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Blogger embedded in Afghanistan

A partire dai prossimi giorni avrò la possibilità di vivere un’esperienza che non capita tutti i giorni. La Nato, su interessamento dell’Ambasciata americana a Roma, mi ha selezionato per partecipare ad un giro dell’Afghanistan come blogger embedded con le truppe presenti sul posto. Per ragioni di sicurezza non posso e non potrò anticipare nulla su itinerario, date e luoghi visitati, ma qui, su Twitter e su Facebook ci saranno aggiornamenti quotidiani o quasi, a partire da questa settimana.

Ciò a cui parteciperò è una visita di alcuni giorni, prima del quartier generale Nato a Bruxelles, poi dell’Afghanistan a partire dalla capitale ovviamente, ma non solo. A quanto mi è stato detto la Nato promuove questi press tour con una frequenza di 3/4 all’anno, invitando giornalisti provenienti dai paesi che hanno truppe nel paese. Lo scopo è di consentire alla stampa di informare l’opinione pubblica sui progressi e sull’evoluzione della società civile locale verso un processo democratico di sviluppo, guidato e promosso dalla Nato stessa.

Come si evince da una testimonianza di un blogger di lingua tedesca pubblicata nel febbraio di quest’anno, la Nato ha tutto l’interesse a mostrare la faccia della medaglia (ammesso che ci sia, ma lo verificherò presto) che le tv e i giornali non mostrano, lasciando spazio quasi soltanto all’altra faccia, quella degli attentati, del sangue, della violenza. Mi è stata garantita massima libertà di espressione e la eserciterò al meglio, pur nei limiti dettati dalla sicurezza e di altre regole che sono chiamato a sottoscrivere (simili a queste) per poter partecipare.

Il fenomeno del blogger embedded non è nuovo, anche se non mi risultano altri blogger italiani inviati su teatri di guerra al seguito di contingenti italiani o alleati. Con una rapida ricerca ho tracciato due blogger embedded in Afghanistan, il canadese Bill Roggio e l’inglese Michael Yon. Quest’ultimo è stato anche lungamente in Iraq, con le truppe inglesi, prima di trasferirsi in Afghanistan.

Oggetto della mia visita saranno i cosiddetti PRT, Provincial Reconstruction Team, ovvero gruppi di lavoro promossi dalla Nato (e dal governo USA) e composti da militari, diplomatici ed esperti con l’obiettivo di agevolare la ripresa post bellica in aree instabili. Per questo dovrei poter incontrare e intervistare esponenti della società civile afghana, politici locali, diplomatici e militari delle truppe Nato (e italiane). Mi è stata promessa una connessione internet da poter usare a fine giornata per inviare report in Italia – al momento non ho accordi con alcuna testata italiana, ma non è da escludere che qualcosa si attivi all’ultimo minuto – aggiornare questo blog e Twitter.

L’instabilità della regione – basta leggere i giornali degli ultimi giorni per capire a cosa mi riferisca – potrebbe in parte limitare i miei spostamenti e il programma, al quale parteciperanno altri 5/6 giornalisti europei. Le misure di sicurezza sono severe e quindi non sarà possibile muovermi senza il supporto Nato e mi doteranno di elmetto e giubbotto antiproiettile. Sono il primo ad essere tranquillo e fiducioso che tutto andrà nel migliore dei modi, quindi ti invito espressamente a non preoccuparti troppo per me.

Al prossimo aggiornamento

Published in Esperienze

13 Comments

  1. Deve essere un’esperienza davvero fantastica. Ti seguirò più spesso del solito. E in bocca al lupo.

  2. Ciao Luca, in bocca al lupo e fai attenzione. Leggerò con interesse i tuoi racconti, spero potrai anche filmare qualcosa.

  3. Sonia Lombardo Sonia Lombardo

    Ma come si fa ad essere selezionati dalla NATO?

  4. Luca Conti Luca Conti

    Sonia,

    l’interessamento è venuto dall’ambasciata USA a Roma, che mi ha proposto di candidarmi

  5. Buon lavoro Luca, sarà molto interessante il tuo racconto, sempre che tu riesca a parlare anche con la popolazione e compatibilmente con quello che vorranno farti vedere.
    In bocca al lupo

  6. Questo sì che è un viaggio! Complimenti, ti seguiremo come al solito!

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