L’altra sera è venuto a trovarci il nostro amico. Lui e la sua orrenda fidanzata si erano mollati, finalmente. Era la terza volta che si mollava con lei in particolare, ma ha insistito che quella era la volta buona. Passeggiava in cucina, ripercorrendo le diecimila piccole umiliazioni e angosce della loro storia di sei mesi, mentre noi sussurravamo preoccupati e gli rivolgevamo smorfie piene di compassione. Quando è andato in bagno a riprendersi, siamo crollati uno addosso all’altra alzando gli occhi al cielo, fingendo di strangolarci e spararci alla tempia. Ci siamo detti che ascoltarlo lamentarsi sui dettagli della sua separazione era come ascoltare un alcolizzato che piagnucola perché ha un cerchio alla testa: sí, stava soffrendo ma, Dio benedetto, era dura provare compassione per uno che non vedeva la causa dei suoi problemi. Per quanto tempo il nostro amico avrebbe continuato a frequentare persone orrende e a stupirsi che lo trattassero in modo orrendo, ci siamo chiesti.
Einaudi, con gran tempismo, ha pubblicato Cat person e altri racconti di
Kristen Roupenian, di cui avevo già lodato la prosa.
La citazione sopra viene da Ragazzaccio, il primo dei racconti. Terribilmente buono. Cominciato, non ho potuto smettere. Leggilo e capirai il perché, fino all’epilogo che lascia senza parole.