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Periferie digitali: appunti dalla prima giornata

Apunti dalla prima sessione della prima giornata di Periferie digitali. Programma e profili del relatori sul sito ufficiale. Parlerò qui ad Ascoli Piceno al termine della giornata di domani.

Antonio Tombolini: è la periferia, per definizione, a determinare il centro. Se non c’è il cerchio che chiude l’area di riferimento, manca anche il centro. Periferie digitali, se vuole sopravvivere come evento – un momento che illumina l’innovazione che avviene in periferia – dovrebbe evolvere creando un circuiti di incontri su questi temi nelle periferie d’Italia.

Non serve lamentarsi che si è lontani da Milano o da Roma. No. Dalla prima scoperta nel 1995 di internet, per giocare a scacchi con altri giocatori in giro per il mondo, da Loreto, è arrivata la prima impresa, Esperya, per vendere prodotti enogastronomici di qualità attraverso la rete.

Sono uno che “ci gode” a far partire cose nuove. Ben felice che il tema delle startup diventi sempre più importante. Quando una cosa diventa di moda, il rischio di banalizzazione è alto. Oggi ogni cosa diventa una startup. Non basta scrivere codice per una applicazione iOS per dire di fare impresa. Bisogna avere delle competenze rispetto a diritto, bilancio, ecc. Quando vedo roadshow, eventi, webinar parlare dell’idea vincente, senza dedicare tempo e spazio agli altri temi correlati, mi preoccupo, perché può essere pericoloso.

Quando mi chiedono un consiglio rispondo: dimenticati l’idea che hai avuto e dimmi se hai soldi da investire, se sai dove potresti trovarli, se sono soldi di cui può fare a meno o se ti servono per vivere. Dovremmo partire da queste domande e mettere da parte il resto. Il concetto di impresa/startup è da demistificare. C’è la retorica del rischio, falsa quanto la retorica della sicurezza. Quando uno si mette a fare una impresa sopo un po’ si accorge che il suo compito è minimizzare il rischio. Dire che sei un imprenditore perché ami il rischio non è corretto. Avete visto qualche Working Capital, master, corso su come minimizzare i rischi? Interesserebbe anche a me.

Internet ha un impatto devastante su tutte le industrie, su tutti i settori. Parliamo di internet ancora come di un settore, ma non è così. Internet ha un impatto devastante su tutti i settori, in positivo e in negativo, per questo uso il termine devastante. Più si tiene internet fuori dalla porta. L’innovazione è quindi obbligatoria, per tutti, per tutti i settori.

Il primo giugno Simplicissimus compie 7 anni. Fino a pochi mesi fa il Tombolini periferico che portava l’ebook reader a inchiostro elettronico agli editori di Milano, questi rispondevano che la carta stava qui da cinque secoli e che sarebbe rimasta. L’ingresso di Amazon sul mercato italiano è stato snobbato, da provinciali, fino ad agosto 2010. Da settembre Amazon parte, spedendo i libri dal magazzino francese. Racconto questi aneddoti perché se uno non ha il pungolo della necessità che lo spinge, di fronte a queste cose che sono il vissuto quotidiano di almeno 4 anni con i massimi esponenti del settore di cui ti occupi, non è facile mantenere la barra dell’innovazione.

Attenzione alla retorica della sicurezza, come obiettivo da perseguire, come se si possa perseguire. Considerando che l’unica sicurezza nella vita è la morte, come si può promuovere la sicurezza del posto di lavoro, ecc.? Il concetto di dipendente si applica solo al lavoro e alle droghe. Vorrei che il rapporto di lavoro fosse autonomo con i miei collaboratori, per cui lavoriamo insieme con un fine comune, fin che lo vogliamo. In Italia non si può fare, perché interverrebbe l’INPS per evasione dei contributi, che servono solo a pagare le pensioni di chi è già in pensione.

I concessionari di auto chiedono oggi al Governo di intervenire per sostenere il settore dopo 37 mesi di calo consecutivi. Non bisognerebbe forse cambiare prodotto, tipo le biciclette per cui le vendite sono in ascesa? No, si chiede assistenza per avere la sicurezza. “La sicurezza vi fotte” perché l’innovazione cambia le carte in tavola.

Giuliano Calza: se analizziamo il titolo Periferie digitali è un ossimoro. Non credo al concetto di periferia, a meno che non vogliamo esserlo, perché siamo tutti connessi. C’è chi ci è immerso e chi è ci arriva piano piano. Da un punto di vista professionale il concetto di periferia è superato. E’ possibilissimo lavorare a distanza, con centri di innovazione che lavorano in paesi diversi senza incontrarsi mai.

L’ISTAO è una scuola di periferia perché è marchigiana? Sbagliato.

L’idea di una startup, fase iniziale dell’impresa, va sviluppata in modo imprenditoriale. Chi è il nostro cliente? Definito questo, va sviluppato il progetto, a cominciare dal business plan.

1/3 dei giovani di oggi fa un percorso di studi perché vuole fare l’imprenditore, in un periodo paradossalmente dove ci sono meno opportunità. Per questo è necessario preparare molto bene la vostra idea, la vostra impresa, nell’ottica di trovare investitori di supporto e ottenere quel tanto che basta per iniziare. Purtroppo i 30.000 euro iniziale non bastano, portano l’impresa al primo piano. Per salire ancora è necessario convincere che la vostra impresa sia vincente. Il gruzzoletto iniziale è un punto di partenza, non di arrivo.

Nelle Marche sono in calo i dipendenti e le vendite, prendendo come campione le prime 100 imprese. La tendenza per i prossimi anni relativa alle vendite è prevista in calo anche nei prossimi anni. Le Marche stanno affrontando il periodo più difficile della propria storia, anche per le industrie che la caratterizzano, in particolare la manifattura e 4 settori dei 6 più importanti.

Dal campione di eCapital e una esperienza di startup competition dal 2001, abbiamo avuto un tasso di natalità (imprese nate dalle idee) del 5,5%, poco, ma il 68% di tasso di sopravvivenza, non male.

Su 618 startup definite innovative da un rapporto delle Camere di Commercio d’Italia, 29 sono quelle insediate nelle Marche. Tra queste Kubedesign, Simplicissimus Book Farm, Erydel, Bax. Kubedesign ha trasformato il cartone in mobili.

ISTAO ha un nuovo corso al via a settembre per chi vuole diventare un imprenditore a partire da una startup, con tutte le competenze necessarie: team building, strategia imprenditoriale, gestione fase stratup, finanza, comunicazione e negoziazione, marketing.

Adriano Gasparri: Il signore degli anelli può essere una storia da usare come metafora per il percorso di una startup. Per cominciare lo startupper Frodo deve studiare. Il coworking è il modo giusto per cominciare a lavorare. Qui la presentazione di Adriano:

Published in Esperienze