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Blog, web attenzione e netdipendenza

Pubblico a seguire l’intervista che ho rilasciato a Maria Luisa Spera, tesista del Prof. Giovanni Boccia Artieri sul tema del narcisismo digitale.

Da quanto tempo sei nella blogosfera e che cosa ti ha affascinato della dimensione “online” per incentivarti ad entrare?

Ho aperto il mio primo blog nel dicembre del 2002 dopo averli scoperti circa un anno prima. Un bel po’ di tempo, no? Due sono le dimensioni che mi hanno sempre affascinato del fenomeno blog e della comunicazione online. Da un lato le potenziali di espressione per il singolo individuo, di rivolgersi al pubblico di altri navigatori interessati e condividere ciò che lo appassiona, con la conseguenza di trovare propri simili che rispondono, partecipano e dialogano insieme a te. L’altra è la dimensione informativa. Il poter valutare un insieme di fonti globali sugli argomenti che più ti interessano, senza dover dipendere né dall’edicola, né dalla tv, né dalla libreria per soddisfare questa esigenza informativa, generalista o di nicchia che sia. Si moltiplicano le fonti, si entra in profondità, si dialoga con la stessa fonte e, conoscendo almeno l’inglese, si va direttamente alla fonte primaria, potendosi fare una opinione non mediata, cosa non da poco.

In che modo credi che il blog serva per sentirsi al centro della “web attenzione”.

Un effetto riflettore puntato addosso, nel momento in cui ti accorgi che c’è un pubblico che ti segue con fedeltà, piccolo o grande che sia, e che si fa delle aspettative sul tuo lavoro, indubbiamente esiste, ma credo sia una conseguenza e non un punto di partenza. Per sentirsi al centro dell’attenzione forse oggi i social network soddisfano questa voglia in maniera più immediata e meno faticosa. Se il blog poteva servire a questo scopo, ora lo ritengo soppiantato.

In che modo ritieni che un blogger abbia bisogno degli altri utenti (lettori che commentano, chiedono consigli, criticano, ecc.) nel suo essere blogger?

ne ha molto bisogno, per migliorare e sentire di non parlare al vento. Le statistiche di accesso hanno le stesso scopo: contare con mano il pubblico che viene a leggerti, ragione per continuare a scrivere, anche se non unica. Un blogger scrive prima di tutto per sé stesso, prima che per gli altri.

Come valuti la tua reputazione in Rete? Utilizzi classifiche? In che modo?

Uso semplicemente i motori di ricerca – web, twitter, friendfeed, blog – per leggere chi mi cita, chi parla di me, chi linka il mio blog. Le classifiche di blog hanno fatto il loro tempo, considerando che i blog sono parte dell’ecosistema della comunicazione social e non la comunicazione social. Non le seguo da tempo. Butto invece con interesse un occhio a strumenti come Klout, che vogliono misurare l’influenza di un utente, a partire da Facebook e Twitter. Sarà interessante seguirne l’evoluzione.

Credi che esistano fenomeni di netdipendenza, legati alla blogosfera? Di che tipo?

Non credo che ne esistano, o almeno non credo di essermici mai imbattuto. Volendo ipotizzarne, potrebbe esistere il caso di lettori così affezionati ai propri blogger preferiti, da seguirli in maniera spasmodica o morbosa, magari nel caso di blog molto personali, vivendo un po’ la vita degli altri. Ammesso che esistano, non credo che siano molto diffusi

Published in Formazione permanente Lavora meglio