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Rai, Nbc, Internet e le Olimpiadi

Le Olimpiadi, nella loro globalità, sono un evento che ben si presta a misurare il diverso consumo di media, in particolare di tv ed Internet, in diverse parti del mondo.

Seppur i dati Rai siano trionfali (e non posso che essere contento del successo dell’iniziativa), se li misuriamo in rapporto ai numeri di NBC vediamo come il divario digitale tra una parte e l’altra dell’oceano sia molto concreto e tangibile. Gli USA sono un mercato che non è direttamente comparabile con l’Italia, ovvio, ma è comunque interessante a mio avviso notare i diversi multipli che esistono tra consumo di televisione e consumo di Internet.

Cominciamo dalla Rai. Secondo il comunicato ufficiale non c’è un dato specifico per le Olimpiadi, ma quello che più ci si avvicina è il risultato della sezione RaiSport che ha totalizzato 34 milioni di pagine e 13,5+1 milioni di streaming video. Un buon risultato in assoluto; niente di eccezionale se paragonato ad altri.

NBC, secondo il New York Times, ha totalizzato 1,2 miliardi di pagine viste e 72 milioni di video streaming. Impressionante come il rapporto Nbc/Rai sia di 5 a 1 per i video e di 35 a 1 per le pagine viste, segno di come l’offerta di contenuti prodotti per il web sia stata per la Rai misera. In assenza di una complementarietà tra news e video online, il pubblico (me compreso) si è concentrato sui video, esclusiva Rai tra l’altro. Il successo dell’evento spero convinca i dirigenti Rai ad investire di più sul web, fin dai prossimi eventi sportivi nazionali.

Anche in un mercato stratosferico come gli USA, Nbc ha ottenuto risultati modesti sul web rispetto alla tv. L’evento televisivo ha calamitato in tutto il periodo dei Giochi un pubblico record di 214 milioni di telespettatori: il sito web si è fermato a 4,3 milioni di utenti unici al giorno. Una stima non ufficiale, inoltre, dei ricavi da spot video online si ferma a 5,75 milioni di dollari, briciole se paragonati al miliardo di dollari di ricavi per gli spot televisivi.

Ciliegina sulla torta i dati sugli accessi del sito ufficiale delle Olimpiadi di Pechino 2008 in lingua inglese: dagli USA una media di mezzo milioni di utenti al giorno, dall’Italia solo 12.200. Un dato che la dice lunga sulla confidenza degli Italiani con l’inglese, a mio avviso. La Spagna ha viaggiato a 29.000 al giorno e la Germania a 24.000, più del doppio senza avere il doppio di utenti online.

Ultima considerazione la disponibilità di dati. Negli USA Nielsen ha un blog dove comunica giornalmente i programmi di maggiore ascolto e tanti altri dati utili a capire quali sono i siti o gli argomenti sui quali converge la maggiore attenzione del pubblico. In Italia gli stessi dati sono raccolti da Auditel per la tv e da Nielsen per il web e altri mercati ma non vengono divulgati. I dati tv sono accessibili solo ai clienti di Auditel, che si preoccupano di far filtrare i dati che portano farina al proprio mulino, come il caso di Rai e Mediaset. I dati web sono pubblicati da Nielsen ogni mese e in occasioni particolari. Senza numeri e dati è difficile percepire la realtà e discuterne pubblicamente. Un peccato con gravi conseguenze, soprattutto per chi studia questi fenomeni, purtroppo.

Published in Media & Social media Varie

6 Comments

  1. Bella analisi.
    Ci sono diversi spunti di riflessione…

    Grazie!

  2. Ciao Luca,
    ho letto il tuo interessante articolo e vorrei aggiungere un paio di considerazioni personali sull’evento web gestito da RAI.
    in prima analisi, una chicca derivante dal fatto che se vai sul sito ufficiale cinese, e provi a selezionare l’italia nell’elenco dei paesi, il link eera (ed è tutt’ora errato). Ho segnalato tramite il blog l’errore ma nessuno è riuscito a risolverlo.
    La seconda analisi riguarda proprio l’uso del blog: 7 commenti durante tutti i giochi olimpici, conditi da una media di 200 commenti, al 75% negativi ed alcuni al limite dell’offensivo.
    come mai?
    Probabilmente il balzello del canone è un argomento sempre scottante, e nei commenti appariva evidente.
    una gestione cosi del blog ha poco senso.
    sul discorso dello streaming, beh, devo dire che è stato assolutamente sottovalutato, io stesso non sono riuscito ad usufruire del servizio live per molte volte, diciamo che per un 60% non sono riuscito a vedere nulla.
    i numeri che hai scritto sono sicuramente meritevoli di approfondimenti, ma da soli dicono poco; la ‘cultura’ del web inteso come strumento di informazione è ancora troppo legato ad ua cultura retrodatata, molto TVcentrica.
    La metodologia di diffusione dei dati di ascolto é un esempio.
    Speriamo che, anche con gli esperimenti di giornalismo partecipativo che porti, si aprano nuove strade, cambi un po’ la mente e le persone che ora cercano di sovrastare e dominare il potere dell’informazione.

    ciao!
    Andrea

  3. E comunque, le Olimpiadi hanno segnato la netta sconfitta dei quotidiani cartacei: per via del fuso orario, erano sempre in ritardo sulla notizia. Invece, con Internet, potevi ragionare bene su un testo aggiornatissimo.

  4. Bella analisi.
    Ci sono diversi spunti di riflessione…

    Grazie!

  5. Ciao Luca,
    ho letto il tuo interessante articolo e vorrei aggiungere un paio di considerazioni personali sull’evento web gestito da RAI.
    in prima analisi, una chicca derivante dal fatto che se vai sul sito ufficiale cinese, e provi a selezionare l’italia nell’elenco dei paesi, il link eera (ed è tutt’ora errato). Ho segnalato tramite il blog l’errore ma nessuno è riuscito a risolverlo.
    La seconda analisi riguarda proprio l’uso del blog: 7 commenti durante tutti i giochi olimpici, conditi da una media di 200 commenti, al 75% negativi ed alcuni al limite dell’offensivo.
    come mai?
    Probabilmente il balzello del canone è un argomento sempre scottante, e nei commenti appariva evidente.
    una gestione cosi del blog ha poco senso.
    sul discorso dello streaming, beh, devo dire che è stato assolutamente sottovalutato, io stesso non sono riuscito ad usufruire del servizio live per molte volte, diciamo che per un 60% non sono riuscito a vedere nulla.
    i numeri che hai scritto sono sicuramente meritevoli di approfondimenti, ma da soli dicono poco; la ‘cultura’ del web inteso come strumento di informazione è ancora troppo legato ad ua cultura retrodatata, molto TVcentrica.
    La metodologia di diffusione dei dati di ascolto é un esempio.
    Speriamo che, anche con gli esperimenti di giornalismo partecipativo che porti, si aprano nuove strade, cambi un po’ la mente e le persone che ora cercano di sovrastare e dominare il potere dell’informazione.

    ciao!
    Andrea

  6. E comunque, le Olimpiadi hanno segnato la netta sconfitta dei quotidiani cartacei: per via del fuso orario, erano sempre in ritardo sulla notizia. Invece, con Internet, potevi ragionare bene su un testo aggiornatissimo.

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