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La nuova frontiera del fare impresa

Un mix di fattori, tra i quali Internet non è da trascurare, sta trasformando giorno dopo giorno la nostra società e la nostra economia. Certo, alla provincia dell’Impero (metafora per l’Italia nel mondo globalizzato) tutto si percepisce in modo molto fumoso, ma il cambiamento è in atto e nessuno lo potrà fermare.

Un articolo recentemente pubblicato sul Wall Street Journal lo spiega molto bene: la nuova frontiera dell’America oggi è l’impresa personale, potenziata dalla pervasività della tecnologia e di Internet. A sostegno di questa tesi vengono portati casi concreti, dati statistici, indagini demoscopiche sui giovani americani. Negli USA oggi il posto fisso è visto come il male; in Italia probabilmente siamo ancora lontani da questa percezione, ma ci arriveremo anche noi, piano piano.

Su questo articolo si è innescato un dibattito interessante per cui la nuova frontiera non sarebbe neanche più l’innovazione, ma il controllo sulla propria vita e sulla propria carriera, come mai è successo prima nella storia.

E’ vero? In Europa e in Italia si può dire la stessa cosa? La mia esperienza personale dell’ultimo anno, da consulente freelance a tempo pieno, mi dice che è vero e tutto ciò vale anche per l’Italia. I casi sono pochi, il contesto non aiuta, è difficile emergere, ma la strada che stiamo seguendo è la stessa degli USA. Meno visibile, più stretta forse, ma è la stessa. Come non potrebbe in un mondo globalizzato?

La tua esperienza personale cosa ti suggerisce? Michael Malone, autore del pezzo sul WSJ, è un visionario?

LEGGI: La nuova frontiera USA.

Published in Varie

13 Comments

  1. Caro Luca, sono completamente d’accordo. Non è tutto facile come potrebbe apparire ad alcuni ma io vivo così da un po’ di anni. Il livello di concorrenza comunque è spaventoso. Ciao, Fil.

  2. E’ giustissimo, la vera nuova friontiera è tornare ad essere padroni della propria vita e della propria carriera in toto.

    Come il livello di ricchezza e di povertà ora gli economisti lo calcolano in cultura, ora il nuovo obiettivo è essere padroni del proprio tempo: quando e come lavorare e guadagnare (in modo soddisfacente), riposare, divertirsi.

    Mi piace.

  3. Ci sarebbero molte cose da dire a tal proposito … ho fatto il dipendente di quello che era allora una grane società del pubblico, passando per una società piccola e privata, poi funzionario internazionale per diventare poi Consulente Freelance.

    Dico che per me oggi andare alle dipendenze di qualcuno sarebbe un qualcosa che non riuscirei a gestire mentalmente – devo essere io a decidere il mio destino e non posso lasciarlo a nessun altro (vedendo poi il livello della maggior parte di dirigenti aziendali ed i casini che sono stati combinati negli ultimi anni … beh lascio a te ogni conclusione).

    Certo è che ci sono due considerazioni da fare:

    1. Si lavora da bestia – altro che 8 ore al giorno !!

    2. Non tutti sono portati a fare impresa e non per questo dovrebbero essere trattati come schiavi o visti come esseri inferiori – detto da uno che non è proprio di sinistra la dice lunga …

    Devo concludere che secondo me il modello americano non è un modello da seguire, anche se penso che ci possono essere degli spunti che senz’altro andrebbero presi in considerazione: una nazione che nega il diritto alle cure dei propri cittadini è una nazione che ha perso il senso della realtà.

  4. perfettamente d’accordo! la sfida della nostra generazione deve essere riappropriarci del nostro tempo e della nostra libertà, facendo delle nostre capacità una fonte di reddito ma soprattutto di dignità personale.
    proudly freelance!

  5. Negli USA il tema dell’equilibrio tra vita privata e professionale è piuttosto comune e si mischia a un ambiente dove l’imprenditorialità è supportata e premiata in tutti i modi possibili. Il tema della frontiera è ancorato ancora piuù saldamente nella cultura americana, a partire dal far west, passando per l’avventura spaziale di kennedy etc.

    La novità è che le nuove tecnologie e le nuove imprenditorialità che su queste sono nate ripropongono con forza sempre maggiore e congiuntamente questi temi.
    Da noi l’imprenditorialità è frenata, si scontra con una burocrazia opprimente e un sistema finanziario obsoleta e la frontiera non è mai stata un tema mainstream della nostra cultura.

    La riappropriazione del proprio tempo mi sembra invece la molla che si fa sentire sempre più forte anche da noi, specie tra i giovani e che potrebbe quindi favorire la nascita di nuove posizioni imprenditoriali, con un occhio al balance sheet e uno al proprio tempo e alla propria felicità. Se non ci pensa il vecchiume della nostra economia a farci ricredere…

  6. Sono d’accordo, tanto che ormai da un paio di anni ho intrapreso questa ‘carriera’. Devo però sottolineare come il nostro paese sia terribilmente arretrato dal punto di vista delle nuove tecnologie, delle opportunità e dei nuovi modelli di mercato.

