Skip to content →

Tag: smartphone

Come non fare niente

Stare senza far nulla, nell’era in cui appena ci annoiamo abbiamo un riflesso pavloviano e prendiamo lo smartphone in mano, è un’impresa. In questo senso il libro di Jenny Odell How to do nothing è manna dal cielo. L’inizio promette molto bene:


Nothing is harder to do than nothing. In a world where our value is determined by our productivity, many of us find our every last minute captured, optimized, or appropriated as a financial resource by the technologies we use daily. We submit our free time to numerical evaluation, interact with algorithmic versions of each other, and build and maintain personal brands. For some, there may be a kind of engineer’s satisfaction in the streamlining and networking of our entire lived experience. And yet a certain nervous feeling, of being overstimulated and unable to sustain a train of thought, lingers. Though it can be hard to grasp before

Continua a leggere 3 Comments

Yondr, la soluzione ideale per limitare lo smartphone in occasioni speciali

Yondr sembra l’uovo di Colombo. Una custodia che contiene lo smartphone, ma ne impedisce l’uso. Ce l’hai con te, ma non lo puoi controllare e così finisce che ti concentri sulle persone o sul contenuto dell’evento.

In Italia è stato sperimentato in una scuola del piacentino lo scorso anno, con un po’ di buona stampa. Chissà che non si possa diffondere in eventi, pubblici e privati. A San Francisco lo promuovono anche come servizio per le cerimonie e i matrimoni. Forse riesco ad avere un appuntamento dalla società che lo ha realizzato.

To be continued…

viaContinua a leggere

Comments closed

Socializzare online non ha i benefici del socializzare, anzi

Secondo uno studio citato a seguire, socializzare online toglie valore alla socializzazione faccia a faccia. Non aggiunge.

In a study at the University of Virginia, we tracked the social behavior and well-being of 174 millennials over the course of a week. At five random times each day, we sent each person a one-minute survey to complete on their mobile phone. We asked what they had been doing in the previous 15 minutes, including whether they were socializing in person or digitally (such as by texting or using social media). We also asked how close or distant they were feeling to other people, and how good or bad they were feeling overall.

We weren’t particularly surprised to find that people felt better and more connected during times when they only socialized face-to-face, as compared with when they weren’t socializing at all. This fit with decades of existing research. We didn’t

Continua a leggere Comments closed

Meno smartphone, più felicità

Mostly, I became aware of how profoundly uncomfortable I am with stillness. For years, I’ve used my phone every time I’ve had a spare moment in an elevator or a boring meeting. I listen to podcasts and write emails on the subway. I watch YouTube videos while folding laundry. I even use an app to pretend to meditate.

Kevin Roose

La consapevolezza verso la riduzione dell’uso dello smartphone sta crescendo, almeno sui media. Bel pezzo di Kevin Roose del New York Times che documenta la sua esperienza di passaggio da 5 ore al giorno a un’ora al giorno di uso dello smartphone. Da prendere come un incoraggiamento a ridurne l’uso. Si può fare e fa star meglio.… Continua a leggere

3 Comments

Smartphone e sigarette

You’re gonna look at allowing a 13-year-old to have a smartphone the same way that you would look at allowing your 13-year-old to smoke a cigarette

Cal Newport sul tema dell’equilibrio digitale, con un nuovo libro in uscita a febbraio sul minimalismo digitale. Intervista tutta da leggere.… Continua a leggere

Comments closed

Smartphone: riprendi il controllo della tua attenzione (e della tua vita)

Siamo andati così fuori controllo del nostro tempo passato nell’uso dello smartphone che c’è chi consiglia qualcosa di quasi eretico. Rendere lo smartphone un po’ meno smart

https://nomasters.io/posts/dumber-phone

Sulla stessa scia, questa è la home del mio smartphone. Niente dopamina.


Aggiornamento 2025

Il cuore del problema risiede nella capacità dello smartphone di offrire un “portale sempre attivo e connesso” a macchine a ricompensa variabile (email, social media, news feed), che agiscono come un “casinò tascabile” dirottando i nostri centri del piacere con un flusso continuo di dopamina. Questa dinamica, che l’autore definisce parte del “capitalismo della sorveglianza”, ci spinge a condividere dati personali in cambio di gratificazione e ad alterare i nostri comportamenti. Lo smartphone è il “metodo di consegna” di questa “dose” di dopamina, grazie alla sua portabilità, alle notifiche push e alla vicinanza ai nostri organi sensoriali.


Consigli pratici per un utilizzo consapevole dello smartphone (e aggiornamenti a

Continua a leggere One Comment

Iperconnessi

Quale l’effetto della tecnologia, di internet mobile, dello smartphone sempre in tasca nei più giovani?

Iperconnessi, appena pubblicato da Einaudi, prova a dare qualche risposta.… Continua a leggere

3 Comments

La dittatura dello smartphone

Il nostro rapporto con lo smartphone non è sempre equilibrato. Il video di Moby è provocatorio, ma stigmatizza comportamenti reali. Cambiare comportamento si può, a patto di renderci consapevoli che qualcosa non va.… Continua a leggere

Comments closed

La forza di attrazione del telefono, in un romanzo

L’equilibrio digitale dove meno te l’aspetti, in un romanzo.

Saeed opponeva un minimo di resistenza alla forza d’attrazione del suo telefono. Trovava l’antenna troppo potente, la magia che produceva troppo ipnotica, come se avesse sempre pronto davanti un banchetto sconfinato, e rischiasse di ingozzarsi, ingozzarsi, fino a sentirsi inebetito e nauseato, e cosí aveva rimosso o nascosto o limitato quasi tutte le applicazioni. Il suo telefono poteva chiamare. Il suo telefono poteva mandare messaggi. Il suo telefono poteva scattare foto, identificare corpi celesti, trasformare la città in una mappa quando lui stava guidando. Ma questo era tutto. O quasi. Si riservava anche ogni sera un’ora in cui attivava il browser e si perdeva in angoli poco frequentati di internet. Ma quell’ora era severamente regolata, e c’era un timer a segnalarne la conclusione, uno scampanellio garbato e arioso, come dal fatato pianeta di una sacerdotessa della fantascienza vestita d’azzurro luccicante,

Continua a leggere Comments closed