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Lo sporco lavoro dello sparare sui blogger

Sì, qualcuno lo deve pur fare questo lavoro nell’ambiente giornalistico. Sporco ma bisogna farlo. Nello stesso momento in cui si apre un blog poi, è ancora più chic. Diventare, apparentemente, blogger, rafforza il messaggio. Beppe Grillo passa all’attacco della casta dei giornalisti e c’è chi controbatte dando contro alla casta dei blogger.

L’ultimo articolo della lunga lista – Chiaberge arriva ultimo purtroppo per lui – è uscito sulla prima pagina di Domenica, l’inserto culturale del Sole 24 Ore a firma del suo direttore. Giunge quanto meno un po’ fuori tempo massimo, visto che parla del V-Day e di Grillo come se fosse ieri, ma va bene. Una novità però c’è. L’articolo esce anche online, a inaugurazione del nuovo blog di Riccardo Chiaberge sul sito del Sole 24 Ore.

Chiaberge, se lo vorrà, potrà finalmente sporcarsi le mani nella grande conversazione e i commenti aperti saranno una prima ottima occasione di confronto, sempre che la casta dei blogger lo degni di attenzione, poca al momento. Un consiglio da amico, anzi esagero, tre.

Primo. Documentarsi accuratamente prima di parlare di argomenti che si conoscono poco. Nell’articolo si dice che in America ‘nascono 175.000 blog al giorno’. Probabilmente l’autore prende come fonte Technorati, che monitora i blog di tutto il mondo e di tutte le lingue, non solo quindi gli americani. Non è una sottigliezza, anche perché i blog cinesi, non monitorati da technorati, crescono a ritmi ben più elevati.

Secondo. Un blog alimentato con articoli scritti per la carta non è un blog che avrà vita lunga, almeno in termini di conversazione. Un blog usato in forma compiuta è uno strumento per pubblicare contenuti e non soltanto un deposito di materiali prodotti altrove. Il tempo dirà che piega prenderà il blog.

Terzo. Scrivere per il web non è scrivere per la carta. Il testo, per essere più leggibile, andrebbe intervallato con qualche spazio. La prima reazione di fronte ad un blocco compatto di trenta righe, mia come penso del pubblico medio, è di rigetto. Un articolo scritto per la carta e ripubblicato sul web, su un blog, si può arricchire di riferimenti, link diretti, foto, video. Richiede un po’ più di fatica, rispetto ad un banale copia e incolla, ma offre un servizio al lettore. Sempre che il giornalismo sia inteso come servizio al lettore e non soddisfacimento di altri bisogni.

Sul fatto che nessuno sia infallibile siamo almeno d’accordo. Benvenuto nella casta.

UPDATE Avevo dimenticato il link, eccolo.

Published in Varie

14 Comments

  1. Non gliel’hai mandata a dire… Anni di questo signore? Siam sempre lì, quando si ha il sederino incollato a dei privilegi, come potrebbe eesere questo qui, si vedono le novità come foriere di sventure… E di scollamento dalle sedie…
    Aeiouy

  2. Casta è ormai sinonimo di privilegi.
    Un giornalista professionista ne ha.

    Un blogger…

    Un blogger che cazzo di privilegi ha?

    Dario

  3. Astalavista Astalavista

    Una notizia: il terzo V-Day sarà contro la casta dei blogger
    😉

  4. riccardo chiaberge riccardo chiaberge

    sono un esordiente, abbiate pazienza, devo imparare! alla fine del mio articolo io invocavo, per l’appunto, un po’ più di umiltà da entrambe le parti, e sostenevo che tra rete e stampa avverrà una fertilizzazione incrociata. vi sembra un discorso da casta chiusa? ovviamente, parlare di ‘casta’ a proposito dei blogger è solo un paradosso. Anche se la straripante influenza di Grillo (molto superiore a qualsiasi editorialista od opinionista di qualsiasi giornale) a me, personalmente, preoccupa un po’. perché ho sempre pensato che il vero problema di una democrazia sia limitare il potere di chicchessia, di creare dei bilanciamenti. altrimenti si spiana la strada a demagoghi e dittatori. grazie dell’ospitalità e complimenti per il vostro lavoro. riccardo chiaberge

  5. > Giunge quanto meno un po’ fuori tempo massimo, visto che parla del V-Day e di Grillo come se fosse ieri

    Ehm, forse si riferiva al prossimo, quello del 25 aprile 2008. Comunque sia, concordo: soliti luoghi comuni sentiti e risentiti, comunque.

    Ciao.

  6. Summer Summer

    siamo andati, scusa ma ti prego non fargli pubblicità non se lo merita,
    un sito i cui commenti sono postumi dietro approvazione…
    una cosa autoreferenziale per i soliti che se la cantano
    tra loro, sito di un giornalista medievale molto cast(r)a(to)

    🙂 non merita una seconda visita e nemmeno i tuoi ottimi
    consigli.
    CIao
    Summer group

  7. bel post, as usual! 😉

  8. Ormai si sta allargando la lista di giornalisti che sentono il fenomeno dei blog come una minaccia, mentre invece dovrebbero essere contenti e stimolati a fare meglio.
    Mi fa quindi piacere leggere parole come ‘devo imparare’.

