Il caffè è un mondo affascinante, quanto ricco di umanità. L’esperienza di conoscere i piccoli produttori di caffé brasiliani e vedere da vicino come il caffè viene raccolto e spedito, in Europa e in tutto il mondo, è stata esaltante. Il merito va a Lavazza che ha organizzato un viaggio a Lambarì, nello stato brasiliano di Minas Gerais, e mi ha messo in contatto con i produttori locali che l’azienda supporta con il progetto Tierra della Fondazione Lavazza. Ne è nato un viaggio che ho già in parte raccontato su Twitter, Facebook e Instagram con l’hashtag #lavazzatour.
In questo post (ne seguiranno altri) voglio riassumere alcune lezioni che ho imparato sul caffé, grazie agli amici del Training Center Lavazza e a Ricardo Silva, che il caffé lo coltiva e lo produce col sudore della fronte.
La filiera sostenibile a 10.000 km di distanza
La coltivazione del caffé segue le stesse logiche a cui sono sottoposti gli agricoltori italiani che coltivano pomodori, frutta e verdura. Si va dalla produzione su larga scala, che privilegia la quantità e che ha il prezzo più basso sul mercato. Chi lo coltiva guadagna perché ha una superficie vasta, ma con margini bassi. La distribuzione e il trasporto moltiplicano i costi, fino a un prezzo finale della tazzina, che poco ha a che vedere con quanto il coltivatore in Brasile riesca a mettere in tasca per la propria famiglia.
In questo mercato i piccoli non possono competere sulla quantità e devono puntare alla qualità, altrimenti rischiano di chiudere bottega. Un progetto come Tierra, sostenuto dalla Fondazione Lavazza, mette il piccolo produttore di caffé nelle condizioni di competere sul mercato internazionale, con un prodotto di qualità superiore. Alla qualità viene riconosciuto un valore economico e il piccolo produttore riesce e vendere il suo prodotto a un prezzo migliore, associandosi ad altri produttori nella stessa comunità, così da ridurre i costi. La stessa qualità è tracciata con certificazioni, che tengono conto della gestione sostenibile dell’ambiente e delle condizioni lavorative. Il bello di un progetto simile è come tutto sia tracciato e tracciabile, fino alla tazzina del bar: il caffè dei produttori che partecipano al progetto Tierra è distribuito in Italia con il marchio Tierra Origins, sul canale bar e ristoranti.
Oltre 100 varietà e si sperimenta ancora!
Le due specie di piante da cui si produce il caffè sono due: arabica e robusta. La prima copre quasi 4/5 della produzione globale. Ciò che pochi sanno è che le varietà delle due specie, che producono caffè con caratteristiche organolettiche diverse, sono oltre 100! La sperimentazione continua ancora oggi, con incroci tra varietà diverse, per ottenere aromi di nicchia per produzioni speciali.
Ogni paese ha tradizioni diverse e gusti diversi, come è facile immaginare. Per quanto per l’italiano medio il caffè è caffè espresso e niente altro, in molti paesi prevale e si diffonde il caffè filtro (all’americana).
30 paesi produttori in America, Africa e Asia
Il Brasile è il primo produttore e il primo esportatore di caffè al mondo. Cosa meno nota è che la pianta del caffè viene coltivata in circa 30 paesi tropicali, sparsi tra Sud America, America Centrale, Africa e Su Est Asiatico. Pur essendoci stato pochi mesi fa, mai avrei pensato che il Vietnam fosse uno dei primi produttori di caffè al mondo.
Il tramonto di cui sopra è in una grande piantagione visitata nello stato di San Paolo a Pedregulho.
Investire in formazione produce qualità
Il progetto Tierra offre formazione gratuita ai piccoli produttori, che sono in grado di apprendere le migliori tecniche per migliorare la resa, riducendo l’impatto dei parassiti, pur mantenendo l’ambiente naturale in uno stato di conservazione ottimale. Senza un supporto simile, la produzione diverrebbe vittima delle oscillazioni del prezzo del caffè (la più trattata sui mercati finanziari dopo il petrolio), mettendo a rischio l’intera comunità, che si fonda sul caffè.
Un progetto intelligente Tierra, che andrebbe replicato in altri contesti italiani, dove l’assistenza pubblica si riduce a offrire sussidi, senza pensare a formare l’agricoltore per acquisire le conoscenze necessarie a sopravvivere quando i sussidi finiranno.
Dentro una tazzina di caffè c’è la vita vera di comunità di montagna
Uno degli incontri più ricchi sul piano umano è stato quello con Ricardo Silva. Ricardo è stato immortalato in una foto del calendario Lavazza insieme al padre e al figlio, in una bellissima immagine di Steve Mc Curry Joey L.
Ricardo ci ha portato a conoscere la sua azienda familiare e la sua famiglia. Nella foto sotto potete vedere la vallata che suo nonno ha gestito e passato ai suoi 12 figli. Il terreno è nei pressi di Lambarì, nello stato di Minas Gerais in Brasile, a circa 1300 metri sul livello del mare.
Il caffè si raccoglie tra picking e stripping
Picking è la tecnica con la quale si privilegia un raccolto di qualità. Le ciliegie del caffè vengono selezionate e raccolte una a una, per prendere solo quelle al giusto grado di maturazione. Per il tempo dedicato, per forza di cose il metodo non consente di raccogliere grandi quantità di prodotto:
Raccolta del #caffè con tecnica picking, che seleziona i chicchi. #lavazzatour @Lavazza @Barista_farmer pic.twitter.com/j0Lgnjhqbp
— Luca Conti (@pandemia) May 16, 2016
Con lo stripping si prendono invece tutte le bacche di un rametto e si buttano a terra su un telo predisposto allo scopo. Il tutto avviene molto più velocemente, ma la qualità media del caffé risultante sarà bassa:
Se ti stai chiedendo chi sono i ragazzi con la maglietta verde che vedi nei video sopra, posso dirti che si tratta dei partecipanti di Barista & Farmer, ma a questo evento dedicherò un prossimo post. Resta in ascolto!
Tutte le foto e i video che ho girato in Brasile sono su Flickr.