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La transizione dei giornali dalla carta al web

Il tema della transizione dei quotidiani dalla carta al web continua a tenere banco. I giornalisti sono sempre più consapevoli che la loro professione sta cambiando e gli editori italiani cominciano a senitre il vento di cambiamento che spira dai paesi dove Internet è più utilizzato.

Repubblica e Corriere della Sera rilanciano con evidenza le ultime dichiarazione dell’editore del New York Times sulla possibile chiusura del giornale di carta, a vantaggio del sito web, entro i prossimi cinque anni:

Non so davvero se stamperemo ancora il Times tra cinque anni, e, se vuole proprio saperlo, non me ne importa.

Curioso come fino a pochi giorni non avrebbe azzardato alcuna previsione:

È ipotizzabile, magari fra diecci o vent’anni, che il «New York Times» possa essere pubblicato solo sul web? Non lo so e non mi preoccupo. Non faccio questo tipo di profezie perché sicuramente sbaglierei.

Oltre a lasciarti alla lettura dell’intervista integrale su Haaretz, ripresa da agenzie, blog e fonti di tutto il mondo, sottolineo un passaggio che non ho visto evidenziato sui giornali italiani:

Once upon a time, you had to read the paper to find out what was going on in theatre: today there are hundreds of forums and sites with that information. But the paper can integrate material from bloggers and external writers, ‘We need to be part of that community,’ he says: to have dialog with the online world.

A mio avviso la sfida non ancora raccolta in Italia è proprio questa: qual’è il livello di dialogo e interlocuzione dei giornali italiani con il mondo online? Qualche timido tentativo esiste ma si può e si deve fare molto di più.

Link: Il New York Times nell’era di Internet su Hareetz e su Repubblica.

 

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