Il neutro finisce in rete NELLE TECNOLOGIE
IL FUTURO – sono parole di Syd Mead – è capire al meglio cosa accade e perché. La consapevolezza che il piano sociale e il piano tecnologico interagiscono è, secondo il grande architetto, costruttore di paesaggi immaginari e ispiratore della nuova casa delle Winx a Loreto, il primo passo per incamminarsi sulla strada di quello che verrà. Disegnare cosa accade e perché sulla rete, su internet, significa dunque addentrarsi su quello che sarà il futuro dell’infrastruttura che orienterà sempre più lo sviluppo economico e la vita di un numero crescente di persone. Stefano Quintarelli sta ad internet in Italia come Syd Mead sta alla scenografia visionaria ad Hollywood. Rifiuta la parola guru, ma è un punto di riferimento sia grazie al suo patrimonio di conoscenza in venti anni di attività nell’informatica sia grazie alla sua attività imprenditoriale che, annovera tra le tappe e in concorso con amici e soci, la realizzazione di I.Net, poi ceduta agli inglesi di British Telecom, e ora di Eximia, il principale integratore italiano di sistemi Rfid. Quintarelli è stato uno degli ospiti al forum sulle telecomunicazioni organizzato dal Gruppo Giovani industriali che s’è svolto a Portonovo. L’occasione per svolgere con lui una riflessione sulla rete, e in particolare su un argomento che ogni tanto affiora, ma che resta troppo in ombra, rispetto alle conseguenze che può avere. Si tratta della cosiddetta neutralità della rete. Anche di recente si sono verificati casi di contenuti bloccati perché critici di un esponente politico o penalizzati tariffariamente per favorire contenuti provenienti da “fornitori amici”.
Neutralità è un termine che soffre di una brutta traduzione, secondo alcuni, infatti, bisognerebbe parlare di imparzialità della rete: significa che i “pacchetti”, l’unità di base delle comunicazioni in rete, debbono essere tutti uguali, e non soggetti a discriminazioni di sorta. Una neutralità che gli operatori di telefonia ex monopolisti, gestori in molti casi della rete fisica, vorrebbero ridurre – in America ci stanno già provando – per dare la precedenza ai “pacchetti” ad alto valore aggiunto. Per loro, ovviamente.
Quintarelli vuole evitare un approccio massimalista dal momento che “la definizione di neutralità della rete può essere solo a complemento, come la definizione di libertà”. Entra però subito nel cuore della questione: “Il concetto è che l’utente della rete deve poter chiedere che il suo traffico venga gestito in modo adeguato alle sue necessità. Intanto deve essere informato e poi deve poter scegliere, senza che gli vengano imposte discriminazioni. Tutto qui”. Sembra facile, la realtà, anche in Italia, però, è ben diversa. Soprattutto per quanto riguarda l’informazione che non c’è “anche se una delibera dell’Autorità delle comunicazioni dice che l’utente deve sapere che cosa sta comprando dal punto di vista tecnico altrimenti il contratto è nullo”. Il passo successivo è quello della scelta. “E’ chiaro – afferma ancora Quintarelli – che se io scelgo che i miei pacchetti che trasportano la voce vengano resi prioritari, questo impatta, sulla priorità dei pacchetti degli altri utenti. La libertà di uno, insomma, comincia dove finisce il diritto dell’altro”.
Il secondo aspetto è quello dei contenuti. “Non deve essere fatta una discriminazione sulla base dei contenuti e sulla base delle destinazioni e degli interlocutori. Qui sforiamo nella regolamentazione antitrust perché bisognerebbe riconoscere il principio che l’operatore di terminazione è monopolista sugli utenti che termina. Se tu sei collegato a un gestore di telefonia mobile, quel gestore è monopolista nei tuoi confronti. Non puoi ricevere chiamate con operatori diversi, quindi la mia comunicazione verso di te deve per forza passare da quel gestore. In questo caso, se la mia comunicazione verso di te è discriminata, ad esempio bloccandola o degradandone la qualità o penalizzandola tariffariamente, c’è di fatto un abuso di posizione dominante. E’ chiaro che dal punto di vista di normativa antitrust non ci siamo perché, considerando il monopolio sulla terminazione per la trasmissione dati, sarebbe un abuso”. In ogni caso, non deve essere usata la rete – una qualsiasi rete – per trarre un indebito vantaggio soprattutto se l’utente non è stato informato.
Il problema della neutralità della rete, sempre latente, sta tornando di grande attualità nel momento in cui fenomeni di riduzione della banda e di discriminazione dei contenuti stanno diventando sempre più frequenti a cura degli operatori. “Se la torta del mercato Tlc si stesse ingrossando – spiega Quintarelli – a nessuno verrebbe in mente di fare i walled garden”, una limitazione dell’accessibilità dei contenuti. La controprova viene dall’asta che si apre se si prova a cambiare operatore telefonico. “La risposta più corretta – confuta Quintarelli – è quella di far crescere il mercato, anzichè spremere all’eccesso quello che c’è, limitandone la libertà”. E per fare questo, la proposta di Quintarelli, scritta con il gruppo di lavoro di Leonardo Chiariglione (fondatore e presidente di Mpeg, il “padre” dell’Mp3), è una sola: rete aperta, neutrale, interoperabile. La proposta, partendo dalla definizione di Internet, ha tre punti fondamentali: un utente deve poter ottenere dal suo gestore un collegamento base a internet; un operatore può fare qualità del servizio differenziata basta che non penalizzi chi richiede il servizio base; gli operatori che fanno qualità del servizio differenziata non possono abusare di posizioni dominanti. Un passo molto concreto nella affermazione di questi principi sarebbe la separazione societaria (non necessariamente proprietaria) della rete fisica dagli operatori dominanti e la sua definizione, indipendentemente dalla proprietà che può benissimo essere privata, di “bene pubblico”. Da lì, la fame di futuro si alimenterà di un presente di comprensione.