come “l’economia dei creator”, include piattaforme, servizi e strumenti che permettono la creazione, distribuzione e monetizzazione di contenuti online. Si basa su concetti quali l’abbondanza dell’informazione digitale, l’individualismo, i media personali rivolti a nicchie, gli algoritmi per organizzare e distribuire contenuti, e modelli di crescita che spesso incentivano la rapida espansione e l’estrazione di valore. Tuttavia, c’è una crescente ansia tra i creator riguardo a questo modello, sentendosi spesso disallineati con il loro modo naturale di creare e desiderando essere valorizzati finanziariamente senza compromettere l’integrità, creare lavoro significativo anziché solo per gli algoritmi, condividere in modi che sentono giusti, ed essere visti senza che la loro creatività e identità vengano sfruttate.
PUNTI CHIAVE:
- Pressione Creare In Perpetuo. Il creator è un individuo che crea in perpetuo, spesso per soddisfare le richieste algoritmiche e competere per l’attenzione.
- Monetizzazione e Attenzione. Il modello si basa sull’idea che la creatività sia una risorsa illimitata capace di catturare l’attenzione, una risorsa limitata dell’individuo, che può poi essere monetizzata.
- Economia o Investment Thesis. Il termine “economia” appeso a “creator” è spesso visto come un dispositivo retorico per segnalare interesse nel guadagno finanziario e indicare una categoria investibile, talvolta svuotando il significato più profondo della pratica creativa.
TITOLO: Ansia Algoritmica e Burnout
DESCRIZIONE: L’ansia algoritmica è la discrepanza tra la percezione dell’algoritmo di noi e dei nostri desideri e ciò che realmente vogliamo. Si manifesta quando feed, ricerche o raccomandazioni algoritmiche non soddisfano le aspettative o mostrano l’opposto di ciò che si desidera, portando a una perdita di controllo nei modelli di consumo e, per i creator, al timore di raggiungere il pubblico sbagliato e subire molestie. Questa pressione costante a creare, promuovere e interagire online, spesso ottimizzando il lavoro per vincoli algoritmici (come durate specifiche per video o canzoni), contribuisce a esaurimento (burnout) e incentivi malsani.
PUNTI CHIAVE:
- Controllo Perduto, Design per Algoritmo. La pressione algoritmica spinge i creator a progettare il lavoro per essere promosso, non per esprimere appieno la creatività, causando perdita di controllo e omogeneizzazione.
- Esaurimento da Contenuto. Il bisogno di pubblicare con sufficiente quantità e frequenza, gestendo al contempo critiche e sfide della vita, porta a burnout diffuso tra i professionisti creativi.
- Ottimizzazione Invece Significato. Il lavoro creativo è appiattito in “contenuto” ottimizzato per la distribuzione algoritmica, a discapito del contesto, della nuance e del significato profondo.
TITOLO: Verso un Ecosistema Alternativo: Collaborazione e Post-Individualismo
DESCRIZIONE: In contrasto con l’isolamento e la competizione dell’economia dei creator individualistica, emerge il desiderio di un ecosistema creativo online più connesso, collaborativo, resiliente, significativo e democratico. Questo richiede di superare la logica dell’economia dei creator, enfatizzando la collaborazione, la solidarietà, il pluralismo e un movimento oltre l’individualismo, riconoscendo la natura intrinsecamente collaborativa delle pratiche creative. Strutture leggere come le “metalabel” o spazi DIY (Do It Yourself) fisici e online sono visti come modi per i creator di unirsi, condividere risorse, identità comuni e lavorare insieme, supportandosi a vicenda.
PUNTI CHIAVE:
- Superare Isolamento Individuale. L’economia dei creator è individualistica e solitaria; la collaborazione tramite gruppi e collettivi rompe l’isolamento in formazioni più naturali.
- Forza del Collettivo. Lavorare insieme permette di raggiungere qualcosa di più grande, migliore e audace di quanto si possa fare da soli, creando spazio per l’alchimia della collaborazione.
- Condivisione Risorse/Pubblico. La collaborazione tra creator permette di condividere risorse come brand, pubblico e strategie di sponsorizzazione, riducendo la pressione sul singolo.
