Tempo fa avevo parlato del progetto 22@Barcellona. Ieri mi arriva una segnalazione di Berlin Partner. In entrambi i casi si tratta di progetti che puntano ad attrarre investimenti, agevolando la vita a startup e imprese che vogliono creare un business internazionale, insediato in Europa ma con ambizioni globali.
Nel Regno Unito poi il Governo affida ad una organizzazione privata dei fondi per promuovere iniziative volte all’internazionalizzazione delle imprese. Una di queste è Digital Mission, una missione di una settimana in cui 20 startup inglesi potranno andare a New York e farsi le ossa con incontri, formazione e la partecipazione all’evento Web 2.0 Expo.
In Italia cosa si muove? In queste ore si dibatte del salvataggio della decotta Alitalia, con un intervento pubblico ovviamente. Per l’innovazione e il futuro vero quali sono gli investimenti reali?
Mi viene in mente il VegaPark e il Metadistretto Digitale del Veneto. C’è anche TOP-IX e Piemonte Tech. Sono sicuro ci siano altri esempi che mi sfuggono, almeno a livello regionale: se li conosci, aggiungili nei commenti.
D’accordo, scordiamoci magari una Silicon Valley Europea. Però alcune iniziative ci sono. L’incubatore (‘Acceleratore’) di Imprese del Politecnico di Milano ha dato i suoi frutti (compresi brevetti internazionali di altissimo livello).
Non è la stessa cosa di un distretto industriale incentivato, ma con i vincoli che Luca (ehm, l’altro luca) cita, in qualche modo si può provare a sopravvivere.
Uno degli esempi che mi piacerebbe portare alla vostra attenzione, e che solo per scarsissima visione dei governantio non è decollato, è quello di Catania.
La concomitante presenza di STM, Nokia, IBM etc, insieme ad un’ottima facoltà di Ingegneria, ai finanziamenti per l’imprenditoria giovanile ed al prestito d’onore, avevano reso l’Etna Valley effettivamente un’ottima candidata. Peccato che tutto si sia bruciato…
Per cosa? Non lo so, esattamente, ma qualcuno provò a spiegarmi che gli imprenditori ed investitori non riuscirono a…ehm…mettersi d’accordo coi governanti locali.
Storie Italiane, purtroppo.
Luca, mi spiace deluderti ma credo che la Silicon Valley europea non esista e mai esistera’.
Possiamo parlare di distretti digitali, di aggregazioni di aziende nel campo dell’hi-tech, ma la Silicon Valley e’ caratterizzata da un insieme di ingredienti, purtroppo non presenti nelle realta’ che tu citi (e nemmeno in altre):
1) in Silicon Valley gli studenti che si stanno per laureare stanno gia’ pensando a quale sara’ la propria startup, da noi pensano al posto fisso
2) in Silicon Valley c’e’ una strada, Sand Hill Road, dove ci sono centinaia di Venture Capital pronti ad incontrare giovani intraprendenti e con una spiccata tendenza ad investire sui giovani talenti e sulle buone idee… mmm, da noi??? Questo e’ un punto dolente… si i VC in europa ci sono, ma l’approccio e’ radicalmente diverso (e in Italia non ne parliamo…)
3) da noi gli eventi di ‘networking’ sono un’eccezione, li sono la regola, giornalmente. Sono fondamentali per fare gruppo, conoscere gente e far avviare nuove opportunita’… da noi???
4) le persone in Silicon Valley sono mobili e le aziende possono cambiare personale in base alle esigenze contingenti… e comunque non c’e’ sicuramente il problema di stare a spasso… mmm, penso all’Articolo 18 e al parassitismo di cui ahime’ siamo afflitti… non per fare di tutta l’erba un fascio, ma purtroppo ci manca molto il concetto di ‘flessibilita”.
Potrei andare avanti… Insomma, Silicon Valley non vuole dire solo aggregazione di aziende tecnologiche, ma e’ uno status mentale di chi la vive, e’ una zona del mondo a mio parere inimitabile da tutti i punti di vista. Siamo, purtroppo, lontani anni luce… anche se la speranza e’ l’ultima a morire 🙂
Luca, my 2 cents 🙂
Ciao
Luca
Ci sarebbe (avrebbe potuto esserci?) anche l’IIT di Genova, se non fosse un progetto dove arrivano sì moltissimi soldi, ma vengono diretti a due-tre attività nel campo della bioingegneria e della medicina. Ci voleva qualcosa di più per fare il MIT italiano.