  9. Ricordiamo anche che su web, a differenza della carta, c’è l’inversione di priorità di lettura. Prima andrebbero poste le conclusioni del testo/discorso, poi a seguire l’approfondimento che chiarisce l’iter con cui si arriva a tali conclusioni. Questo perché la maggior parte degli utenti non legge tutto l’articolo come fa su carta, quindi per lasciare il messeggio è necessario comporre il discorso in modo da evidenziare le conclusioni (il succo del discorso) all’inizio. Un modo, invero, per invitare il lettore (utente web) a proseguire nella lettura.

  10. Mitrel Mitrel

    In effetti l’Italia è un paese ‘casto’ ed è naturale che ormai anche nella nostra blogosfera esista una casta. Ok, il gioco di parole è stupidino, ma a volte si ha l’impressione di trovarsi alle superiori, quando c’era il gruppo fico e chiuso della scuola che era intrallazzato in tutto: consigli scolastici, sport, teatro. Siamo er meio e voi nun capite na cippa. Il brutto è che i giornalisti e i nuovi utenti magari leggono solo quelli, con tutte le loro banalità spacciate per idee di rottura: siamo bloggers e l’informazione vera la facciamo solo noi. Continuando nella metafora, non siamo ancora passati alla fase del mondo del lavoro e dell’università, quando vengono fuori i veri talenti e i fighetti del liceo spesso restano al palo. Ma qua tutto è lento..Per finire: ormai Beppe Grillo fa solo ridere..insomma fa il suo lavoro.

  11. Mitrel Mitrel

    In effetti l’Italia è un paese ‘casto’ ed è naturale che ormai anche nella nostra blogosfera esista una casta. Ok, il gioco di parole è stupidino, ma a volte si ha l’impressione di trovarsi alle superiori, quando c’era il gruppo fico e chiuso della scuola che era intrallazzato in tutto: consigli scolastici, sport, teatro. Siamo er meio e voi nun capite na cippa. Il brutto è che i giornalisti e i nuovi utenti magari leggono solo quelli, con tutte le loro banalità spacciate per idee di rottura: siamo bloggers e l’informazione vera la facciamo solo noi. Continuando nella metafora, non siamo ancora passati alla fase del mondo del lavoro e dell’università, quando vengono fuori i veri talenti e i fighetti del liceo spesso restano al palo. Ma qua tutto è lento..Per finire: ormai Beppe Grillo fa solo ridere..insomma fa il suo lavoro.

  12. Edoardo Danieli Edoardo Danieli

    Non ti sarà sfuggito il Chiaberge di oggi (17 febbraio) in cui si lamenta, al contrario, della pochezza della cultura italiana in rete (che cosa c’entrerà poi l’etere?). Insomma, non mi pare che C. abbia le idee chiarissime…

    PS speravo che la citazione latina dell’articolo fosse sbagliata (secondo me la dizione corretta era dum romae loquitur e non consulitur) invece grazie alla rete ho scoperto che era giusta…
    vede C quanto bene può fare la rete…

  13. Edoardo Danieli Edoardo Danieli

    Non ti sarà sfuggito il Chiaberge di oggi (17 febbraio) in cui si lamenta, al contrario, della pochezza della cultura italiana in rete (che cosa c’entrerà poi l’etere?). Insomma, non mi pare che C. abbia le idee chiarissime…

    PS speravo che la citazione latina dell’articolo fosse sbagliata (secondo me la dizione corretta era dum romae loquitur e non consulitur) invece grazie alla rete ho scoperto che era giusta…
    vede C quanto bene può fare la rete…

  14. Alessia Tendallegra Alessia Tendallegra

    Un blogger non ha privilegi particolari, se non la libertà di poter postare le proprie idee ed i propri pensieri senza censura e, soprattutto, senza dover servire nessun ‘padrone’. Francamente non mi sembra poco.
    Quanto all’approvazione postuma dei commenti, mi ricollego a quanto scritto sopra: libertà di opinione e soprattutto libertà di poterla esprimere.
    Sono tanti ormai i giornalisti che aprono blog o pseudo tali: non credo che il fatto nasca dalla percezione e dall’urgenza di poter ricorrere ad un tipo di informazione più diretta con il lettore che ha anche la possibilità di commentare quello che tu scrivi, ponendo quindi un confronto. Come un mio amico blogger ha saggiamente scritto nel suo disclaimer, un autore di blog è più obiettivo del 95% dei giornalisti italiani.
    La mia idea è che ormai essere blogger fa ‘figo’.
    Può un giornalista tipo (quello con l’ego smisurato) non considerarsi figo?
    Ergo….:o))))))

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