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#ijf13 /12 Nel tempo della transizione uno sguardo al futuro

Aggiornamento in corso

Uno degli ultimi panel al Festival del giornalismo con uno sguardo al futuro. Qui i relatori.

Anna Masera: dopo una settimana di festival sono più confusa che prima di essere arrivata sul futuro della mia professione. Emily Bell mi ha sconcertato dicendo di disintegrare più che integrare (rispetto per esempio alle redazione dei giornali), anche se poi mi ha detto che l’Italia, per via della barriera linguistica, vedrà questa transizione da una posizione più protetta. Ho imparato molto da Eric come social media editor di AP, a partire dall’etiquette, che inizialmente ho trovato troppo restrittiva. Alla fine abbiamo trovato ‘adattamento giusto. Stasera c’è l’incontro con la blogger cubana e non so come trovare il tempo prima che chiuda il giornale per scrivere l’articolo, perché è stato spostato alle 9. Gregory ha suggerito di fare uno storify e di pubblicarlo sulla carta, ve lo immaginate sulla carta?!?

Droni per coprire una manifestazione di piazza e dare una diversa prospettiva? Mi piacerebbe molto.

Se in Italia sotto 30 anni non si comprano giornali di carta è perché per la condizione del lavoro non si hanno neanche i soldi per comprarlo, non solo perché si leggono le news online.

In Italia un caso come Gramellini dice che potrebbe benissimo mettersi in proprio e avere successo da solo senza bisogno del giornale. Non è su Twitter, ma i suoi articoli circolano tantissimo online. Beppe Severgnini è un altro caso per il Corriere della Sera.

Gregory Galant: è la prima volta nella storia che un giornalista ha la possibilità di scrivere senza passare per un editor, vedi ad esempio Twitter. Incontrare qualcuno su Twitter è come incontrare qualcuno in un cocktail party. Puoi parlare di cose di lavoro, come cose personali.

Non ci sono solo Nate Silver e Andrew Sullivan. Saranno in pochi e rari ad avere successo, ma non sono replicabili su larga scala.

Eric Carvin: il mio capo consigliandomi su come usare Twitter prima di iscrivermi mi disse di aggiungere qualcosa di personale, non tutto, ma qualcosa.

I giornalisti non credo che spariranno. Per storie complicate avremo bisogno di persone esperte sul posto che sappiano di cosa si parla e mettono le notizie in un contesto più ampio.

Mario Tedeschini Lalli: i giornali di carta ci saranno ancora tra 15 anni? Non lo so e non mi interessa. Più interessante la questione sull’integrazione della redazione tra chi si occupa di carta e chi si occupa di web. Ci manca una metrica per valutare il livello di integrazione. Ci vorrebbe una integrazione dei cervelli, convinti sul futuro digitale, della nostra vita e della nostra professione.

I droni pongono un problema di privacy. Se abbiamo una riunione a porte chiuse e dalla finestre un camera drone registra la nostra conversazione, questo è un incremento positivo di giornalismo? Non credo.

La cornice attuale è molto diversa dal passato. Dovremmo cercare di resistere alle influenze del business. Non succede sempre, ma ci si può difendere.

Published in Media & Social media