A novembre una grande operazione anti pirateria (di libri) ha visto il congelamento di tutti i domini usati da Z-Library – uno dei più grandi archivi di ebook al mondo – e l’arresto di un paio di persone. Paradossalmente il progetto non è morto, ma è ancora attivo. L’operazione ha reso irraggiungibili, ai più, i server dove si trovano i libri e dove i libri restano. Ho scritto ai più perché Z-Library è ancora attiva e raggiungibile da browser TOR, sistema usato per navigare su tutto un sottobosco di siti web in buona parte illegali (il darkweb), oltre a permettere a perseguitati e censurati da governi autoritari di poter comunicare attraverso internet bypassando i blocchi, in totale anonimato. Fino alla settimana scorsa era attivo anche il bot su Telegram, comodissimo per consultare l’archivio ed eventualmente scaricare qualcosa da valutare, quasi in tempo reale. Il bot è stato chiuso per violazione di copyright.
Orfano del bot, molto comodo per fare ricerche veloci, mi sono messo a cercare altri progetti simili e mi sono imbattuto in Anna’s Archive, nato esattamente come risposta alle più recenti operazioni anti pirateria globali. Anna’s Archive è una manna perché non solo rende ricercabile e raggiungibile l’archivio di Z-Library, ma ne ha aggiunti altri, tutti raggiungibili dalla stessa barra di ricerca. L’archivio è molto vasto, soprattutto in inglese e continua ad essere aggiornato.
Dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che il copyright andrebbe ripensato. Non certo abolito, ma ripensato sì. Oggi, soprattutto con le estensioni negli Stati Uniti, è soltanto un modo per le grandi aziende di fare più soldi. Disney in prima linea, che ha fatto lobby per estendere a 95 anni il copyright, proprio per tutelare i primi disegni di Mickey Mouse.
Quest’anno poi si sono venduti più libri che prima della pandemia, quindi l’equazione che più pirateria porta a vendere meno libri è evidentemente fallace. Lo dice uno che ha pubblicato 17 libri con un editore.