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Il buzz non dichiarato è illegale nel Regno Unito

Dalla fine di maggio chiunque promuova un prodotto senza dichiarare un eventuale coinvolgimento diretto da parte del produttore rischia grosso nel Regno Unito. Multe fino alla galera per chi si spaccia cliente soddisfatto pur non essendolo.

Vita breve quindi per tutte quelle forme di pubblicità truffaldina e subdola. Per il buzz marketing, a mio avviso, non ci saranno grandi novità, se non una ancora più esplicita ammissione di coinvolgimento diretto. Resta legale infatti operare per stimolare il passaparola purché si faccia in maniera dichiarata e alla luce del sole. Nessun problema per gli onesti quindi, anzi.

Nel Regno Unito si interviene perché gli investimenti pubblicitari sulla rete si aggirano intorno al 10%, una cifra considereveole.

LEGGI: Buzz marketing etico, altrimenti multe e prigione.

Published in Varie

11 Comments

  1. Pandemia Pandemia

    Grazie Vincenzo per l’integrazione 🙂

  2. si mi ero informata anch’ io…Pare che in Inghilterra il viral ed il buzz marketing ‘non trasparente’ sia diffuso. Il Guardian, a fine febbraio, pubblicava un articolo nel quale si raccontava di professionisti inseriti tra i tifosi alle partite per promuovere , se ben ricordo, siti di scommesse etc etc. Una settimana dopo o poco più sul sito dello iap inglese la norma… Quello che non ho ben capito, se pur abbia tentanto di informarmi telefonando e mailizzando,è quale sia la situazione in Italia. Un articolo su PMI dice rimanda ad una norma europea approvata anche da noi secondo la quale questa pratica, qualora non trasparente, è punibile con una multa considerevole…Eppure io di tanto in tanto trovo virali non dichiarati nostrani che poi si rivelano portanti di messaggi promozionali

  3. gloriademo gloriademo

    ah buono vedo ora il commento di vincos

  4. In effetti, nel Regno Unito si fa sul serio con la pubblicità online: vale oltre 4 miliardi di euro e supera il 15% del totale. Ma c’è da dire che sono anche in 40 milioni online e ci passano più di 15 ore alla settimana contro le 5 degli italiani

  5. frap1964 frap1964

    @vincos
    Ma veramente nel decreto si cita di continuo la parola ‘professionista’ e il blogger, cui è semmai demandata l’azione di promozione, certamente è altro da questo.
    Il rapporto di comunicazione con il consumatore è indiretto e avviene attraverso figure tipicamente ‘non professionali’.
    Questa normativa non mi pare che compendi il caso di ‘buzz marketing’ occulto. Quella inglese non so, e mi piacerebbe capire chi colpisce esattamente e come (come dimostrano che non è vero che io blogger non sia soddisfatto di un prodotto pur essendomi dichiarato tale?)

  6. Pandemia Pandemia

    Grazie Vincenzo per l’integrazione 🙂

  7. si mi ero informata anch’ io…Pare che in Inghilterra il viral ed il buzz marketing ‘non trasparente’ sia diffuso. Il Guardian, a fine febbraio, pubblicava un articolo nel quale si raccontava di professionisti inseriti tra i tifosi alle partite per promuovere , se ben ricordo, siti di scommesse etc etc. Una settimana dopo o poco più sul sito dello iap inglese la norma… Quello che non ho ben capito, se pur abbia tentanto di informarmi telefonando e mailizzando,è quale sia la situazione in Italia. Un articolo su PMI dice rimanda ad una norma europea approvata anche da noi secondo la quale questa pratica, qualora non trasparente, è punibile con una multa considerevole…Eppure io di tanto in tanto trovo virali non dichiarati nostrani che poi si rivelano portanti di messaggi promozionali

  8. gloriademo gloriademo

    ah buono vedo ora il commento di vincos

  9. In effetti, nel Regno Unito si fa sul serio con la pubblicità online: vale oltre 4 miliardi di euro e supera il 15% del totale. Ma c’è da dire che sono anche in 40 milioni online e ci passano più di 15 ore alla settimana contro le 5 degli italiani

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