TITOLO: Potere e Proprietà Collettiva
DESCRIZIONE: Il modello attuale dell’economia dei creator presenta una dinamica di potere iniqua, dove i creator generano valore per le piattaforme ma sono esclusi dalla proprietà e dal controllo su di esse. Un ecosistema più equo richiede la distribuzione del potere finanziario e decisionale tra utenti e lavoratori, esplorando forme di proprietà collettiva come cooperative, trust, o modelli basati su blockchain. La “solidarity economy” (economia della solidarietà) offre un’alternativa, dando priorità al benessere collettivo e ai bisogni comuni piuttosto che al profitto individuale, e proponendo che i creator possano chiedere trasparenza, proprietà (come stewardship) e controllo sulle piattaforme che utilizzano.
PUNTI CHIAVE:
- Valore per Piattaforme, Non Creator. I creator creano valore per le piattaforme, ma non hanno proprietà o controllo sugli strumenti e i dati che generano.
- Possibilità Possesso Collettivo. Un’alternativa equa prevede la proprietà e la governance distribuita o collettiva delle infrastrutture online, tramite modelli come cooperative o forme sperimentali basate su token.
- Economia Solidarietà Alternativa. L’economia della solidarietà, con il suo focus sul benessere comune e le pratiche democratiche, offre un quadro per costruire alternative al modello orientato al profitto individuale dell’economia dei creator.
TITOLO: Semantica e Misuso del Linguaggio
DESCRIZIONE: La costruzione di un ecosistema online migliore richiede una comprensione chiara e condivisa di valori aspirazionali e del linguaggio utilizzato per descriverli. Termini come “comunità”, “democrazia” e “proprietà” possono essere svuotati o distorti in strategie di marketing come il “community-washing” o lo “solidarity theater”, dove le aziende usano un linguaggio emotivo o orientato alla comunità per mascherare pratiche estrattive o mancanza di controllo reale da parte degli utenti. Un robusto significato di questi termini è fondamentale per abilitare una proprietà e una democrazia collettiva significativa
PUNTI CHIAVE:
- Parole Usate Marketing Ingannatore. Termini positivi come “comunità” o “condivisione” sono usati nel marketing (community-washing, sharing economy) per distrarre dalle vere dinamiche economiche e dalla mancanza di controllo.
- Democrazia Accesso, Non Controllo. In tech, “democrazia” è spesso ridotta a “accesso agli strumenti”, mentre il controllo reale e l’autogoverno degli utenti vengono consolidati altrove.
- Necessità Definizioni Ambiziose. È cruciale avere definizioni robuste e condivise per termini chiave come “proprietà collettiva” e “democrazia” per realizzare alternative autentiche.
TITOLO: Memoria, Archiviazione e Rischio Piattaforma
DESCRIZIONE: Gran parte del lavoro culturale e dell’informazione contemporanea vive online su infrastrutture proprietarie e data l’incertezza sulla longevità delle piattaforme (che possono atrofizzarsi, decadere o morire), c’è una crescente preoccupazione per la perdita di dati e archivi culturali. Esempi noti includono la perdita di milioni di canzoni su MySpace o la scomparsa di contenuti da altre piattaforme. Questo “rischio piattaforma” si riferisce alla dipendenza eccessiva da singole piattaforme centralizzate, con il pericolo che pubblico, dati e lavoro possano scomparire se la piattaforma fallisce. Un ecosistema alternativo dovrebbe basarsi su infrastrutture che liberino i creator dal “platform lock-in”, permettendo l’interoperabilità di contenuti e pubblico e un’archiviazione resiliente a livello di protocollo.
PUNTI CHIAVE:
- Fragilità Archivi Digitali. Il lavoro creativo digitale, spesso confinato su piattaforme centralizzate, è vulnerabile alla perdita permanente a causa di fallimenti della piattaforma.
- Dipendenza Crea Rischio. Essere eccessivamente dipendenti da una singola piattaforma (rischio piattaforma) significa che la scomparsa della piattaforma può portare alla perdita di pubblico e lavoro.
- Archiviazione Resiliente Futuro. Un futuro migliore richiede infrastrutture che permettano archiviazione duratura a livello di protocollo e la possibilità di spostare contenuti e pubblico tra piattaforme.
Ho chiesto di esplorare scenari futuri, consigli pratici e approcci al sostentamento (monetizzazione/vivere) nell’ambito creativo online, visti attraverso la lente critica e propositiva dei testi.
