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Cosa succede al tuo profilo Facebook quando muori?

Chiunque pubblichi contenuti in rete dovrebbe porsi prima o poi il problema, ma come per la morte tendiamo a rimuovere e a non volerci pensare. Chi fine fanno i nostri contenuti quando non ci siamo più? Chi li gestisce? Meglio restino online a parlare di noi o meglio rimuoverli? Chi li controlla?

Facebook, con 850 milioni di utenti, ha da tempo pensato a questa situazione e ha introdotto alcune regole per intervenire.

Commemorazione

Il profilo personale di una persona scomparsa può essere cristallizzato in una condizione di commemorazione. Una sorta di pagina memoriale in cui Facebook sa che la persona è morta e quindi si comporta di conseguenza nell’impedire che il sistema stimoli gli amici a contattarla a partecipare. Solo gli amici e i familiari possono scrivere sulla bacheca e nessuno potrà più entrare con il nome utente e password di quell’utente.

Per attivare questa funzione Facebook deve avere la prova che l’utente è deceduto. La procedura è illustrata nella pagina dedicata.

Cancellazione

I familiari possono richiedere la cancellazione del profilo, a patto che mandino a Facebook documenti relativi. In questa forma il profilo diventa inaccessibile per tutti, per sempre. Sparisce una volta per tutte. Anche per questo c’è una procedura dedicata.

Recupero dei dati

Tutti i servizi web normalmente prevedono che nessuno può accedere ai dati di un utente morto, per una ragione di privacy. Per evitare cause civili Facebook prevede due possibilità per liberare i contenuti di un utente da questo vincolo. Il primo è l’autorità giudiziaria. Se c’è un giudice che chiede l’accesso, Facebook accetta. L’unica altra alternativa è lasciare un documento scritto in cui si chiede a Facebook di permettere alla famiglia di scaricare i dati del proprio profilo. Se questa è la tua intenzione, è bene pensarci fin da subito. Non si sa mai nella vita.

A tal proposito consiglio The Digital Afterlife, libro che spiega bene perché e come gestire le nostre attività digitali, perché le nostre volontà siano rispettate dopo la nostra morte e il blog relativo, da cui ho tratto spunto per questo post.

Sullo stesso argomento invito anche ad ascoltare Piergiorgio degli Esposti che ha studiato il fenomeno dei profili social delle persone scomparse e ne parla brevemente nel video a seguire.

Published in Formazione permanente Lavora meglio Web & Tech

3 Comments

  1. Circa il video e la definizione del profilo “zombi”, mi piace ricordare che un malato terminale non è un morto.
    Ciò precisato, grazie per la Tua analisi.
    Andrea

Comments are closed.