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Tag: pubblicità

Bloccare la pubblicità è autodifesa… e il futuro

Da molto tempo uso tecnologie che bloccano la pubblicità navigando, sia da desktop, sia da mobile. Su desktop uso uBlock Origin e su Android uso AdBlock Browser.

Lo faccio per varie ragioni: non voglio essere distratto, soprattutto dai video pubblicitari e dai banner invasivi, non voglio attendere per il caricamento della pagina e da mobile voglio anche risparmiare dati. La ragione principale è che non voglio che la pubblicità occupi spazio nella mia mente e che riduca la mia attenzione, bene prezioso e limitato. Lo stesso vale per altri tipi di pubblicità, come gli spot pubblicitari, banditi da casa mia, visto che non vedo tv lineare da anni ormai. Non sai come si sta meglio, se non hai mai provato per un periodo sufficiente lungo a disintossicarti.

Si tratta di un comportamento poco etico? Niente affatto, dal mio punto di vista. Già adottando una app come Pocket, mi sono … Continua a leggere

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Gli utenti bloccano la pubblicità online, ma Google, Amazon e Microsoft non stanno a guardare

Giusto domenica scrivevo sul Sole 24 ore dei dati relativi agli utenti che, su scala globale, bloccano la pubblicità, banner e annunci. Quasi 150 milioni di persone si sono attrezzate (compreso il sottoscritto) per fare a meno di distrazioni durante la navigazione.

A quanto pare, proprio domenica, il Financial Times racconta di come Google, Microsoft e Amazon si siano accordate con Eyeo, la società a capo del più popolare tra i software blocca pubblicità, ovvero AdBlock Plus, per far comunque passare i propri annunci.

L’estensione che consiglio per bloccare la pubblicità è uBlock, open source, gratuito e senza conflitto d’interessi alcuno. Lo puoi installare su Chrome, Safari e Firefox.

A seguire il pezzo che ho scritto per Il Sole 24 Ore.… Continua a leggere

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Branded channel su Panorama.it e l’informazione diventa pubblicità

pubblicita

Oggi viene lanciato il nuovo Panorama.it, con un (responsive) design che lo rende fruibile da qualsiasi dispositivo e qualche altra novità. Quella forse più impattante, sul piano dell’informazione, è il branded channel, ovvero una sezione sponsorizzata i cui contenuti sono prodotti dallo sponsor e appaiono come un articolo qualsiasi.

L’unica differenza rispetto agli altri articoli è la testata del menù che riporta “branded channel” e una frase al termine dell’articolo, solo al termine, in cui c’è scritto “I contenuti di questo post sono stati prodotti integralmente da ActionAid“, perché ActionAid è il primo sponsor dell’iniziativa. Chi clicca sull’articolo da un qualsiasi link, scopre che si tratta di una pubblicità solo se arriva fino alla fine dell’articolo stesso e legge la frase finale.

Da parte mia non ritengo sufficiente un disclaimer simile, perché poco visibile e su questo equivoco si gioca certamente l’appetibilità di una operazione … Continua a leggere

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Quel che Google sa di te e il dilemma da un trilione di dollari

Attraverso Android, la ricerca, Gmail, YouTube, Google Maps, Google Now, Google Calendar, Google Analytics, Chrome, Google è una CIA privata.

A seconda dei punti di vista, tutto ciò può apparire meraviglioso o inquietante. Dal mio punto di vista è più inquietante, ma c’è chi (Marius Luther), sembra neanche con troppa ironia, sia più che entusiasta. Così entusiasta da chiedere a Google di smettere di limitarsi e di cominciare a usare questi dati per rendere il mondo della pubblicità più efficiente, permettendo alle aziende di liberare risorse per ricerca e sviluppo, invece di comprare banner e spot in tv che non sono assolutamente efficienti.

La tabellina sotto sintetizza cosa Google sa di te e quali informazioni potrebbe usare per rendere la pubblicità che ti mostra più efficiente.

Clicca per ingrandire

google

Tutto ciò ti inquieta o ti rassicura?

Fonte: Marius Luther.… Continua a leggere

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La stampa continua a perdere pubblicità

Semmai ci fossero dubbi su come la tendenza alla fuga della pubblicità non sia un fenomeno passeggero, nei primi mesi del 2014 (rispetto allo stesso periodo precedente) la stampa (giornali e periodici) perde il 15% di ricavi pubblicitari. Questi si aggiungono a circa il -25% e al -20% dei due anni precedenti.

giornali

In pratica siamo al -50% di ricavi pubblicitari in tre anni. Ammesso che l’emorragia si arresti o ci sia una minima inversione di tendenza da qui a un anno, siamo sempre a -50% rispetto al passato.

Non credo sia necessario un ulteriore commento, no?

Credit: la tabella è tratta da Italia Oggi.… Continua a leggere

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Modelli alternativi alla pubblicità per l’editoria online

Maria Popova è un caso da studiare. A Toc New York 2013 Popova ha tenuto un keynote di 19 minuti sui modelli alternativi alla pubblicità nel sostegno all’editoria online, partendo dalla sua esperienza di Brain Pickings, blog che ti consiglio di seguire vivamente (anche nei consigli di lettura che propone).

Maria Popova

Dopo aver visto il video, ti consiglio anche di leggere la polemica proprio su Brain Pickings e sul suo sostentamento, con donazioni e senza pubblicità, ma con i link affiliati ad Amazon (che uso anch’io su questo blog). Leggi Felix Salmon a tal proposito (prima parte e seconda parte).

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Shell in Artico, farsi del male con i social media, o no?

L’idea di creare campagne pubblicitarie dal basso non è nuova. Shell ha pensato di mettere a disposizione della rete uno strumento per generare banner e manifesti con una immagine e un testo, insieme al logo Shell. L’idea è venuta per lanciare una campagna di comunicazione sulle trivellazioni in Artico. Ma… possibile? Possibile che una grande azienda con scheletri nell’armadio in quantità rischi la propria reputazione con uno strumento attaccabile da detrattori?

shell

La risposta è no, perché il sito non è Shell, ma il frutto di una campagna contro Shell. Lo si evince analizzando i testi con attenzione, valutando i link e, in via definitiva, individuando il titolare del dominio, che non è affatto Shell.

Più di uno in rete c’è cascato, pensando fosse Shell a volersi suicidare con una campagna social a forma di boomerang. In realtà è solo il frutto della creatività di attivisti ambientalisti che ne … Continua a leggere

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Chi crede ancora alla pubblicità? Indagine Nielsen

Aziende in ascolto drizzate le orecchie. Dove investite in pubblicità? Quanto è efficace il vostro investimento? Nielsen, nella sua indagine periodica sulla fiducia nella pubblicità ha qualche numero su cui riflettere. Dal comunicato stampa, che trovi online:

Il 92% dei consumatori in tutto il mondo dichiara di fidarsi dei media “earned”, come il passaparola e le raccomandazioni da parte di amici e parenti, più di tutte le altre forme di pubblicità, con un incremento del 18% dal 2007. […] I commenti dei consumatori online sono la seconda forma più affidabile di pubblicità: dei consumatori globali intervistati online il 70% dichiara, infatti, di fidarsi di questa modalità di comunicazione, con un aumento del 15% in quattro anni.

L’indagine Global Trust in Advertising di Nielsen, condotta intervistando oltre 28.000
utenti internet in 56 Paesi, dimostra che, anche se quasi la metà (47%) dei consumatori di tutto il mondo dichiara di

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