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Esperienze che ti cambiano la vita: Afghanistan

Rilassato in una stanza del Dubai Airport Hotel, in attesa del mio prossimo volo per tornare in Europa, dopo i cinque intensi giorni passati in Afghanistan, tra Kabul e Kandahar, non posso non pensare agli eventi di questa ultima settimana, consapevole di una cosa: l’attenzione passa per il coinvolgimento.

Basta una banale ricerca su Twitter con il tag (o meglio, hashtag) #Afghanistan per far tornare la mia mente all’ultima settimana. Ci sono sviluppi sull’attacco all’Hotel Intercontinental, avvenuto giusto due sere fa, con un attacco che avrebbe ucciso uno dei capi, una galleria di foto del The Atlantic dal quale apprendo di una cerimonia funebre al campo militare di Kandahar lo stesso giorno in cui l’ho lasciata, il ministro degli esteri inglese che risponde su Twitter alle domande sull’Afghanistan nel momento in cui mi trovavo a colloquio con l’ambasciatore ISAF inglese, fino alla notizia ripresa dal Wall Street Journal di uno studio sui costi della guerra in Iraq e in Afghanistan per gli USA, stimata tra 3,2 e 4 triliardi di dollari.

Solo qualche settimana fa queste notizie sarebbero passate con poco interesse da parte mia. Oggi invece ognuna di queste si ricollega ad una esperienza vissuta in prima persona e quindi genera in me un trasporto molto diverso. Il flusso quotidiano di informazione al quale siamo sottoposti è tale e tanto da farci dimenticare cosa è davvero importante e meritevole di attenzione, a vantaggio del ludico, dell’intrattenimento e del gossip o, in altri casi, vittime della nostra politica interna, sempre in prima pagina, con lo scontro tra le parti senza fine e le minacce alla libertà di espressione dietro l’angolo (vedi AGCOM).

Eppure l’Afghanistan, per stare in tema, dovrebbe interessarci eccome! Abbiamo 4000 Italiani impegnati, siamo parte della missione ISAF/NATO per la quale versiamo fior di quattrini, abbiamo ONG come Emergency impegnate in prima linea. Pur nel declino che ci attanaglia, siamo pur sempre una delle prime potenze economiche del mondo, ma non siamo particolarmente sensibili ad aiutare i paesi più poveri – la percentuale del PIL in progetti di sviluppo internazionale è da vergogna – e non vigiliamo per nulla su come vengono spesi i pochi soldi che il Governo impegna in questi progetti.

Lo so, faccio questo ragionamento da una posizione di privilegio, avendo potuto ritagliare una settimana del mio tempo (non senza qualche sacrificio) supportato da US NATO nella visita in Afghanistan e non posso certo invitare tutti ad andare a Kabul per rendersi conto di persona di quel che succede. Ciò che potresti fare – potremmo, mi ci metto anch’io – è ritagliarti una settimana da destinare all’approfondimento di un tema come quello del futuro dell’Afghanistan, azzerando tutto il chiacchiericcio di fondo che distoglie l’attenzione dalle cose importanti. Un digiuno di news leggere e di politica – in una settimana non finisce il mondo – per aprire la mente sul mondo che ci circonda, guardando al di là dei soliti orizzonti.

Per quella che è la mia esperienza, posso dirti che fa solo bene.

Published in Esperienze