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7 anni con Twitter

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7 anni fa, oggi, mi iscrivevo a Twitter. Considerando i tempi della rete può sembrare una eternità e in effetti lo è sotto vari punti di vista. Il 2013 ha visto una maturazione dello strumento e, da parte mia, un ridimensionamento.

La quotazione e il business

Twitter è oggi una società quotata in borsa che capitalizza più di 30 miliardi di dollari. Cifre a cui quasi tutti, meno di un anno fa, non avrebbero mai creduto, eppure questo è il mercato. Mercato che premia Twitter perché la società ha centinaia di milioni di utenti e sta cominciando a guadagnare. Dal lato utente è evidente come Twitter cerchi di farti seguire sempre più utenti – le aziende pagano Twitter per avere più visibilità e più follower e Twitter capisce cosa ti piace in base a chi segui – e usare sempre di più la piattaforma, da mobile e da desktop. Vedremo questa necessità di guadagnare quali conseguenze avrà sugli utenti.

La febbre e i feedback

Twitter è uno strumento broadcast di trasmissione e uno strumento di comunicazione pubblica. E’ entrato nel circuito dei media e i giornalisti ne sono attratti come il miele, come per altro avevo previsto in Comunicare con Twitter nel 2010. Il volume di contenuti è cresciuto a dismisura e così il numero di quanti utenti segue l’utente medio. Risultato finale: le relazioni sono più superficiali e i click o i feedback (retweet e commenti) sono mediamente scesi.

Se non aumenti il tempo di esposizione, gioco forza vedi meno contenuti e la reazione media per tweet scende. Per avere lo stesso impatto di solo un paio d’anni fa, è necessario essere molto più ridondanti, alzando il numero medio di tweet al giorno e aumentando quindi il volume totale di messaggi in un circolo vizioso infinito. Finita è l’attenzione degli utenti e questo gioco non so quanto potrà continuare. Mi attendo nel 2014 qualcuno che dirà che, senza pagare, Twitter diventa inutile, come qualcuno ha cominciato a dire per Facebook. Sarà un passaggio chiave.

Da personale a pubblico e viceversa

7 anni fa gli utenti italiani di Twitter erano sostanzialmente i blogger. Il volume dei messaggi era minimo (5000 tweet al giorno a gennaio 2007 su scala globale!) e il rapporto con i follower era soltanto personale. Non c’erano media, non c’erano giornalisti a lanciare breaking news, ma solo persone a conversare con persone che conoscevano già via web, via blog. Questo rapporto si è rivoluzionato nel tempo, nel bene e nel male.

Oggi Twitter, visti i volumi, rende difficile tale utilizzo. Da parte mia ho deciso di andare controcorrente e tornare a un uso più parco e personale. Ho ridotto drasticamente i profili seguiti (meno di 100), così come il tempo dedicato a twittare e leggere tweet altrui. Pochissimi, ma buoni. E’ finita, per me, l’era dell’abbeveramento continuo dal flusso di informazioni, più ampio l’idrante meglio è, per riuscire a filtrare tante piccole pagliuzze preziose.

Tempo e attenzione limitati richiedono un filtro sempre più ampio alle fonti, che quindi devo essere di alta qualità, così da consentire perfino un miglioramento della qualità del filtrato. Meglio meno pagliuzze più preziose che tante infinite pagliuzze di valore scarso. Da questo flusso, l’informazione da trasformare in conoscenza, l’unica che conta veramente per me oggi, è scarsa. Preferisco dedicare tempo ad altri flussi, diversificati e moderati, quanto sufficientemente ricchi (ebook, Prismatic, Zite)

Un nuovo libro e nuove abitudini

Quest’anno ho pubblicato Twitter senza segreti, un nuovo libro su come usare Twitter al meglio*, aggiornando completamente il vecchio Comunicare con Twitter. Scrivendo il libro mi sono reso conto di come molto sia cambiato nei costumi e in Twitter, pur nella continuità del mezzo. Ci si rende conto dei cambiamenti sono fermandosi un attimo, guardando indietro.

Ho letto poi un libro che mi ha aperto gli occhi su questi anni di Twitter. Hatching Twitter* racconta la storia di Twitter dalla sua nascita a oggi, vista dall’interno. L’evoluzione dello strumento è stata guidata dalle visioni, spesso contrastanti, dei suoi fondatori. Oggi puoi pensare che Jack Dorsey sia il mago di Twitter, ma non è così. Dorsey, per altro conosciuto a un party a Barcellona nel febbraio 2008, è solo l’ultimo sopravvissuto di una guerra senza esclusione di colpi con Evan Williams e Biz Stone. Se ami o hai amato Twitter, questo libro ti illuminerà, garantito.

Da fine 2013 ho deciso di ridurre la pubblicazione di contenuti originali su Twitter e il tempo dedicato a questo strumento. Personalmente non credo sia mai un bene dipendere da una piattaforma per relazioni o informazione, qualsiasi essa sia. Ho deciso di rivedere l’uso di Facebook per questa ragione e lo stesso, con modalità diverse, vale e varrà per Twitter. Dare troppo potere a canali privati ha rischi potenziali elevati e lo scambio tra contenuti pubblicati gratis in cambio di pubblicità non è per me vantaggioso come un tempo. Se voglio fare il criceto sulla ruota che scrive, preferisco farlo in spazi dove sono pagato o gratis su questo e altri blog miei.

Tutto ciò comporta prezzi da pagare: le metriche salgono più tu sei attivo e più sei dentro. Vienine fuori e riduci i contenuti e si riduce anche il tuo seguito e la tua rilevanza. Grazie al cielo non sono costretto a girare sulla ruota, se non ho voglia di farlo.

* Link affiliati Amazon

Published in Esperienze Lavora meglio