In Veneto ci sta provando coraggiosamente H-Farm (www.h-farm.it), e alcune buone realizzazioni stanno uscendo dal cilindro.
io voto per la svedese kista
http://en.wikipedia.org/wiki/Kista
Sì, Luca, il titolo voleva essere provocatorio 🙂
Sono convinto poi che l’Europa, per questa e altre cose, debba trovare la propria strada e non scimmiottare gli USA, come sta facendo la Cina del resto…
mah ci sono i russi che vengono su alla grande. poi gli estoni se non erro. insomma è da quelle parti il trend mi pare.
Non sarà certo una silicon valley, ma mi pare che Sardegna Ricerche http://www.sardegnaricerche.it stia facendo grandi cose ultimamente.
Ci sono molti progetti interessanti in ballo, e tanti bandi di finanziamento per imprese tecnologicamente innovative.
Ottimo post, e ottimi commenti finora.
I miei due centesimi:
1) La Silicon Valley è unica, ma esistono anche altri distretti importantissimi negli USA, come l’area di Seattle-Portland e la zona del MIT di Boston. Inoltre, una parte sempre più consistente delle attività viene ormai svolta online, e la collocazione geografica sta lentamente, ma inesorabilmente, perdendo importanza.
2) In Europa esistono centinaia di aggregatori (science parks, innovation parks, incubatori, acceleratori, trattori e supercazzole), ma nessuno è minimamente paragonabile alla Silicon Valley. Tuttavia, messi insieme, si stanno via via facendo strada nel panorama mondiale.
3) Quello che manca veramente in Europa è una de-burocratizzazione, e un abbattimento delle barriere tra stati; in USA, se hai una Inc. in Colorado e ti serve un Venture Capital californiano, non hai barriere. In Europa, se hai una azienda italiana e un VC inglese, è un casino.
4) Purtroppo è vero, la mentalità è completamente diversa: in USA, tutti pensano alla startup… Ma non dimentichiamoci che lì una startup:
a- costa poco crearla;
b- riesce a ottenere VC con enorme facilità, rispetto all’EU;
c- costa poco chiuderla;
d- è ‘ottimista’ (nel senso che: chi ci lavora, o chi ci interagisce, parte con la convinzione che forse può funzionare; in Europa, se hai una startup tutti pensano che fallirai).
5) Abbiamo paura di rischiare, negli USA ne hanno di meno. Se dico a cento persone: abbandona il tuo lavoro, crea la tua startup e prova a diventare ricco, 100 su 100 mi dicono che sono matto. In parte hanno ragione, in parte è solo inerzia e immobilismo.
Comunque, per concludere, mi piacerebbe molto essere messo in contatto con qualsiasi tipo di realtà ‘innovativa’, in Italia e all’estero, per motivi di business (lavoro per Amazon Web Services). Quello che nel mio piccolo sto cercando di fare è dare una marcia in più alle aziende che credono nell’innovazione. Se avete co
Ah Luca, dimenticavo la mia ormai famosa battuta:
‘Senigallia sarà la nuova Silicon Valley Europea!’
🙂
Luca, mi spiace deluderti ma credo che la Silicon Valley europea non esista e mai esistera’.
Possiamo parlare di distretti digitali, di aggregazioni di aziende nel campo dell’hi-tech, ma la Silicon Valley e’ caratterizzata da un insieme di ingredienti, purtroppo non presenti nelle realta’ che tu citi (e nemmeno in altre):
1) in Silicon Valley gli studenti che si stanno per laureare stanno gia’ pensando a quale sara’ la propria startup, da noi pensano al posto fisso
2) in Silicon Valley c’e’ una strada, Sand Hill Road, dove ci sono centinaia di Venture Capital pronti ad incontrare giovani intraprendenti e con una spiccata tendenza ad investire sui giovani talenti e sulle buone idee… mmm, da noi??? Questo e’ un punto dolente… si i VC in europa ci sono, ma l’approccio e’ radicalmente diverso (e in Italia non ne parliamo…)
3) da noi gli eventi di ‘networking’ sono un’eccezione, li sono la regola, giornalmente. Sono fondamentali per fare gruppo, conoscere gente e far avviare nuove opportunita’… da noi???
4) le persone in Silicon Valley sono mobili e le aziende possono cambiare personale in base alle esigenze contingenti… e comunque non c’e’ sicuramente il problema di stare a spasso… mmm, penso all’Articolo 18 e al parassitismo di cui ahime’ siamo afflitti… non per fare di tutta l’erba un fascio, ma purtroppo ci manca molto il concetto di ‘flessibilita”.