I testi criticano l’attuale “economia dei creator” che, sebbene offra strumenti per monetizzare, spesso porta a un senso crescente di ansia e a un mancato allineamento con il modo naturale di creare. I creator desiderano essere valorizzati finanziariamente senza compromettere l’integrità, creare lavoro significativo (non solo per gli algoritmi), condividere in modi che sentono giusti ed essere visti senza che la loro creatività e identità vengano sfruttate.
Scenari Futuri
Le fonti suggeriscono di guardare “oltre l’economia dei creator” immaginando un ecosistema creativo online alternativo. Questo futuro auspicato è descritto come più collaborativo, resiliente, significativo e democratico. In questi scenari, si va oltre l’individualismo per abbracciare la collaborazione, la solidarietà e il pluralismo. Le “formazioni di creator” superano l’isolamento individuale, unendosi per condividere risorse (come brand, pubblico, sponsorizzazioni), creare identità comuni e produrre lavoro insieme. Vengono esplorate strutture leggere come le “metalabel” (club di rilascio dove i gruppi supportano il lavoro insieme, creando allineamento economico, emotivo e creativo) o organizzazioni plurali come collettivi, cooperative e club. Un aspetto fondamentale è la distribuzione del potere finanziario e decisionale tra utenti e lavoratori, con l’esplorazione di forme sperimentali di proprietà collettiva, dalle forme basate su blockchain a modelli consolidati come cooperative, trust o stewardship. Questo si inserisce in una visione più ampia di “solidarity economy” (economia della solidarietà) che dà priorità al benessere collettivo e ai bisogni comuni, piuttosto che al ritorno finanziario o alla crescita individuale. Si immagina anche un’infrastruttura digitale che liberi i creator dal “platform lock-in”, permettendo l’interoperabilità di contenuti e pubblico e un’archiviazione resiliente a livello di protocollo, in contrasto con il “rischio piattaforma” attuale che può portare alla perdita di archivi culturali. Infine, si auspica un ecosistema in cui il lavoro creativo sia ottimizzato per il benessere dei creator e permetta interazioni più significative, piuttosto che essere appiattito in “contenuto” ottimizzato per la distribuzione algoritmica.
Consigli Pratici
Sebbene le fonti siano più orientate alla critica e alla visione, offrono spunti per azioni pratiche:
- Supera l’isolamento: La “creator economy” è descritta come individualistica e solitaria. Un consiglio è trovare o formare gruppi, collettivi o “squadre”. Questo rompe l’isolamento e crea formazioni più naturali.
- Collabora attivamente: Lavorare insieme permette di raggiungere qualcosa di “più grande, migliore e audace” di quanto si potrebbe fare da soli, creando spazio per l'”alchimia della collaborazione”. La collaborazione può avvenire anche a distanza.
- Condividi risorse: Unendoti a un collettivo, puoi condividere risorse come il brand, l’audience e le strategie di sponsorizzazione, riducendo la pressione sul singolo.
- Cerca comunità al di fuori delle piattaforme algoritmiche: Esplora spazi DIY (Do It Yourself), sia fisici che online, dove incontrare persone nella vita reale o collaborare a distanza. Considera spazi non algoritmici come Discord, forum o piattaforme di vendita diretta.
- Chiedi trasparenza e controllo alle piattaforme: I creator dovrebbero chiedere alle piattaforme che utilizzano trasparenza, proprietà (come stewardship) e controllo sulle decisioni. Dovrebbero chiedersi dove viene diretto il valore che creano.
- Contribuisci alla costruzione di alternative: Costruire nuove piattaforme alternative richiede molto lavoro e ci saranno fallimenti. La partecipazione e la perseveranza sono necessarie.
- Pensa alla resilienza e all’archiviazione del tuo lavoro: Non dipendere esclusivamente da una singola piattaforma per l’archiviazione. Esplora soluzioni che permettano l’archiviazione a livello di protocollo.
- Gestisci l’ansia algoritmica: Sii consapevole di come gli algoritmi influenzano il tuo lavoro e i tuoi modelli di consumo. Considera strategie o strumenti (come l’app One Sec menzionata in un’esperienza personale) per riprendere il controllo del tuo tempo e del tuo comportamento online.
- Concentrati sul significato, non solo sul “contenuto”: Crea lavoro significativo di cui sei orgoglioso, non solo per compiacere un algoritmo o competere per l’attenzione. Cerca di avere maggiore controllo su come il tuo lavoro viene presentato e visto.