    Triste è considerare come questa arretratezza sia puramente culturale: siamo ai margini e in qualche modo ‘vogliamo rimanerci’.

  7. Stefano Stefano

    Ah, e sono d’accordo con Gianandrea sul ‘metodo’ Tim Ferris .. (il libro può essere interessante ma, insomma, cerchiamo di non prenderlo troppo sul serio)

  8. dopo aver letto ‘4 ore alla settimana’ sto pensando a come applicare lo schema in Italia… è un tarlo che è facile farsi venire in testa, bisogna trovare la soluzione

  9. IMHO che ci siano molti spunti interessanti nel libro di Ferris. La creazione della musa non è una cosa campata in aria. E i mini pensionamenti hanno un senso. Chi non vuole vivere così? Tim ci presenta il suo modello di vita e io sono convinto che sia un modello in qualche modo replicabile in qualsiasi parte del mondo, oggi. Molti lacci e lacciuoli siamo noi per primi a crearceli prima dello Stato o della burocrazia. Iniziamo a pensare con la rete, a sfruttare tutte le sue potenzialità e tutte le potenzialità della globalizzazione e faremo un passo verso ciò che descrive Tim.

  10. Nel mondo utopico in cui ognuno possa essere imprenditore di sé stesso potrebbe darsi che la stessa struttura economica a cui siamo abituati cambi. Nessuno sarà più costretto a lavorare alle dipendenze di qualcun altro ma sarà un collaboratore volontario. Dubito però che sarebbe sostenibile. Ad ogni modo l’argomento mi interessa non poco, mi sa che ordino ‘4 ore la settimana’ 🙂

  11. Io ci sto pensando da diverso tempo, forse perché mi è sempre sembrato assurdo dover lavorare per otto ore al giorno. E’ da un po’ che penso che andremo incontro ad una forma di imprenditoria a basso rischio a larga diffusione: proviamo a pensare a quanta gente riesce già a vivere con ebay. L’Italia certo non è in prima linea ma con la rete la globalizzazione certo è più facile: ci arriveremo anche noi. L’obiettivo NR(neo ricchi) di Tim Ferrsis è alla portata di tutti.

  12. dopo anni di lavoro dipendente e raggiunta la mia bella età, mi sono lanciato in una mia impresa.
    le soddisfazioni sono decisamente diverse, non ultimo, se tutto va bene non fai felice un omino nero che sta a londra o a new york….

    detto questo, vorrei commentare il metodo tim ferriss.
    lo trovo una cosa pazzesca per una serie di motivi:

    – il metodo è propedeutico alla vendita di un libro che a sua volta ci vende un sogno irrealizzabile
    – è una geniale operazione di marketing (questo si) perchè ci prende tutti in giro
    – se hai uno staff che risponde alle mail e ti lascia il solo compito di tenere dei discorsi, capisco come possa funzionare

    ho provato a scrivergli qualche mese fa.
    ho avuto una risposta dopo alcuni giorni, una risposta che sembrava pre confezionata e che mi rimandava al sito e al libro.
    inoltre mi diceva che controllava la posta solo ogni due/quattro giorni e di non offendermi se non avesse risposto.

    provate a farlo con un vostro cliente ed genererete la mia stessa reazione irritata.

  13. Ciao Luca,
    penso che la tendenza sia proprio quella, fare della persona un’impresa. Personalmente sarei incapace, come gli altri, di tornare a lavorare come dipendente, semplicemente non ce la farei – e ho ricevuto interessanti proposte negli ultimi tempi. Mi trovo troppo bene con la mia libertà di movimento (relativa e limitata unicamente dagli impegni di lavoro) per ritrovarmi a dare spiegazioni a destra e manca. Preferisco fare consulenze, eventualmente concedere l’esclusiva – a caro prezzo – se qualcuno mi vuole per sé per un periodo limitato di tempo.

    Il più grande ostacolo, credo, è la insopportabile lentezza della macchina burocratica italiana. Ma anche di tutta la vita quotidiana, in particolare i piccoli gesti che riguardano i cambiamenti: cambiare casa, trasferirsi in un’altra città, chiedere la nuova residenza… le cose più semplici diventano pesanti come un elefante, da gestire con una gru.

    Esattamente un anno fa, Massimo Carraro scriveva su Oh my marketing! un post con consigli per giovani creativi. È decisamente illuminante e riflette il fabbisogno dei giovani (non necessariamente in termini anagrafici) per crescere professionalmente. Leggi qui:

    http://ohmymarketing.wordpress.com/2007/05/12/consigli-inutili-per-giovani-creativi/

    Ci sono anche molti commenti interessanti – anche quello mio, che però non ho riletto e forse riscriverei in modo diverso… Ok, finito lo spazio di autopubblicità, torniamo alla modestia 🙂

    Da notare infine che sebbene la persona diventi più azienda, ora le aziende cercano di far vedere che sono fatte di persone (se non altro per entrare nella conversazione coi clienti). Tutto gira intorno alle persone.

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