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Giornali, Internet e modelli di business

Nei giorni scorsi sono stato intervistato da Stefano Ciavatta per il Riformista, sul tema dei giornali, Internet e il modello di business. Riprendo dal blog di Stefano il passaggio con l’opinione riportata nell’articolo, insieme ad altri autorevoli voci.

Luca Conti, collaboratore del Sole 24 Ore e consulente per i media digitali «l’attrito non è una novità. Offline i giornali hanno le loro concessionarie di pubblicità, online Google ha ormai una posizione dominante. Se i giornali alzassero domani un muro sui propri contenuti, l’effetto sarebbe quello di perdere lettori e pubblicità senza assicurarsi ricavi sufficienti derivanti dal pagamento dei contenuti». Esiste un partito di Google? «Google ha dalla sua parte il mercato della pubblicità online e milioni di utenti, insieme a centinaia di migliaia di piccoli editori online. A partire dai network di blog a basso costo, come Gawker Media, che hanno solo da guadagnare da una restrizione simile. Alla faccia di Murdoch».

Insomma Murdoch contro i mulini a vento? «Le notizie online sono di fatto un servizio così diffuso che tu non sei in grado di far pagare. Il Wsj? Ha molti abbonamenti, ma dall’informazione finanziaria si trae un vantaggio, questo non vale per i generalisti. Il Nyt, che ha investito di più, sta sperimentando una formula che monetarizzi la comunità di lettori più fedeli, aggiungendo servizi che facciano leva proprio sulla comunità». Che fine farà la carta? «È complementare al web. Dovrà cambiare il modello di business complessivo. Il giornale tradizionale che fonda tutto sulla carta è destinato a cambiare radicalmente. Ma i contenuti pay non sono sicuramente una soluzione per far pareggiare l’investimento online».

via Mr. Murdoch ci ripensi, linkare fa bene « Content is the king.

Published in Media & Social media

2 Comments

  1. Antonio Antonio

    Ciao, l’intero articolo non è disponibile online?

  2. Luca Conti Luca Conti

    credo sia quello che trovi al link alla fine del post

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