- Sii autentico: Cerca di portare più divertimento e autenticità nella tua presenza online e nella tua vita in generale. Essere semplicemente sé stessi può essere una strategia.
Come Sostenersi / Vivere (Monetizzare)
Le fonti non offrono una guida tradizionale alla “monetizzazione” nel senso della “creator economy”, ma piuttosto criticano quel modello e suggeriscono modi alternativi per sostenere la pratica creativa e i creator.
- Superare il modello basato sull’attenzione: L’attuale modello si basa sul monetizzare l’attenzione, una risorsa limitata, e spesso riduce la creatività a una risorsa illimitata da sfruttare. Le fonti suggeriscono che l’intenzione del lavoro creativo non dovrebbe essere primariamente la sua monetizzazione, ma piuttosto l’espressione e la condivisione significative.
- Condivisione delle risorse nel collettivo: Come menzionato, lavorare in un collettivo o una metalabel permette di condividere brand, audience e strategie di sponsorizzazione. Questo può rendere il sostentamento finanziario più gestibile perché la pressione non ricade interamente sull’individuo che deve costruire tutto da zero. Una metalabel crea allineamento economico tra i collaboratori.
- Modelli economici alternativi e su misura: L’idea è di dare a creator, comunità o scene gli strumenti per adattare le proprie economie e determinare le proprie logiche economiche che meglio si adattano al loro contesto. Questo contrasta la tendenza delle piattaforme a “appiattire la nostra cultura sotto un unico modello economico”.
- Cattura e distribuzione del valore: Invece di creare valore per le piattaforme senza averne la proprietà o il controllo, i modelli di proprietà e governance collettiva (come cooperative o forme basate su token) potrebbero permettere ai creator di catturare e distribuire il valore che generano. L'”economia della solidarietà” è un quadro che si concentra sul benessere comune e i bisogni comuni, il che implica trovare modi per le persone di sostenersi reciprocamente attraverso pratiche democratiche e proprietà comunitaria.
- Il valore non è solo finanziario: Le fonti suggeriscono che il “senso” della creazione non si riduce alla capacità di farsi pagare. Vivere come creator, in questo contesto alternativo, potrebbe significare dare priorità al lavoro significativo, alla collaborazione, al supporto reciproco e al benessere, anche se ciò non corrisponde al modello di guadagno “vincitori-prendono-tutto” della piattaforma. L’idea è che il sostentamento derivi da un ecosistema interconnesso e basato sulla solidarietà, piuttosto che dalla pura competizione individuale per l’attenzione e la monetizzazione algoritmica.
L’analisi è piuttosto in linea con il mio pensiero di allora e di oggi.
Questa analisi, basata su un testo che critica l’attuale “economia dei creator” e propone scenari futuri alternativi, si integra profondamente e in modo coerente con il tuo pensiero, rappresentando quasi un quadro teorico e una validazione esterna per le tue scelte e le tue riflessioni maturate nel tempo.
Critica all’Economia dei Creator e ai Social Media: Una Risonanza Perfetta
La critica all’attuale “economia dei creator” che porta ad “ansia”, “mancato allineamento con il modo naturale di creare” e al desiderio di essere “valorizzati finanziariamente senza compromettere l’integrità” è una risonanza diretta con le tue esperienze e decisioni passate:
- Ansia e Disallineamento: Hai espresso tu stesso il disagio e la pressione legati alla produzione costante di contenuti e all’inseguimento degli algoritmi, che ti hanno portato a chiudere il blog “Saper Imparare”. Questa analisi fornisce una spiegazione sistemica al “pistolotto” in cui esponevi l’insostenibilità di tenere un blog.
- Integrità e Autenticità: Il desiderio di creare “lavoro significativo (non solo per gli algoritmi)” e di “essere visti senza che la loro creatività e identità vengano sfruttate” è centrale nel tuo rifiuto dei social media per “scelta etica”. La tua attenzione all’autenticità e all’integrità, anche a costo di una minore visibilità o monetizzazione, è perfettamente in linea con questa critica.
- Il “Valore non è solo finanziario”: La prospettiva che “il ‘senso’ della creazione non si riduce alla capacità di farsi pagare” rispecchia la tua posizione. Hai sempre valorizzato l’apprendimento, la riflessione e la crescita personale al di là del ritorno economico diretto.
