Internet, si dice spesso, non dimentica. Chi lo afferma la prende come una virtù positiva. Nel caso di un politico che cambia idea ogni quarto d’ora questo può essere indubbiamente un vantaggio. In molti altri casi non lo è. Si parla del diritto all’oblio digitale non per nulla. E’ un tema che mi sta particolarmente a cuore, pur avendo migliaia di contenuti pubblicati online, da me o su di me, per cui non ho nulla da temere.
Un prezioso articolo di Jemima Kiss riprende questo tema con un’altra prospettiva, ovvero quella dei contenuti che produciamo sui social network e di altri contenuti che accumuliamo nei nostri dischi e spazi web. Contenuti di cui siamo gelosi e che, nella maggior parte dei casi, non vorremmo mai e poi mai perdere. Non ci preoccupiamo però che questi contenuti, come del resto gli oggetti che riempono le nostre case e garage o soffitte, sono oggetti che non occupano uno spazio fisico, ma che occupano spazio mentale nelle nostre teste: per paura di perderli, o perché paradossalmente non li troviamo, o perché cerchiamo di documentare ogni attimo della nostra vita producendoli.
Non mi credi? Prova a riflettere un attimo su: quanti file hai sul tuo computer? Quanti documenti salvati che non hai mai letto? Quante foto e video archiviati per i posteri, per nulla memorabili? Quanti contenuti hai pubblicato online e su quanti profili o spazi web? Quanti file e quanto spazio occupano nei tuoi hard disk virtuali come Dropbox o Box? Quanto tempo passiamo a preoccuparci di salvarli, replicarli e non perderli? Solo a ragionare su questi contenuti e sulla loro quantità e spesso futilità, potremmo passare ore e ore.
Mi interrogo da tempo su questo tema e l’articolo dell’Observer mi ha solo acceso qualche lampadina in più. Spero ne accenda qualcuna anche a te. Per ridurre il volume di tale contenuti (decluttering in inglese) la prima cosa da fare è ridurne la produzione, esattamente come si ragiona per il tema dei rifiuti. Per quanto riguarda le email applico il metodo per cui, se l’email che ho ricevuto non ha ragione di essere archiviata, pur avendo 15 Gb di spazio disponibile, la cancello subito. Periodicamente (non come vorrei), vado a vedere alcuni profili social e cancello alcuni contenuti, soprattutto quelli che lasciano il tempo che trovano: su Facebook non c’è più quasi una foto, su Instagram ho in corso un processo di riduzione e su Flickr non ho operato tagli, ma ho messo come privati diversi album. Un processo analogo l’ho messo in atto su questo blog, cancellando post e post che non hanno né valore storico, né link funzionanti, né traffico: perché dovrebbero continuare a stare online?
Prossimo passo, quando la tecnologia ci assisterà, sarà automatizzare questa riduzione con filtri evoluti, così da lasciare ai posteri solo quello che merita e non un garage pieno di cianfrusaglia digitale. Lo stesso vale per gli hard disk casalinghi: musica collezionata in tempi andati può sparire (alcuni brani mai ascoltati), idem per video a bassa risoluzione di film o programmi tv che non saranno mai in cima alla lista di quelli da vedere e, lo dovremmo avere bene chiaro a mente, il nostro tempo è limitato, pur parlando in termini di decine di anni!
Premi sul tasto cancella e vivi felice.
Ciao Luca,
come sempre un post degno di nota.
Complimenti
Il fatto e` che la distinzione tra cianfrusaglie inutili e cose importanti dal punto di vista storico si puo` fare solo a posteriori. Sono contento che esista archive.org che ci protegge da quelli che pensano come te e mutilano link a destra e a manca per ripulire fantomatici spazi metafisici.
> Quanto tempo passiamo a preoccuparci di salvarli, replicarli e non perderli?
Io invece mi interrogo su quanto tempo hai speso a passare al rastrello dropbox, flickr, facebook, twitter, blog etc per cancellare contenuti invece di lasciarli stare dov’erano. Soprattutto considerato che e` tutto lavoro teso a rendere il web misurabilmente meno utile (sebbene in maniera impercettibile)
già il fatto che tu non ti firmi la dice lunga 🙂
proteggerti addirittura? Sono così pericoloso a cancellare cose mie?
No comment
Hai mai provato a rileggerti blog post / messaggi di mailing list di 5+ anni fa? 2/3 dei link sono sistematicamente morti. Il web si chiama “web” perche’ si suppone che sia una ragnatela di link: gran parte di questi link muoiono da soli a causa dell’incuria generale della gente, lanciare una campagna per vandalizzare sistematicamente il web tranciando tutti i link che incroci, mi sembra una cosa piuttosto stupida.