Potrei andare avanti… Insomma, Silicon Valley non vuole dire solo aggregazione di aziende tecnologiche, ma e’ uno status mentale di chi la vive, e’ una zona del mondo a mio parere inimitabile da tutti i punti di vista. Siamo, purtroppo, lontani anni luce… anche se la speranza e’ l’ultima a morire 🙂
Luca, my 2 cents 🙂
Ciao
Luca
D’accordo, scordiamoci magari una Silicon Valley Europea. Però alcune iniziative ci sono. L’incubatore (‘Acceleratore’) di Imprese del Politecnico di Milano ha dato i suoi frutti (compresi brevetti internazionali di altissimo livello).
Non è la stessa cosa di un distretto industriale incentivato, ma con i vincoli che Luca (ehm, l’altro luca) cita, in qualche modo si può provare a sopravvivere.
Uno degli esempi che mi piacerebbe portare alla vostra attenzione, e che solo per scarsissima visione dei governantio non è decollato, è quello di Catania.
La concomitante presenza di STM, Nokia, IBM etc, insieme ad un’ottima facoltà di Ingegneria, ai finanziamenti per l’imprenditoria giovanile ed al prestito d’onore, avevano reso l’Etna Valley effettivamente un’ottima candidata. Peccato che tutto si sia bruciato…
Per cosa? Non lo so, esattamente, ma qualcuno provò a spiegarmi che gli imprenditori ed investitori non riuscirono a…ehm…mettersi d’accordo coi governanti locali.
Storie Italiane, purtroppo.
Ci sarebbe (avrebbe potuto esserci?) anche l’IIT di Genova, se non fosse un progetto dove arrivano sì moltissimi soldi, ma vengono diretti a due-tre attività nel campo della bioingegneria e della medicina. Ci voleva qualcosa di più per fare il MIT italiano.
Sì, Luca, il titolo voleva essere provocatorio 🙂
Sono convinto poi che l’Europa, per questa e altre cose, debba trovare la propria strada e non scimmiottare gli USA, come sta facendo la Cina del resto…
In Veneto ci sta provando coraggiosamente H-Farm (www.h-farm.it), e alcune buone realizzazioni stanno uscendo dal cilindro.
mah ci sono i russi che vengono su alla grande. poi gli estoni se non erro. insomma è da quelle parti il trend mi pare.
Non sarà certo una silicon valley, ma mi pare che Sardegna Ricerche http://www.sardegnaricerche.it stia facendo grandi cose ultimamente.
Ci sono molti progetti interessanti in ballo, e tanti bandi di finanziamento per imprese tecnologicamente innovative.
io voto per la svedese kista
http://en.wikipedia.org/wiki/Kista
Ottimo post, e ottimi commenti finora.
I miei due centesimi:
1) La Silicon Valley è unica, ma esistono anche altri distretti importantissimi negli USA, come l’area di Seattle-Portland e la zona del MIT di Boston. Inoltre, una parte sempre più consistente delle attività viene ormai svolta online, e la collocazione geografica sta lentamente, ma inesorabilmente, perdendo importanza.
2) In Europa esistono centinaia di aggregatori (science parks, innovation parks, incubatori, acceleratori, trattori e supercazzole), ma nessuno è minimamente paragonabile alla Silicon Valley. Tuttavia, messi insieme, si stanno via via facendo strada nel panorama mondiale.
3) Quello che manca veramente in Europa è una de-burocratizzazione, e un abbattimento delle barriere tra stati; in USA, se hai una Inc. in Colorado e ti serve un Venture Capital californiano, non hai barriere. In Europa, se hai una azienda italiana e un VC inglese, è un casino.
4) Purtroppo è vero, la mentalità è completamente diversa: in USA, tutti pensano alla startup… Ma non dimentichiamoci che lì una startup:
a- costa poco crearla;
b- riesce a ottenere VC con enorme facilità, rispetto all’EU;
c- costa poco chiuderla;
d- è ‘ottimista’ (nel senso che: chi ci lavora, o chi ci interagisce, parte con la convinzione che forse può funzionare; in Europa, se hai una startup tutti pensano che fallirai).
5) Abbiamo paura di rischiare, negli USA ne hanno di meno. Se dico a cento persone: abbandona il tuo lavoro, crea la tua startup e prova a diventare ricco, 100 su 100 mi dicono che sono matto. In parte hanno ragione, in parte è solo inerzia e immobilismo.
Comunque, per concludere, mi piacerebbe molto essere messo in contatto con qualsiasi tipo di realtà ‘innovativa’, in Italia e all’estero, per motivi di business (lavoro per Amazon Web Services). Quello che nel mio piccolo sto cercando di fare è dare una marcia in più alle aziende che credono nell’innovazione. Se avete co
Ah Luca, dimenticavo la mia ormai famosa battuta:
‘Senigallia sarà la nuova Silicon Valley Europea!’
🙂