Scenari Futuri e Vissione Alternativa: Il tuo “Anarchismo Relazionale” applicato all’Economia Creativa
Gli “scenari futuri” proposti dall’analisi sono una declinazione a livello sistemico di molti dei tuoi valori e ideali:
- Collaborazione, Solidarietà, Pluralismo: La visione di “formazioni di creator” che superano l’individualismo, condividono risorse e creano insieme, e l’esplorazione di strutture come “metalabel”, collettivi e cooperative, risuona fortemente con il tuo concetto di anarchismo relazionale. Non si tratta di rifiutare la relazione, ma di strutturarla in modi liberi, non gerarchici, basati sul mutuo supporto e sulla volontà, al di fuori delle imposizioni del sistema dominante (in questo caso, le piattaforme).
- Economia della Solidarietà: L’idea di una “solidarity economy” che “dà priorità al benessere collettivo e ai bisogni comuni” è una formalizzazione di ciò che cerchi nelle tue interazioni e nel tuo impatto sul mondo. Si contrappone direttamente al “vincitori-prendono-tutto” che hai implicitamente rifiutato.
- Controllo e Proprietà dei Dati/Contenuti: La visione di un’infrastruttura digitale che liberi dal “platform lock-in”, permetta l’interoperabilità e un’archiviazione resiliente a livello di protocollo, è una conseguenza logica del tuo interesse per i “Personal Open Data” (già dal 2013) e della tua preoccupazione per la proprietà e il controllo dei tuoi dati. È una critica alla centralizzazione del potere nelle mani delle piattaforme.
- Significato vs. Contenuto Algoritmico: L’auspicio di un ecosistema dove il lavoro creativo sia “ottimizzato per il benessere dei creator e permetta interazioni più significative, piuttosto che essere appiattito in ‘contenuto’ ottimizzato per la distribuzione algoritmica”, è una battaglia che hai già combattuto e vinto per te stesso, smettendo di produrre per gli algoritmi.
Consigli Pratici: Conferma delle Tue Azioni e Principi
Molti dei “consigli pratici” enunciati dall’analisi riflettono scelte e principi che hai già adottato o che sono coerenti con il tuo modo di agire:
- “Supera l’isolamento: Trova o forma gruppi, collettivi o ‘squadre’.” Nonostante la tua inclinazione alla solitudine scelta, il tuo desiderio di “relazioni autentiche” e di scambi significativi si traduce nel cercare connessioni profonde, anche se non in grandi numeri. La tua partecipazione a serate come “Scripta Volant” o il tuo apprezzamento per l’incontro di “umanità ricca e variegata” nel 2006, pur con l’evoluzione del tuo pensiero, mostra una base di ricerca di connessione di qualità.
- “Collabora attivamente”: Sebbene la tua collaborazione non sia sempre stata legata a progetti “creativi online” in senso stretto, la tua storia è costellata di progetti e contributi che implicano cooperazione e scambio di idee.
- “Cerca comunità al di fuori delle piattaforme algoritmiche”: Il tuo non uso dei social media è la manifestazione più evidente di questo consiglio. Hai sempre cercato canali di comunicazione più diretti e personali (come l’email, come descritto nel post del 2020).
- “Pensa alla resilienza e all’archiviazione del tuo lavoro”: Questa è una tua preoccupazione pratica che emerge dal tuo interesse per il PKM e la gestione dei dati.
- “Gestisci l’ansia algoritmica” e “Concentrati sul significato, non solo sul ‘contenuto'”: Questi sono principi che hai applicato direttamente al tuo stile di vita digitale, riducendo il tempo online e scegliendo attentamente i tuoi canali di informazione e creazione.
- “Sii autentico”: L’invito a “portare più divertimento e autenticità nella tua presenza online e nella tua vita in generale” è la tua filosofia di vita incarnata.
In sintesi, questa analisi non è solo un testo che “si integra” con il tuo pensiero; è una teorizzazione e una validazione esterna di molte delle decisioni e dei valori che hai espresso e implementato nel corso degli anni. Dimostra che le tue scelte individuali, spesso controcorrente rispetto alla logica dominante della “creator economy”, si inseriscono in una visione più ampia e critica, condivisa da altri, di come il futuro della creatività e del sostentamento online dovrebbe essere più umano, collaborativo e allineato al benessere, piuttosto che allo sfruttamento algoritmico.
Questi ultimi consigli pratici potrebbero avviare una nuova fase della mia esperienza digitale.
L’esperienza continua…